I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Asfalto e nebbia
In questa lunga notte asfalto e nebbia sono muri di piombo su cui rimbalzano le voci e pesano i pensieri. Come un’invisibile pressa sfidano le umane forze trasformando il fervore in consapevole coraggio. Dal buio del disincanto emerge una luce nuova negli abbaglianti fari della resistenza ed è sincera fede che rinasce dalle spoglie di una speranza tradita.
Id: 23549 Data: 18/12/2013 14:12:32
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L’ago della bilancia
Pesa di più la rabbia o la disperazione? La bilancia si affretti a ritrovare presto un valore per la tara: non c’è confine tra l’ago e la sua scala graduata. E’ un paradosso ponderale che rende vana qualsiasi prova di misurazione. Solo lo sguardo empirico provi a valutarne la distanza nel suo limite stretto tra lacrime implose e volontà di resistenza che non conosce rassegnazione.
Id: 23548 Data: 18/12/2013 13:46:15
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Petruska
Continua a blaterare, mio vecchio Ciarlatano. Il truciolo di legno è ormai consunto ma il burattino è ancora in piedi benché non abbia voglia di ballare. Dietro il sipario marciscono vecchie angherie mentre si consumano nuovi misfatti e piove, piove incessantemente, polvere di segatura sul palco. Quando si svelerà l’inganno non sarà un’illusione per gli occhi e per la mente: fiocchi di neve nella notte risveglieranno il lungo sonno di spettatori e marionette.
Id: 23405 Data: 06/12/2013 16:48:48
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Rondini
Forse mi sfiorerà i capelli forse attraverserà quell’arco che si restringe sempre più tra i due pilastri delle anche fino a ingoiarne il vuoto. Forse si poggerà sulla spalla perché di tanto in tanto lo ascolti o forse piegherà i miei ginocchi all’obbedienza a un dovere scambiato per perdono. Quello che di certo posso dire è che le rondini sul tetto da tempo hanno fatto il loro nido ferite e incapaci di migrare nelle primavere ormai finite.
Id: 23379 Data: 04/12/2013 14:21:16
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Rebetiko
Di notte è più leggero il suo respiro, l’eco delle preghiere si leva in alto e sull’asfalto si stende inerme l’ombra delle inquietudini. Il silenzio, discreto, si nasconde nelle pieghe sottili dei pensieri e nelle tasche vuote di uomini comuni, eretici, saggi, poeti, e nell’ascolto di una musica ribelle che risuona dall’ultima taverna.
Id: 23377 Data: 04/12/2013 12:18:34
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Un altare
E lo stupore superò quell’attimo di esitazione tra il sopracciglio e il mento con uno scatto da campione. Si fece strada nella gola e giù per lo stomaco fino all’addome ove si acquattò esanime cullato da nuovi umori. Onde sinuose lo ridestarono dal momentaneo stordimento stemperando il pudore nell’ardimento del cuore. E furono lingue di fuoco e un tintinnio di campanelli a celebrare il rito d’amore sull’altare dell’innocenza.
Id: 23353 Data: 02/12/2013 19:00:13
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Va’ dove ti porta il cuore
Eppure la stringevo tra le dita, ne ho perso solo un lembo ma tanto mi è bastato. Vola tra asfalto e grattacieli, di tanto in tanto fa per posarsi su basolati di piazze vuote e di chiese senza campanili. Preferisce il moto perpetuo a effetto vorticoso e turbolento, cambiare forma e contenuto per riconoscersi nel niente. Mi sono arresa all'evidenza di non poterla riacciuffare, sarà pure questione di pazienza ma sono stanca di aspettare.
Id: 23079 Data: 12/11/2013 12:44:51
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Delirio nichilista
Mi scalderò le mani tra le ginocchia gonfie e correrò senza fermarmi in questa notte buia per riprendermi la luna. E’ lì che aspetta d’essere trovata nascosta in una nebulosa planetaria sepolta sotto i detriti di una stella che non sa più indicare direzioni. Intorno a lei piangono le sorelle tutte inguantate come a un matrimonio aspettano da secoli lo sposo che vaga nel cielo in cerca del perdono. Il mio vestito non è di cerimonia - fatto di garza e giunco il suo tessuto - al sole presto si scolora. Divento sposa anch’io al mattino ma sul calar del sole torno soldato e imbraccio il mio fucile per colpire il centro esatto del bersaglio di quello che è principio e fine.
Id: 23011 Data: 06/11/2013 18:28:36
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Tutti nella tana
Persino il cane ha perso il fiuto in questa trappola mortale dove gli odori sono oltre il limite dei recinti invisibili e noi siamo al di qua a pascolare. Seguendo le orme dei cacciatori confuse sensazioni di pericolo annebbiano la vista e intorpidiscono le mani e la tana resta l’unica salvezza. Nel buio della notte occhi incrociano altri occhi senza distinguere il colore lupi e agnelli prede e predatori e non sempre si riconoscono.
Id: 21306 Data: 10/07/2013 14:28:07
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Autolesionismo
Il condividere con te un solo frammento di vita tra quelli che il destino presta è un debito che pesa nel cuore: nascono qui i mostri nella testa! L’immensa gioia che mi dai è un immeritato dono a scadenza ed io faccio la conta di quel che resta. La felicità è un vuoto a rendere in questa landa desolata e ad ogni bivio si nasconde un esattore. Ma basta, basta col languore accetta di buon grado ciò che viene e assorbi la luce del giorno per restituirla di notte, come i fiori. Impara a sorridere al cieco e affida il tuo canto al sordo così che nessuno faccia da specchio a quel fantasma dell’anima testimone di un reato mai commesso.
Id: 21287 Data: 09/07/2013 17:35:14
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Confessioni
Mi dicevano del Cristo risorto e la mia logica non cedeva alla fede. Raccontavano di miracoli e prodigi ed era la fantasia a compiacersene. Ora che il cielo non risponde vorrei volare come un’aquila reale sulla cima più alta del monte per offrire la mia vista acuta in cambio di un nuovo paio d’ali.
Id: 21285 Data: 09/07/2013 14:47:30
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Interferenze
Ho respirato a lungo il tuo respiro come riserva d’aria per i momenti di asfissia o come rivolo di vento che aliti propizio sulle ali negli esercizi di volo dai dirupi. Ho conservato con cura ogni parola sussurrata e stretto in un abbraccio la distanza dei nostri desideri per riavvolgerli in chilometri di pieghe da tagliare. Ora che tutto è fermo voci confuse in onde radio riempiono la bolla del silenzio ma senza chiave d’accesso non c’è rivelazione di senso né percezione di significato.
Id: 21264 Data: 08/07/2013 12:52:31
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Miracolosa medicina
Bevila calda non è lo stesso se aspetti che le labbra siano pronte alla bevanda amara. E a fiato corto trattienine il sapore -un lungo respiro svilisce il risultato- Mandala giù come viene con le papille in fiamme e l’ugola che grida di dolore. L’anima te ne sarà grata e attiverà le sue difese naturali: dall’incendio si leverà il fumo nero del cibo masticato e a lungo trattenuto e come un bolo isterico e malato il nodo di intricati sentimenti scioglierà le sue cime per liberare nuove ali.
Id: 21097 Data: 26/06/2013 15:19:06
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Maturità
Mi sono persa tra sogni astrali e processi in contumacia. Spietata con me stessa anche quando l’assenza regalava vie di uscita. Mi sono ritrovata assolta in un abbraccio nuovo tra il desiderio di un eccesso e l’abbandono a un nuovo gioco.
Id: 20899 Data: 11/06/2013 20:51:41
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Visioni nascoste
E’ facile perdere la penna in questo inchiostro nero e vederla inabissarsi senza poter fare nulla. Ai lati dell’oceano isole felici occhieggiano ma una maledetta nebbia ne nasconde la vista. Se l’occhio si posasse sui mulinelli d’acqua scorgeremmo la vita nel torbido marciume. Ma per non annegare continuiamo a nuotare fino allo sfinimento delle braccia. Quando torniamo a terra ci rivestiamo dei soliti panni affondando i calcagni nelle sabbie mobili.
Id: 20877 Data: 10/06/2013 19:37:50
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Prospettive
Te ne sei andata con le scarpe vecchie e la sottana lunga cinquanta metri. Ti sei girata una volta sola e con le lacrime agli occhi e lo sguardo fiero hai sbattuto la porta. Hai conquistato un angolo di campo e prospettiva ma se ti muovi sempre finirai per perdere l’assetto. Vedi di non tornare indietro per nessun motivo o pretesto: il cielo risplende di stelle la notte e tu hai un telescopio d'eccezione.
Id: 20827 Data: 07/06/2013 12:45:06
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Con tutta la mia innocenza
Chi sei tu che tocchi la mia mano quando i minuti esplodono e schegge impazzite straziano l’anima in un martirio senza fine?
