Preparo in fretta le valigie
spegnendo circuiti di pensieri
in un confortante dormiveglia.
Qualcosa dai cassetti piange
luride squame di quella miseria
che dovrei lasciare indietro
- invece di nettarla con sussiego -
I fazzoletti sono rimasti bianchi
per quanto nera e densa
è la fuliggine posata sui camini.
Conservo bene la memoria
contro ogni debole intenzione
a traguardare altri obiettivi
- in molteplici incoerenti direzioni -
Scegliere un’altra dimora
è la più semplice delle imprese
- tra quelle celebrate nella gloria
di quest’atavica indolenza -
Eppure in qualche modo
c’è della devozione
se quasi mi stupisco
al muovere del passo
di un piede dietro l’altro
- al ritmo del rintocco
di un pendolo di Newton -
Ma ormai son qui che parto
e leggi fisiche non seguo:
sfreccio dai finestrini in corsa
come un proiettile di piombo
che sull’acciaio detona
e sulla gomma rimbalza.
E’ la latenza del sistema
a trasformare il ritmo lento
da adagio a moderato
e in allegretto si sublima
accelerando la partenza.