Sei un dio clemente pronto a sorreggere il peso del mondo nel momento del bisogno o attendi che sconti la pena per un peccato mai commesso?
Un bimbo appena nato è un angelo del cielo nasce senza peccato. Perché segnare la mia vita come una spada incauta che affonda nella carne?
Tu parli d’amore ma io non ti sento ho orecchie solo per il tormento delle preghiere vane di una madre affranta.
Dovrai accettare una misericordia che non conosce perdono. Crescerò nella mia luce e i miei lamenti ingoieranno il tuo oscuro silenzio.
Id: 20815 Data: 06/06/2013 13:28:01
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Amori in bilico
Tra l’odore di ferro e il sapore di polvere resta sospeso il mio pensiero mentre lo sguardo vaga dal marciapiede al binario. Ti vedo appena oltre la fitta rete che confina il corpicino in poco più di una piega. Piccola creatura del cielo mestamente mi chiedo come può la tua anima sfidare le leggi della natura nel cercare un angolo per la tua dolce alcova. Nell’intreccio di piume -in bilico tra il muro e le spine- riconosco un abbraccio d’amore e nell’imbeccare di un seme la tua sposa -oltre il limite del possibile- l’affermarsi della vita sull’inutile tentativo di negarla.
Id: 20795 Data: 04/06/2013 14:00:18
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Basterebbe un fiore
E nel mio passo lento all’improvviso accade: una visione capovolta dove l’angolo giro si dilata esplodendo i suoi radianti. Tra un piede e l’altro mille altri uguali corrono intrepidi o malfermi leggeri o pesanti, senza mai incontrarsi. Dovrei inciampare ancora su quel fiore per costringermi a una sosta ed ascoltare tra i suoi petali il suono di altri respiri, nelle infinite vibrazioni. Durerebbe un battito d’ali e tutto tornerebbe nella categoria visibile di una sola dimensione. Se troppo indugio c’è un’altra me che parte e non mi aspetta ma se mi affanno a prenderle la coda aumenta la distanza tra quel che sono ora e quella che sarò un attimo dopo.
Id: 20782 Data: 03/06/2013 00:39:39
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Potrei dire
Che tutto nasce cresce muore e poi svanisce è legge universale. Non posso dire con certezza se l’anima resta o migra o presto si ridesta. Nella mia testa è una lama di luce fugace ed improvvisa a suggerire un punto di vista: siamo una cosa sola - è vero - noi con l’universo ma ha forse un senso in questa lunga notte di martirio rivendicare un diritto di sopravvivenza?
Id: 20744 Data: 30/05/2013 18:44:36
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Eterna lotta
Quando ti vedo accesa un’inquietudine mi coglie e nell’estremo tentativo di difesa mi acquatto come posso nel cono d’ombra della tua orbita. E' sorgente di fuochi fatui fulminea e menzognera incerta e transitoria un faro che illumina la scena fino all’inevitabile abbaglio. E ascolto una debole voce emergere dal nascondiglio e interrompere il sospiro per lambire come un’onda le secche del pensiero. A quell'attimo di silenzio il senso di pace che segue è prova e testamento di una sudditanza evitata dichiarazione di non belligeranza ma senza alcun atto di sottomissione.
Id: 20700 Data: 27/05/2013 17:45:36
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Un incontro
Se è vero dopotutto che in ogni vibrazione giace un futuro immobile imprigionato nel suo sonno, è stato allora che l’ho ridestato. Un battito d’ali di farfalla e un soffio appena sussurrato bastò per invertire l’orbita del tuo viaggio nell’ignoto -così vicino al mio eppur così lontano. Sfidare regole imposte dalla mente/sentinella e dilatare la trama del tempo con due dita nella maglia fu un gioco a rischio di caduta. Valse seguire il segno di una stella più di qualsiasi monito della ragione -a volte è solo un incrociare di sguardi e di pensieri- e scegliere una mano tra le tante nel mucchio delle anime gemelle. Poi è una questione di equilibrio restare coi piedi saldi a terra e camminare insieme ognuno entro la propria linea di libera espansione e non guardarsi indietro assecondando il magnetismo.
Id: 20288 Data: 04/05/2013 12:18:16
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Anima
E’ come spegnere una candela accesa coi polpastrelli delle dita: un unico gesto deciso che toglie aria alla fiamma e calore allo stoppino. Muore così il pensiero stordito dal fumo d'incenso le verdi spoglie distese nella tenda del guerriero arreso a un ignoto delirio. Non un frammento resta della sua incerta vita: nel vuoto che si crea la cera evapora e la fuliggine sfuma. Una vocina nuova chiama da dentro, si agita e si ridesta. Come un neonato reclama cura ed attenzione sul mistero della vita e come un vecchio saggio invita a rinnovarne lo stupore.
Id: 19875 Data: 04/04/2013 13:37:18
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Non sento niente
Più nessun sentimento. Un braciere nel petto - ormai spento - ed in testa solo trucioli sparsi come monadi orfane o molecole senza legami.
Non sento più niente. Latito in questo vuoto di detto e non detto e una spugna invisibile avviluppa le dita cancellando i graffiti dai muri - del suono e del canto -
E’ morto il serpente. Il nemico temuto che ha morso il mio cuore ora giace per terra: non solletica più l’ombelico e la coda mozzata si muove al di fuori di me senza più nutrimento.
Preferisco la morte a quel niente che offende la vita alla ruspa che estirpa radici e sotterra memoria. Siamo uomini nati da un dio - per quanto lontano - ma viviamo da replicanti.
Id: 19481 Data: 07/03/2013 20:26:10
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Pantagenesi
E’ un gioco a nascondersi ad ogni giro c’è qualcuno che sbuca dalla tana e resta nel buio chi perde e fa la conta. Di rado capita che si trasformi in una caccia collettiva dove il tesoro in palio è un dono offerto da chi prima arriva. Può essere un pensiero che affiora tra i ricordi per diventare patrimonio della memoria universale - un timido germoglio - che attende molti soli per crescere e trionfare. Oppure è un’intuizione che resterebbe sterile se non ricevesse il seme da ognuna delle fonti del sapere - sacro e profano - in una pantagenesi nascosta e rivelata finalmente. Per sopravvivere la notte dovrà accettare di morire cento, mille volte e seppellire le sue spoglie alla luce abbagliante del giorno. E non potrà nascondere mai più il suo volto alieno inganno e mala fede saranno le sue tenebre che prima di cadere nell’abisso come in un sortilegio daranno luce agli occhi ciechi.
Id: 17703 Data: 21/11/2012 13:36:20
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Noce macadamia
Non avrai mai
quello che cerchi
e non chiedi.
Come un rabdomante
curvo e solitario
scruti tra i rami secchi
e trovi solo acqua.
Quello che è detto
è già passato nel setaccio
- a maglie larghe -
e nulla si è salvato.
Il piombo è pesante
e sedimenta piano
ma resta sul fondo
nel guscio di una noce
che non sai aprire.
Id: 17471 Data: 09/11/2012 15:41:04
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Paradossi
Brevi riflessi
a intermittenza lunga
nel lago opaco
della tragedia umana
e mai una permanenza.
Origine confusa
quanto lontana
di miti e leggende
di dei ed eroi
a reggere la coppa
di progenie senza gloria.
L’oro è finito da tempo
e la ricerca si è smarrita
tra perseveranza nella fede
e desiderio di scienza
sulla sponda del sapere
che non conosce i suoi perché.
Id: 17446 Data: 08/11/2012 11:44:24
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Alito di vento
Caro mi è il vento:
offre a chi ascolta
rare opportunità
nel suo lastricare di foglie
il viale del tramonto.
Lo sguardo si posa lento
e ne riconosce le scorie
ma il piede incauto
le calpesta con vigore
segnando il passo
al ripensamento.
Volano una ad una
le tue ferite secche
e in un solo momento
lo stesso soffio le disperde
in nuvole di polvere e sabbia
nello spazio di una nuova quiete.
Id: 17393 Data: 06/11/2012 11:38:19
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Senza testamento
E’ morto davvero
e non voglio vederlo.
Continuo a cercarlo
negli occhi celesti
della mia solitudine
e tra i nodi dei fitti capelli
- come i suoi, neri e crespi -
Mi ha affidato un segreto
- ingoiato come grano di sale -
sopravvive un pensiero indigesto
in un piccolo spazio sicuro
tra il cuore e l’addome.
Ma non è un testamento
e allora mi chiedo se ha un senso
conservarne con cura il sapore
- di ruggine e fiele -
o se è meglio spingere il bolo
oltre il limite del sentire
nell’oblio tra ricordo e dolore.
Id: 17257 Data: 29/10/2012 11:34:44
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Fragile amore
E’ un moderato senso di euforia questo sentire amplificato della tua forza nella mia. L’onnipotenza di un urlo e l’eco di fiati trattenuti a far da lieve contrappeso ad una nuova esuberanza. Le mani cercano audaci - tra pelle d’uomo e pelle d’animale - frammenti d’anima scampati alla noia. Trovano la solita pace nell'inganno del buio - tra profumi ed umori - e l’illusione d’amore nel debole intreccio delle dita.
Id: 17195 Data: 26/10/2012 12:36:40
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Qualcuno mi parla
Un passo dietro l’altro
e sacco in spalla
anticipa la direzione
- avanti sempre di una spanna -
Tentare di raggiungerla
per guardarla in faccia
è solo un’illusione
e il mio consiglio personale
è di assecondarla.
Sebbene spesso ti conceda
un brevissimo vantaggio
l’occhio si perde presto
e non riconosce altro
che la distanza da colmare.
Però per una volta accecalo
- magari ci riesci -
prova a ignorare l’eco delle sirene
intente a spremerti le tempie
fingendo carezze tra i capelli.
Allora si aprirà vuoto per pieno
lo spazio puro di sorgente
senza misura né volume
tridimensionale e immanente
dove raccogliere il silenzio
e far tacere il pensiero.
Id: 17161 Data: 24/10/2012 13:59:42
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Komboloi
Scioglie d’incanto con una mano sola quello che affanno non chiama più e nutre di inganno. Semi di arachidi distesi sui tappeti - ricorda - e un vago sapore di sale sulle dita impazienti. Ora snocciola fili di perle con falsa indolenza senza contarne nessuna. E' un approdo sicuro il silenzio nel miracolo di una tempesta e la furia del tempo si placa negli argini della temperanza che non conosce preghiera.
Id: 17137 Data: 23/10/2012 12:25:16
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Routine
Nuoce al tuo umore - a quello più nascosto - il morso che trattieni - a stento - nella speranza che io non veda. E appare nella ruga nel lambiccare della tempia e poi la vena gonfia svela il tormentato andirivieni di un’onda senza la risacca. Eppure non si annega in questo mare di laguna in due bracciate si approda e in verticale si tocca. Agitando i piedi resti a galla e tutto è come prima: il lenzuolo tira da una parte ed io son sempre qui che lo rimbocco.
Id: 17121 Data: 22/10/2012 15:59:56
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Ho perso la memoria -Omaggio a Piero Calamandrei-
No, io non la merito - per quanto un giorno ne sia stato degno - la libertà che sogno e che oggi offendo restando cieco e sordo al monito del vento. Io non mi guardo indietro e non incontro il tempo - è alata la memoria? - o forse non comprendo le pagine d’una lunga storia quando un popolo in lotta divenne poi sovrano nella dimora del suo stato. Quando per ogni goccia di sangue sparso edificava un tempio di giustizia ed ogni fiore di parola nato nel campo del martirio era sostanza scritta di umana dignità e conquista di uguaglianza.
Id: 17012 Data: 16/10/2012 15:17:39
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Uno strano silenzio
La pace con l’elmetto si è incamminata sul binario della tiepida resistenza. Di carta e vetro è la sua sostanza benché dal nocciolo scuro il morbido mallo trasformi il silenzio in gocce di veleno di tanto in tanto. Ma resta lì quel magma a ribollire un poco finchè si acquieta nell’angolo nascosto di una comoda sfera macinando rumore.
Id: 16557 Data: 20/09/2012 12:24:20
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Il sole
C’è del chiarore e della vita ancora in questo cielo stinto nel grigiore del latte munto da una vecchia mula. Il sole ha smesso di picchiare - piuttosto preme e spinge - per penetrare la cortina fatta di intrecci e trame di corna e rostri e zanne di elefanti tutti in fila. Ogni mattina irradia la sua criniera nel fondo opaco della lattiera e attende che sia la luna a bere l’ultimo sorso. Talvolta per errore cade quaggiù una goccia e si confonde col fumo delle nostre ciminiere coi bossoli delle larve tra i passi svelti sull’asfalto e le ombre dei formichieri. E non sarà uno sputo né un falso giuramento a scatenare l’ira del cielo: noi seguitiamo a sorridere ignari alle nuvole - e loro a noi - e a benedire la pioggia che sempre ci sorprende.
Id: 14346 Data: 27/04/2012 19:41:47
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Profezie
Sento che c’è uno scopo in questa lunga attesa. L’aria è compressa da troppo tempo e non sarà lo scoppio a risvegliarci un giorno in mezzo alle macerie, ma la sua naturale espansione. In piedi, lo sguardo verso il sole resto a scrutare l’orizzonte senza timore di abbagliarmi. Sarà di certo un vento nuovo a levigare il dorso del cammello e una carezza a fondere le gobbe in una: chè la gemella è solo la contraddizione di un dio malevolo che più non ci asseconda. Riaffiorerà dal mare come una grande secca portando in superficie i pesci nella rete e polvere di sabbia come in una tempesta accecherà gli occhi in un solo istante. Dopo, sarà una luce nuova tutt’intorno e regnerà la pace sulla terra perché ciascuno sarà se stesso e l’altro senza nessuna distinzione di forma. Un filo sottile passerà nella cruna a ricucire chilometri di storia, sarà tutto una discesa l’avvenire ma oltre l’eternità…io più non so dire.
Id: 10747 Data: 29/10/2011 13:35:36
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Il linguaggio abusato
Spezzo e taglio suturo e ricompongo è un caleidoscopio di frammenti brevi e di legami senza piombo come sigilli in ceralacca di certi scambi epistolari. D’altronde sono instabili e sciolgono al sole come meduse spiaggiate o come accordi in do minore. Mi inquieto e mi sconcerto ma a ben vedere c’è del divertimento nel vivisezionare i suoni e scindere il reale dal falso l’intento dal pretesto. E poi nel separare - e questo è il bello – tutto si svela nell’essenza di un lemma ogni fonema è micro cellula di un solo sistema interattivo che si srotola e riavvolge e si codifica in un lungo serpente senza testa.
Id: 10664 Data: 25/10/2011 17:20:17
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Disillusioni
Ricordo i lampi accesi nei suoi occhi inquieti limpidi come cristalli. Hanno dragato il fiume per ricercare tra i detriti l’ascia di guerra accanto a quella della pace. E’ una condensa fertile a bagnare ora la sponda dei sogni svaporati in pioggia.
Id: 10601 Data: 22/10/2011 09:58:38
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La staffetta
E’ un rincorrersi di attimi questo vortice di vita: lo scambio avviene sulla linea di partenza e non basta un testimone per giungere alla meta. Tra eventi sempre uguali c’è sempre un buco nella trama e tra le dita hai tu la spola per tessere l’ordito.
Id: 10583 Data: 21/10/2011 18:31:49
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Una stagione della vita
Tra nastri d’argento e solchi duri di alabastro si perdono i sorrisi. Nella velocità del tempo scivolano su superfici ripide tirate a lucido dai pensieri asserviti al rimpianto. Talora si compiacciono nel trattenersi muti tra ricordi confusi e sogni inconfessabili. Talaltra si spengono come fiammelle deboli di una candela accesa nel palmo della mano. Eppure, a volte sopravvivono saltando su zattere di innocenza fatte di nuvole e polvere dove i sospiri sono vagiti e il lungo viaggio è luce bianca che accompagna a un nuovo approdo.
Id: 10545 Data: 19/10/2011 18:26:29
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Un uomo nuovo
Non bastano più i pensieri e i sentimenti non hanno ragione. In questa dimora inquieta - su fondamenta malferme - s’agita un nucleo informe e tutto intorno è calma apparente. Le hanno strappato la pelle a morsi - e lacerato il cuore - I segni evidenti sono le croste di una ferita in necrosi senza possibile guarigione. Lo spazio tace immobile, forse geme, forse condanna, forse non vede. Certo più non contiene la falda sterile del pianto - ne è satura ormai l’aria - e chiede aiuto alla sorgente perché ogni goccia d’acqua ne trattenga sostanza e ne conservi memoria. Non sia d’inganno l’assenza e non tradisca il silenzio: una lingua implacabile scava tra argilla e bitume tra sassi e cemento. Nella falsa apparenza di quiete qualcosa si muove nel centro. Non è apocalisse, né morte, è una nuova corrente d’amore la piena di un fiume possente che miete speranza e irradia calore.
Id: 10202 Data: 26/09/2011 19:49:07
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Alba a Goreme
Li indovino persino nel buio i colori di quest’arida terra: accarezzano i sassi ed il cielo e fluttuano piano nell’aria come spettri in attesa di svelare le proprie sembianze. La notte è una lastra d’ardesia su cui scivola audace il carro dell’Orsa Maggiore con le sette sorelle splendenti e il quadrato del Naash Laazar. E’ una lama sottile la luna crescente tra le sagome grigie delle spade di roccia di lava ed i funghi di pietra gigante nelle valli di fiaba. Ed intanto la luce diffonde il chiarore dell’alba e dal monte raccoglie il vermiglio del sole nascente trasformandolo in rosa e colora di fragola i coni di tufo che divengono allora camini di fate e castelli di re. E si leva un respiro a tratti interrotto da tanta bellezza - un univoco soffio di vita sacrale, divino - mentre il fuoco accompagna l’azione leggera del vento e sospinge su in alto la nuvola come quella di Olimpo degli impavidi eroi e dei mitici dei.
Id: 9856 Data: 01/09/2011 13:40:33
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Metamorfosi
Mi attrasse come una salamandra nella tana - stordita dal vento impietoso di un inverno mai finito - Trascinavo a stento le mie quattro dita - incenerite da un lampo in uno squarcio di cielo - ripartendo in quattro la fatica. Le rughe un giorno erano state impronte lievi - dei passi incerti lasciati in pegno dai minuti- Diventano solchi pesanti ora che i cento pendoli scandiscono il tempo ed il silenzio è una cesura tra gli ultimi rintocchi. Dicevo, mi attrasse, e mi raccolse con sussiego su un rametto robusto - di un vecchio albero di ciliegio- Mi esaminò per ore come una cavia compiacente - dal basso verso l’alto - e con l’aiuto di una lente riuscì a soffiare piano sulla pancia per ritrovare antiche morbidezze e rilevare nuove trasparenze. E poi fu tutto un gioco di suoni e sguardi - bisbigli e ammiccamenti - e un poco mi sorprese il senso vago di piacere che mi accalorò la schiena. Presto ne riconobbi la ragione in un frammento di specchio e la meta-fora del tempo perse la coda per sempre per acquisire un nuovo aspetto.
Id: 9170 Data: 07/07/2011 21:04:43
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Il mare intorno
Era incagliata tra le spore di una spugna -da anni contemplava la natura- senza un battito d’ali con un lieve respiro. Tutta la vita sua era quel mare intorno: un’onda le faceva compagnia accarezzandone la pelle -ogni giorno- e al soffio del vento appariva sempre più diafana quasi fosse morta. Di notte una lama di luce dal fondo la inquietava un poco e tra paura e stupore la ricacciava negli abissi -con ferma decisione- come fosse un inganno o il terribile errore di una vita aliena che confonde l’estasi con l’espiazione e il paradiso con l’inferno.
Id: 8835 Data: 13/06/2011 12:17:25
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Inedia
E’ solo coccio pesto e un lungo strofinio - lento e tenace della mia pelle sulla tua- ruvida quanto basta a scatenare scintille prive di elettroni. Le fibre lacere s’aprono finalmente su metastasi di vetro fuso mostrando nudità nascoste a malapena da radici trasparenti. Non c’è ragione per la menzogna taciuta nel silenzio grave come pietra: vorrei fosse una colpa - invece è dolo- lasciare che il desiderio salga impettito sul patibolo - senza guardarsi intorno - a offrirsi al cappio della noia.
Id: 8748 Data: 06/06/2011 22:19:41
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Il viaggio
Preparo in fretta le valigie spegnendo circuiti di pensieri in un confortante dormiveglia. Qualcosa dai cassetti piange luride squame di quella miseria che dovrei lasciare indietro - invece di nettarla con sussiego - I fazzoletti sono rimasti bianchi per quanto nera e densa è la fuliggine posata sui camini. Conservo bene la memoria contro ogni debole intenzione a traguardare altri obiettivi - in molteplici incoerenti direzioni - Scegliere un’altra dimora è la più semplice delle imprese - tra quelle celebrate nella gloria di quest’atavica indolenza - Eppure in qualche modo c’è della devozione se quasi mi stupisco al muovere del passo di un piede dietro l’altro - al ritmo del rintocco di un pendolo di Newton - Ma ormai son qui che parto e leggi fisiche non seguo: sfreccio dai finestrini in corsa come un proiettile di piombo che sull’acciaio detona e sulla gomma rimbalza. E’ la latenza del sistema a trasformare il ritmo lento da adagio a moderato e in allegretto si sublima accelerando la partenza.
Id: 8595 Data: 25/05/2011 14:01:18
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Il valore del suono
Separate, le ciocche appaiono confuse, nell’opacità di una nuova calvizie smarrite. E non basta l’attimo di compiacenza di un raro sole di mezzanotte a dare visibilità ai contorni e luce al buio dell’assenza. Piuttosto, è il suono potente di un corno - il barrito di un elefante in fuga - a districare i nodi tra i capelli, a svelare la verità di ognuna. Così resta l’anima mia - sospesa tra i fili sottili della tua - se mi accarezzi con indulgenza senza chiedermi di andar via. A rompere il silenzio con un urlo - a soffiar forte sulla pelle - ci sono ancora io e la fuliggine diventerà neve e sarà inverno ma durerà una sola stagione.
Id: 8594 Data: 25/05/2011 12:00:25
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Pane e zenzero
Avrà braccia da sfinire e labbra da cucire quando sarà lontana la sua luna rossa. Ci sarà fuoco da ardere e acqua da bollire nella lurida pozza di piedi e mani. E ferite da chiudere in urgenza di piaghe reclamano cure o preghiere pietose e canti di fede a benedire. E poi, nell’assedio di mosche e zanzare, si siede pensosa ed attende un momento di quiete. Solo un tozzo di pane rimane e lo cede al soldato morente mentre spezza un rametto di legno e lo mastica piano senza fare rumore. Con il sonno le immagini sfumano in nuvole d’oro di quel giallo di acacie delle calde giornate di sole e le ombre svaniscono nei colori di chiari mattini e i profumi diventano aromi di radici di zenzero e di tè al gelsomino.
Id: 8415 Data: 10/05/2011 11:34:46
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La montagna incantata
E allora tacque e guidando il mio sguardo portò l’anima in alto fino all’ultimo ramo di quella sequoia. Il respiro del vento sulle vette innevate della vecchia montagna consacrava il miracolo di una rara armonia. E la quiete d’intorno raccontava di terre riemerse dai flutti di passate stagioni e di antiche leggende ormai perse tra il dentro ed il fuori dei nostri clamori. Quando poi fu di notte a sorprenderci il gelido fiato ed il buio a ingoiare la luce una vivida fiamma si accese -di quel fuoco che sempre trascende l’umana ragione- e a scaldarci in quell’unico abbraccio lo stupore e la gioia di essere.
Id: 6431 Data: 24/12/2010 09:14:46
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Kyrie eleison ( Κύριε ἐλέησον )
Dentro il tuo canto ho disegnato un cigno -unione dei sensi e ricordo dell’eterno- E’ esplosa la croma racchiusa tra le note e il bianco delle piume si è dissolto nel suono -soave e lieve- di un passato che non torna. Un rumore sordo ha violato il silenzio ed una chiazza scura la mia tastiera. Frenesia di una danza senza movimento e colpi di accetta nel ventre esanime. Lasciami solo una piuma in segno di pace: sarà per me un pegno d’amore o per lo meno un patto di non belligeranza.
Id: 5564 Data: 11/10/2010 19:35:58
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Basta una bugia
E dire una bugia agita il vento dove la finestra è chiusa da un tempo immobile e fermo. Dovrà inventare favole così potenti da sollevare polvere dalle macerie e sovrascrivere il presente. L’ipotesi di lotta corpo a corpo con i custodi del passato è circostanza indifferente se si prescinde dal coraggio di volare -aprendo quei battenti- Intanto resta muta ad ascoltare le sillabe di un vecchio gufo -dall’albero di melograno di fronte al davanzale- Unica concessione al movimento il canto sul proscenio -forse è solo un lamento- e lacrime di argilla secca che nella caduta lenta seccano il suo respiro trasformandola in pietra.
Id: 5405 Data: 27/09/2010 10:04:23
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Prove di interpretazione
Sebbene sia richiusa su se stessa, di tanto in tanto occhieggia come una luna piena stendendo le sue membra nei letti sfatti di una locanda -leggere lenzuola di cotone o fiandra grezza- appena profumate di lavanda. Piega le labbra in una smorfia che svelerebbe un sorriso -se solo fosse audacia sua compagna- Invece è un timore stretto in seno che ferma le carezze col pensiero mentre rimesta sabbia la sua mano nella macina di eventi ormai lontani. Morde, sputa e morde ancora a denti stretti -non è gentile aprir le fauci- e di nascosto assaggia poco quanto niente. Sbadiglia sommessa ritrovando vigore nei cerchi effimeri di un cielo senza sfondo. Forse non è un canto quel che concede a volte -è solo una preghiera- ma dalle sue corde tese si leva a tratti un suono che scioglie in miele l’ugola e alleggerisce il petto del grave peso di un mistero.
Id: 5288 Data: 13/09/2010 20:46:09
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Ragionevolmente
Prestami una parola -un tuo respiro basterà- ad aprire un’asola nel buio. Vuoto il bicchiere e m’inginocchio a bere alla fonte di quella fontana: brulica d’acqua fresca e chiara e sento già le ali ai piedi. Meticolosamente Pazientemente Ostinatamente ho nutrito i nostri fiori con la cura di un giardiniere -inventando un presente che non conobbe divenire- E son seccati nella serra tra sogni recisi e antichi desideri. Lentamente Debolmente Implacabilmente ho marcito su tappeti di licheni con l’odore acre sulla schiena -e le alghe secche tra i capelli ho trasformato in brina- Algida e fiera seguo l’onda di un mare azzurro ed impetuoso: sono un’impavida sirena ora e non saranno i tuoi artigli di gufo a ghermire la mia nuova coda.
Id: 5157 Data: 26/08/2010 20:17:09
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Tra gli ulivi
Così scolora la resina rappresa tra croste secche di una corteccia di ulivo: fluidifica in rivoli d’argento e lentamente cola sui fianchi nerboruti di un salice piangente - accarezzando le radici- a proteggere la linfa da sconosciute offese e profonde ferite. Piccole foglie adunche a sole cinque dita -stami e pistilli di una passiflora- celano a sguardi rapaci i rari frutti di una passione. E non lo sanno ancora che negli anfratti delle rocce -tra gole soffocate e pietre mute- solo i poeti ascoltano i segreti: chè è nel suo fiore la memoria e nel silenzio di fulgide corolle il racconto di una lunga storia.
Id: 5141 Data: 24/08/2010 16:22:52
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Il viaggio di una lumaca
Crescere vorrei d’un palmo ad ogni mio respiro ed elevarmi in alto in magiche spirali. E sono ferma al punto che la testa piega verso i piedi a chiedere ai miei passi di misurare le distanze. Ma sono indefinibili i sentieri ed invisibili le orme tracciate nei passaggi. Si perdono tra i boschi e il cielo tra fili d’erba e deboli orizzonti -sulle autostrade sono fugaci corse di un passante ad accennare un segno- Come lumache pigre lasciano scie di bava su ripidi pendii di sola andata -fino a segreti nascondigli- bagnati da provvida rugiada ad inibire ogni legittima domanda se ci sia mai stato un gran ritorno.
Id: 4980 Data: 02/08/2010 12:31:50
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Ricominciamento
Poggiare la mia guancia su petali di rosa tra il palmo di una mano stanca d’indigenza e l’altra inanellata con falsa noncuranza. Assorbirne il profumo e regalare la fragranza alla prima ombra che passa -ad accendere di luce un tramonto spento- che di rosso ha il manto ma dentro è opaco. Quello che resta ancora di un battito di ciglia è polvere che acceca e dolore di spine conficcate nelle dita. Si apre una finestra allora e si libera un pensiero e vola -come ali di colomba- il mio segreto antico che presto si ristora in una goccia di miele per diventare ardito.
Id: 4817 Data: 13/07/2010 09:51:51
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Viaggio a ritroso nel tempo
E passi un dito sulla pelle sfiorando i lembi rosa di cicatrici gemelle -sottili intagli a punta di coltello- inferti per leggerezza più che per crudeltà. Non ho la stessa tua destrezza e col sospiro di un rimpianto solletico le labbra chiuse -come in una carezza- a schiudere un sorriso. Quel treno si è perso nel sottovuoto di un bicchiere capovolto tra azoto liquido e ossigeno sottratto. Ricordi? Divampava un incendio e squadre di volontari in doppio petto domarono l’assedio con prontezza. Ah, quei cappelli tra le nuvole, li riconoscerei tra mille -e a mille altri mirerei al bersaglio- per rompere catene di assiomi e strappare ogni inutile bavaglio. Non dire niente -nulla è quel che sembra- il vento è l’occasione persa che soffia appena il treno passa. Lascia idranti ed elmetto: io attendo paziente sul binario che si sviluppi un altro incendio - non porterò neanche l’ombrello- sarà la pioggia a spegnere l’inferno.
Id: 4518 Data: 17/06/2010 15:06:30
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Il sonno delle statue di argilla
E' il sacro fuoco di ragioni che infiamma la laringe di queste statue grigie forgiate d’argilla. Si spegne in un istante come mille catene d’atomi - in una fusione a freddo - o con polveri autoestinguenti. E’ un’ugola d’oro a parlare di pace -in assetto di guerra- E canta speranze mandando in frantumi gli specchi trasversi tra falsi orizzonti celesti. E’ rabbia dei vivi -nel regno dei morti- il vento che agita vele nell’ordine sparso di nodi a correnti alternate e moti di arresto forzato. E’ sabbia negli occhi il dissenso sedato con pugno di ferro sul volto scoperto -da vile soldato sottratto al confronto. Sarà l’inquietudine nella nebbia più grigia a guidare la mano -di poveri e oppressi- e una pioggia continua a macchiare di sangue le pietre disciolte del sale -a invocare purezza-
Id: 4503 Data: 15/06/2010 18:53:59
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Tredici anni
Un colapasta di pensieri al dente scottati appena alla fiamma di parole incandescenti -grossolani lapilli di un fuoco fatuo che brucia intensamente- Nel giardino dei sogni occhi acuti come spilli infrangono i divieti e scrutano attenti a difesa dei confini. Ed è il sapore liquido dei primi sentimenti che scorre sulla schiena -come una piccola pioggia lenta insistente e leggera sopra il vetro della finestra-
Id: 4405 Data: 05/06/2010 09:57:26
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Torrenti
Inutili e fastidiosi duroni i calli della mia mano e antiestetiche rugosità i graffi delle mie parole: scalfiscono le pietre ruvide senza imprimere nulla. La linfa scorre a tratti ma lambisce appena sistemi venosi amorfi scavando qualche crepa. Solo l’impeto di detriti in improvvise piene di torrente può seppellire nature morte -e in un istante d’estasi- risvegliare quelle vive.
Id: 4383 Data: 02/06/2010 22:29:34
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La lupa ( e le fiere )
Trattieni pochi liquidi ed eviti con cura impegni in solido. Ecco chi sei -taccagna lupa ingorda di parole- Fiumi di altre sorgenti bagnano le tue chiome ma neanche una molecola raccolgono i capelli -né assorbono i tuoi pori- Passi il tuo tempo a gemere per una fame inesistente -si lotta per sopravvivere- e il branco non si spreca per una fiera inappetente! Sciorini i panni al vento e inquieta ti lamenti di quelle macchie antiche che sembrano indelebili -alla tua vista inerte- Gli sciabordii del mare ti sono indifferenti: la vita scorre in fretta -e dalla nave, al timone- salutano gli audaci. Tu seguiti a pensare che linci e leoni ti debbano un tributo ma è vuota l’arena. Lupa, persuaditi -è il tempo della caccia- lecca le tue ferite -un’ultima volta ancora- e vai sicura e forte incontro alla preda!
Id: 4300 Data: 21/05/2010 19:59:52
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Non trovo più gli specchi
Sono cancelli di cristallo a confonder l’orizzonte. Vapori gravi e lievi assedi -come fantasmi eclettici- nella nebbia di un meriggio. Mi tengo in tasca una moneta -come misura dell’essenza- e viro il braccio verso il nulla cogliendo appena la distanza -tra inganni veri e fuochi fatui- Non serve aprire gli occhi se è solo un’illusione ad appannar la vista. Gli specchi son nascosti e intanto una garrota stringe -stringe forte-
Id: 4289 Data: 20/05/2010 22:17:31
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Osmosi
Conci di pietra pomice -leggère le parole- restano sulla battigia di un mare d’inverno o sulle sponde grigie di un fiume in piena. Onde sagaci e accorte -in tempi di latenza- fluttuano con cautela e permeabili spore assorbono acqua -rilasciando molecole- E’ terra feconda di pensieri questo campo di battaglia e non c’è legge fisica che ne tradisca l’impegno. Si bagna come una spugna e penetra nell’humus fertile delle sue secche essenze. Si spegne l’antica sete -ma un’altra onda avanza- ed ecco la risacca placida lambire nuove pietre.
Id: 4260 Data: 17/05/2010 00:37:04
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Parlo di me ( ma tu non respiri )
Mi aggrappo alla tua spalla per non cadere in basso. A chi hai donato le mie ali, se aspetti adesso una resurrezione senza cielo? Persino il patto di fratellanza è stato infranto invano: non vedi? stringe ancora nel becco il sigillo, la rondine delusa! C'è aria a sufficienza per tutti noi -pur tra la polvere- ma tu continui a respirare -col boccaglio erogatore- immerso in un bolla. E pensi sia colpa del destino se riesci a sopravvivere tra i pesci dell’acquario. Per me, rimane solo la speranza che s’apra il paracadute durante il prossimo lancio: gli antichi eroi sono ormai morti e non esiste discendenza.
Id: 4232 Data: 13/05/2010 00:33:49
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Mi dimentico di pensare ( a volte )
Mi dimentico di pensare a volte ed è l’ispirazione pura a saturare -tra quelle residue- ogni piccola fessura a far vuoto di stoffa e cotone. E’ un sonno rem -un’unica visione- di un film già visto tante volte ma senza partecipazione. Un serpente senza coda che appare -tra un battito di ciglia e un respiro senza affanno- E del vuoto che si crea si avvale lo spazio di una melodia che nasce dal mare ed esplode nelle orecchie. E’ memoria di vita quel rumore -di illusioni sonore- di maree e risacche -come in una conchiglia le sue storie- E ascolto con distrazione il mistero irrisolto rinchiuso in una bottiglia.
Id: 4194 Data: 07/05/2010 10:39:34
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Alla ricerca di nuove dimore
Un solo primo grado di coscienza -in stato semi-vigile distorto- e non so già più condurre i miei pensieri nei luoghi del conforto -nasconderli lontano- nei rifugi domestici ben noti della noia -dove tutto torna- come in un mare piatto o come un’onda lenta -una placida risacca- Traballano senza trovare casa -né ragione- e in nessuna cosa trovano equilibrio e appartenenza. Del resto non c’è messa a fuoco, in questa visione a mezzo tondo: è difettoso quest’occhio che dilata la pupilla mentre la palpebra pesante abbassa la serranda in una chiusura anticipata. Non c’è grandangolo che tenga -se manca il treppiede- e così seguito a girare calandomi una benda -sull’occhio buono- quello che in tempi differenti rubava immagini ai tramonti fissandole con cura tra le pagine di un diario -quello di bordo- per sfogliare i momenti e colorare gli orizzonti.
Id: 4191 Data: 06/05/2010 22:28:44
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Ciacole femminili
Lo sai da te ma lo ripeto -con quanto fiato ho in gola-: sei ardita come una lucertola muraiola. Se scorgi un’ombra stagliarsi sul selciato, non esiti a tagliarti la tua coda. Tanto ricresce: per questo -te l’ho detto- non puoi che ringraziare la natura.
Ecco, risponde un altro gran talento: “ io invece attacco, mica mi difendo, godo di fama di grande ammaliatrice, la seduzione è un’arte -e non si può imparare- fingo moine, copulo, mangio e sparecchio".
E dunque appare lei, due metri sopra il cielo, ma solo di passaggio, vestita con il frac, -solare e querula- “Volo che è tardi, è quasi primavera, -aspetta solo me- se passa l'ora poi mette il becco e brontola”.
Id: 4174 Data: 04/05/2010 01:31:34
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Non è mai un si
Non è mai un si se lasci che s’alzi un muro a labirinto cieco: le voci si disperdono tra pietre ormai corrose e ai vuoti delle crepe -tra ostacoli invisibili- risponde solo un’eco.
E’ resina brunita che cola dalle orecchie -fin sui vestiti- di tappi in ceralacca come sigilli a chiudere segreti inascoltati, da timpani ostruiti, offesi o solo ottusi.
Non è mai un si se lasci che lacrime sincere secchino al vento: gole affamate d’aria ingoiano i detriti e muoiono preghiere -negli occhi supplici- scambiate per assedi.
Si levano gli scudi e s’ergono montagne e tra le rocce dure sono i cristalli puri raccolti in una mano il premio per chi sale e sulla vetta più alta il fiore del sapere.
Id: 4144 Data: 01/05/2010 13:22:28
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Santa imperfezione
Son balbuziente e scrivo per difetto, nelle parole toniche sciolgo la desinenza in sibili traslucidi tra le radici secche. Scelgo gli assiomi -logici ed essenziali- e mastico sillabe atone come tabacco indiano o canna da esportazione. A scongiurare rischi di interpretazione, respiro a lungo soffiando sulle mute e porto a spasso la kappa con la chiesa, la china con la chiusa. Sul foglio bianco, -docili ed accorte- le claudicanti mie parole, si stendono su versi piani, sdruccioli e tronchi. Ma gridano vendetta le labiali e la tastiera complice compone strofe di pappe e pioppi, babbei e bubboni, come una sfida catartica alla santa imperfezione.
Id: 4130 Data: 28/04/2010 23:34:59
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La seduzione della fede
Esercita il potere della vita questo groviglio di bene e male, di petali e di spine. Per quanto non voluto, eppure ce l’ho dentro il pathos della tragedia. Lo accetto solo in nome di una grecità che mi appartiene, per nascita e per geni più che per educazione. E d’altra parte, non ci è data scelta: c’è sempre una discesa prima di una risalita. E mi avventuro tra le parole arcane di scritti apocrifi e filosofie orientali, per ricercare il verbo di una verità ormai muta, chiusa in un antro buio, dove fantasmi fluttuano, perduti nelle tenebre, e dove la luce è solo una candela.
Id: 4116 Data: 26/04/2010 18:41:35
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A Roberta ( di alba e tramonto )
Ali di porpora non spieghi ancora. Di fresca rugiada sorvoli i fili d’erba in punta di piedi. La mano accorta sfiora petali di rosa, senza paura di pungere le dita. Tra i rovi più alti, insidie e inganni sono negli occhi di chi incontra il tuo stupore. Ma riconosci i cristalli -tra le rocce dure- e con vigore di fiato canti la tua innocenza. E’ il mare a raccontare d’onde impetuose -ma tu ascolti il vento- e guardi l’orizzonte. Trasformi nei tuoi sogni, pensieri cupi in nuvole e i desideri in voli arditi. Un raggio di sole un giorno illuminerà il tuo sorriso: profumerà l’aria di rose -miracolo di un rapimento- e sarà alba e tramonto -di amore e fanciullezza- in un solo momento.
Id: 4054 Data: 20/04/2010 13:13:00
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Solstizio dinverno
Non perderti nelle tenebre, disponi il tuo pensiero al sole e inizia a camminare piano lungo il sentiero segnato dal flebile chiarore. Per guida hai la mia mano e -passo dopo passo- saranno gocce di rugiada a bagnare i nostri piedi -oppressi e stanchi- di speranze perdute e attese negligenti. Non è più il tempo del riposo pigro: il pascolo indolente si nutra d’impegno e fortifichi il volere. Un’unità di intenti supererà barriere di cemento e piombo e saranno liberi i recinti delle nostre coscienze. Un fiato ancora e l’orbita dei tuoi sarà degli occhi miei lo specchio di un’intesa. Nel silenzio morirà l’inedia e speranza e brama saranno il lungo abbraccio di una notte intera, a trascendere una parabola.
Id: 4046 Data: 18/04/2010 22:39:37
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Un lunedì qualsiasi
Piedi veloci e mani assoldate ai rituali del giorno, pensieri fugaci e gesti consueti, tracciano intorno perimetri e mete.
L’aria concede soltanto un respiro e i soliti affanni consacrano vite uguali a se stesse.
Le nuvole e il sole, la pioggia ed il vento: sopra di noi c’era il cielo, quando la mano era libera e la volontà serena. Oggi una fitta cortina di nebbia confonde le idee meno audaci e sconvolge i piani ambiziosi l’impeto di un temporale.
Al sincero annuncio delle stagioni, nessun beato stupore: fervono oziosi argomenti, o pretesti, per inutili conversazioni.
Id: 4021 Data: 16/04/2010 14:57:24
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Amor proprio
Maestrale di pensieri in questo giorno inamidato. Due ali di pernice -di piume ormai caduche- stanno acquattate, senza poter volare. Graffiti di parole strappate ai muri, di secca pece nera sciorinata al sole, a diventar catrame. Fumi di idee felici addensano la nebbia e gravi cadono al suolo, per leggi fisiche non sempre congruenti. Laghetti artificiali si formano su questa terra, arata, coltivata e amata, e non porteranno acqua da bere: saranno lacrime di una dea delusa, solitaria e offesa, versate nel silenzio della notte al lume di una candela.
Id: 3984 Data: 12/04/2010 11:56:35
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Polvere da sparo ( per te che non sogni)
Un ascensore velocissimo, tra pareti di cristallo, fluidifica i volumi del consesso. E’ rimasto laggiù il singhiozzo: le lacrime sono seccate sul treppiede. Hai smarrito la tasca del grembiule e un osso ha fatto pace con la fesa ma hai ancora i denti per rodere albumi. La danza ricomincia al primo piano ed una mensa apparecchiata per l’usura ti aspetta alacremente gremita di rutilanti faine che i polli temono. Sonagli negli orecchi e ascolti le corde tese dell’asfalto verticale che sale e scende e perde quota dentro al ventre di una mammana che taglia e cuce senza posa. Imbratta tele col sangue blu di principi consorti e dame altere: non conosce fatica ma la coda riposa avvolta al fuso del ricamo. Ed al centesimo passo ora si ferma il cuore tuo provato da emozioni: resta sul marciapiede un vezzo, un ghigno sghembo, di lato la lingua penzoloni. Come un cavallo pazzo hai ingoiato troppa polvere da sparo ed esploderai di certo, se corri ancora su quell’altopiano. Fermati ora, quaggiù ti aspetta il tuo coniglio bianco, un piccolo calesse ed una tasca vuota da riempire di sogni buoni e onesti, per il viaggio nella tua vita vera.
Id: 3940 Data: 06/04/2010 19:50:46
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Oggi scrivo in labiale
Scriverò per te, snellendo le vocali, soffiando sulle consonanti. Inventerò un linguaggio di suoni affusolati e pause trasparenti, per cogliere le cose nel loro divenire, senza contorni netti. Riflesse negli specchi resteranno le code di crome semibrevi a dar fiato ai respiri, a parole mai dette.
Id: 3913 Data: 02/04/2010 14:43:20
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La danza del sole con la luna
Ostinati rami di pioppo le tue mani, strappano i nodi stretti di un salice piangente: Si scioglie in fretta la sua chioma e docile ricade sul tuo petto, in onde cromate di nastri d’argento. Una lama di luce accende di lava i tuoi occhi e di lapilli s’infuoca quest’arida terra. Se pure docili, i miei fianchi vibrano di una condanna pronunciata in contumacia, esiliati chissà dove, come canne al vento. Scolora di passate stagioni la mia pelle mentre la tua, di gioventù gitana, rivendica l’assedio di nuovi insediamenti. Accoglierò il tuo seme come premio ai sospiri e il soffio del vento lo spingerà lontano, in fondo all’oceano delle mie paure. Germoglierà il suo fiore in terre straniere, e imparerà ragioni che la parola più non dice: sarà il cielo a mostrare il prodigio quando il sole coprirà la luna.
Id: 3888 Data: 29/03/2010 20:00:02
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Origami sul mio letto
Raccolgo la parte di me distesa sul tuo petto, per riavvolgerla sul fuso dei miei filati eclettici: una pellicola ingiallita, di polietilene e teflon. Non uso mai gettarla via: piuttosto la riciclo, un soffio di profumo e stirata e netta, la poserò sul tuo corpo nudo per il prossimo incontro. Non te ne accorgerai, tutto proteso sulle fissità di schemi sempre uguali ed io, seduta sul mio letto, contemplo la mia vita scorrere su piani orizzontali, proprio qui, sulla tua testa, tra le spinte dei muscoli e gli origami dei miei pensieri, semplici e soffici come nuvole.
Id: 3877 Data: 28/03/2010 14:50:17
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Indecifrabili passi
nei luoghi dell'ascolto
Tante sono le stanze del mio divenire: fluttuare lungo i muri è la mia specialità. Al centro, a ben guardare, resta un alone viola di vernice spray, di passiflora sbiadita o giallo ocra, di pigmenti antichi quanto nascosti. Tendono al rosso, quando son fuochi ardenti mai sopiti. Tante sono le orme del mio passaggio nei luoghi dell’ascolto. Passi così leggeri da aver lasciato tappeti appena un po’ sgualciti e in tondo cerchi di fumo. Qualcuno li raccoglierà, per decifrare prima o poi quell’unica vera dote che fa di me un fantasma.
Id: 3860 Data: 23/03/2010 20:22:31
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Il tempo non è un aspirapolvere
Spilucco sempre assaggi di fortuna tra le lenzuola al profumo di lavanda. Ed il talento vero è non indulgere a sbirciare sotto il letto, o ispezionare frange e ricami di un cuscino, nato gemello ma cresciuto singolo, al riparo di passioni. Così, le briciole del pane si accumulano per giorni tra le pieghe di un giaciglio svogliato e abulico come un figlio inappetente che rifiuta dedizione. Di tanto in tanto allungo il braccio destro ma ritraggo la mia mano per non sentire il fresco di un riposo inerte, il gelo di un’assenza. Le mie preghiere si trasformano in pruriti e l’appetito torna, torna sempre, pur non mangiando.
Id: 3807 Data: 16/03/2010 18:15:10
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Doppia verità
Rinomino le gesta con un tratto di matita -spesso e denso il contorno- e dentro, dentro al cuore dell’ordinaria vita, lascio che il lungo anello si riavvolga uguale tra le dita di una mano -onesta e ambigua- come la verità di un mago, che fa delle illusioni arte di seduzione e dei suoi trucchi terapia di guarigione. Da un capo all’altro i nodi della cima raccontano la storia, ma un soffio d’alito li scioglie per magia e nulla resta più di quel che è vero, ma solo quel che appare.
Id: 3780 Data: 10/03/2010 10:15:28
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Il maestro orologiaio
Che giorno è? A contare i minuti avvolti nell’ambra e impressionati da un colpo di flash ci vuole un secondo. Le clessidre di cristallo del maestro orologiaio sono ormai stanche di muovere sabbia inerte, ad intervalli secolari. Diritte o capovolte, setacciano da sempre quei miseri granelli intrappolati nelle ampolle. E lui, dall’occhio miope e dalla schiena gobba, continua a riparare lancette devastate dalla fretta e dalla noia, lo sguardo vacuo verso un’eternità che lo trascende, eppur lo rassicura.
Id: 3737 Data: 03/03/2010 20:24:03
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All’ombra di un melograno
E’ il profumo del vento che muove il mio respiro quando le tue labbra si schiudono per un sorriso. E porti semi di arachidi e noci e mandorle dolci nelle tasche vuote dei calzoni. L’albero di zagare attende una pioggia ristoratrice e intanto friniscono sulla chioma i grilli. Scosto una ciocca di radi capelli dalla finestra aperta della tua fronte: un giorno era fitto cespuglio, nido sicuro e luminoso approdo per i tuoi pensieri liberi. La tua mano stringe in un pugno echi di parole volate nelle piazze che furono vessillo dell’impegno: sono briciole di sentimenti e lucciole che rischiarano le stanze dell’ingegno. Nel buio brilleranno ancora audaci come preludio di una nuova primavera. Zefiro e ponente muoveranno aliti leggeri che tu trasformerai in onda di pensiero come nel deserto una bufera di sabbia. Io aspetterò, all’ombra del melograno, per rivederti oracolo di ieri, e poi soldato, e respirare ancora polvere dalle tue labbra.
Id: 3648 Data: 18/02/2010 22:21:56
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La cerimonia del silenzio
Non ti voltare. Complice il vento, sento i pensieri tuoi più veri fluttuare tra le asole dei miei, a un passo dall’esistenza. L’aria frizzante confonde l’estasi con frenesie dai tratti decadenti e s’addomestica quel corvo grigio che riposa vorace sulla spalla. Serragli il becco con fermezza e lascia che parli il cielo con la luna: la mia mano sarà ben stretta nella tua quando il furioso vortice del silenzio attraverserà la nostra mente. Non serve opporre resistenza, lascia che passi come una cometa: nell’etere perderà subito la coda e si alzerà polvere dalla chioma. Potrai aprire i tuoi occhi nei miei e in un istante sarà tutto finito.
Id: 3638 Data: 17/02/2010 19:46:04
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La mia Rivoluzione
Tienili pure tu, sono gli ultimi risparmiati stracci di una vendita dell’usato. Le nuvole hanno nascosto i veli tarlati e maceri dietro ai tramonti e uccelli migratori sollevano gli orli nei becchi smunti, verso orizzonti tracciati a caso dalle stagioni. Tienimi ferma la mano ma lascia libero il piede se versi ridondanti di sospiri ne svelano l’urgenza. La senti questa voce afona? presta l’affanno alle dita per convertire in fretta le ciocche snaturate dei pigmenti in desideri arditi! E tu, resta con loro, parenti stretti della resistenza alla rivoluzione bolscevica. Sono i pensieri a dar vita alle azioni ma tu ti imponi l’acquiescenza portando sulla testa un cilindro che blocca le intenzioni. Vestirò i panni della crocerossina e vagherò tra terra e mare, in pugno una rosa senza spine ed ali tanto grandi per volare sulle cime dei cappelli d’ordinanza, per liberare il capo dai coperchi e poi da te tornare.
Id: 3556 Data: 09/02/2010 20:54:25
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Un nido di allodole
Esitai lo spazio di un fischio e il tempo di una clessidra. Lo sguardo a terra e il mio pensiero congelato tentò un improbabile riparo nel bavero del tuo cappotto appannato, come il vetro dello scompartimento vuoto, sospeso a un filo tra cielo e binario. Il piede arreso sul cordolo di chilometri di pellicole riavvolte troppo in fretta, inciampò quasi al fruscio delle quattro primavere, contate sulle punta delle dita. In testa un nido di allodole beccava i gusci agli indugi e muoveva verso richiami di cacciatori esperti. Deglutì gemiti e sospiri la gola, affogata nel rimpianto, e nella nebbia dei ricordi giovani pensieri innocenti si levarono in volo.
Id: 3499 Data: 07/02/2010 13:07:14
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Lalbero della vita
Su muri bocciardati da mani pretenziose, su piastre di metallo, d’acciaio inossidabile, su antenne paraboliche di ampiezze stratosferiche, io cerco la misura del talento. Non schizza sangue dalla mia ferita, quando la fronte sbatte contro gli artifici di superfici piatte, lisce e fredde, ma prominenze solide e rotonde che coltivo come fossero radici di un nuovo albero della vita.
Id: 3432 Data: 31/01/2010 15:38:45
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Il primo atto di una commedia
Eppure è storia che in tutto ci appartiene, istante condiviso per ordine supremo, nella lunga attesa del suo divenire prima, e poi, del suo compimento. Tra dentro e fuori la vera differenza è nelle percezioni del fluire degli eventi. Attori consapevoli e figuranti occasionali nel pubblico di scena. Il guitto esperto svolge il ruolo del suggeritore. Ma è solo lui il vero incantatore, con un respiro annuncia la sua parte nella commedia della vita, il suo vagito reclama l’intimità di un breve assolo.
Id: 3418 Data: 29/01/2010 19:38:27
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Implosione di un pensiero
E’ esploso infine un pensiero così audace da spegnersi come un fiammifero nella sua stessa luce. La mente è opaca tanto quanto basta ad assorbire brillantezza. Impenetrabile alle fiamme vive, resiste con tenacia a occasionali ordigni, dagli effetti implosivi. E allora scrivo di acque dolci e di mari stagnanti, mentre quel vento di ponente solleva ancora polvere e nasconde i segreti. Restano incolte le terre mai arate, così che il fuoco non divampi tra arbusti, alberi e siepi chè sono bassi, quasi nani invero. O per lo meno, non crescono mai abbastanza.
Id: 3407 Data: 28/01/2010 19:19:48
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Ipocondria malata
Molteplici pulsioni silenti e sordide albergano come virus nelle fibre della mia pancia. Troppe le medicine assunte per contrastare le infezioni. L’ipocondria, malata di euforia, reclama antichi untori e fruga tra asettiche ferite, nuovi possibili focolai. E’ un tempio di purezza questo mio corpo edificato su ferree regole di rinuncia alle contaminazioni, di difesa dal contagio. Restano solo le cicatrici, nette o slabbrate, e saranno bisturi di precisione a incidere là dove il sangue, sgorgando a grumi, nel lento diluire, genererà un’epidemia.
Id: 3318 Data: 20/01/2010 19:05:47
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Il blocco dello scrittore
Tinta e ritinta la retina, dell’oppio, non si appaga. Quantunque si riaccenda l’orbita, di quest’audacia zoppa non sa che farne. Un sopraciglio inarca ma l’altro non lo segue e monco dei desideri si distende nella noia. Tronfia e sgonfia la palpebra si arrende e piega ancora un angolo sulle parole smunte ma sono solo croste: è asciutto il sacco lacrimale, fonte di ispirazione. Punto e a capo. Trito e ritrito, quantunque non lo voglia, eppure sempre accade.
Id: 3297 Data: 18/01/2010 23:27:15
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Parole damore
Non parlerò d'amore perchè mi bastano i pensieri, i ricordi e i sogni di polvere.
Non parlerò d'amore perchè i ricordi e i sogni sono già una nuvola bianca su cui volare leggera.
Non parlerò d'amore perchè nel breve volo incontrerò una quercia e lì costruirò il mio nido.
E non parlerò.
Id: 3277 Data: 17/01/2010 19:09:46
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Finalmente respiro
Seduta sul mondo, vuotati i sospiri nel lago infinito dei deboli intenti, riapro i miei pori, e spalanco i battenti. E scorgo tappeti, nei cieli macchiati da foschi presagi, le frange slabbrate di nuvole sparse. Un vento a ponente respira con zelo su foglie nutrite di brina dorata, umettando l’eccesso. Tra i virgulti nascosto, si eleva un lentisco confuso nel rosso dei fitti cespugli, di mirto e di leccio. Sulle dita, particelle di polvere gialla si trasformano in oro di composti di atomi d’acqua, di sale e d’acacia. Una piccola onda sul mare increspato scorre ora leggera sulla riva d’argento, e poi un’altra ancora: un possibile ponte col cielo clemente, si offre al dolore, è una soglia d’invito a chi guarda da terra voltando le spalle a rumore e a miseria. Ma vola un gabbiano che cerca riparo su un nido di quercia e infine è l’istinto che muove i miei piedi verso un posto sicuro: finalmente respiro.
Id: 3219 Data: 10/01/2010 11:34:49
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Sapeva leggere nei fondi del caffè
Sapeva leggere nei fondi del caffè ma non metteva due parole in fila. Volava quasi sulla carrozzella da rondine ferita, almeno fin dove poteva spingersi la mano sulla ruota. Ma non potè prestare quel giorno un paio d’ali a quel groviglio di piume che agitava i tralci di vite lassù, a un metro dalla testa o poco più, nel suo giardino. Le sue piccole propaggini di un’ostinazione allenata, si arresero ben presto al limite del suo pensiero. Ma il vento di scirocco le offrì un alito leggero e fiocchi di cotone piovvero nel suo grembo insieme a un corpicino inerme. Allora respirò a pieni polmoni e l’aria si agitò fuori da lei in un vortice di energia: e vide una nuvola di piume sollevarsi nel cielo e poi svanire. Sapeva leggere nei fondi del caffè ma dava anche ali ai suoi pensieri e senza bisogno di parole, urlava al mondo il suo potere che ognuno ha in sé, se sol la mente vuole.
Id: 3176 Data: 03/01/2010 17:29:50
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Un mare calmo, come un lago
Ne riconosco ancora l’odore di salmastro: se tutto resta uguale, in questa città narcotica, è colpa del mare e del suo stare stretto, nell’abbraccio selvatico delle corna di un cervo, placido e fermo come fosse un lago. Mi vieni incontro con la ventiquattrore al petto, e in testa un nugolo di idee che affiorano sul labbro confuse, nella fretta di anticipare parole di riguardo. La storica caffetteria del porto, ci accoglie senza garbo, mi respinge un poco il labirinto di tavolini in finto legno. E sono a disagio più di te di fronte al misurato disinganno per i trent’anni che porti in braccio: le pagine sbiadite di progetti inesorabilmente ridotti al macero. Ma non ti arrendi, e questo mi compiace, per questo sono qui a sostenerti in un impegno acclamato sotto voce, per necessaria prudenza più che per timore. La grande sofferenza in te che scrivi su testate è fare un testa a testa col potere e in me vederti così solo a rinunciare a urlare nei megafoni ineludibili richiami alle coscienze. E’ tempo ormai che la paura trasfiguri noia ed indolenza e che il lago veda gli argini sfumare. Qualcosa già si muove nell’attesa che il mare incontri un’onda e con sorpresa riprenda a scorrere l’impeto di una vita vera. Dove saremo noi, è arduo saperlo, se nell’occhio di un cratere spento, o in vetta al monumento al marinaio, come due vecchi gufi appollaiati o come guardiani di un faro acceso sull’inevitabile sviluppo degli eventi.
Id: 3171 Data: 02/01/2010 15:50:02
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Altri sentimenti
Afferra le mie mani con enfasi da telenovela e rosso in viso, tra i solchi di una ragnatela scavati dal tarlo della gelosia, mi supplica : “Aiutami” e io gli svuoto gli occhi divincolandomi da strette non più subite, ormai. E’ vecchio questo sentimento snaturato e si rinnova ogni volta il senso di fastidio per l’indifferenza martoriata dai ricordi di percorsi consunti. Ti vedo stretto a me, come un’icona santa nella penombra di una chiesa sconsacrata, in un punto preciso della mente dove fluttuano pensieri inconsistenti e la memoria dei desideri non può più niente. “ Mi abbandoni?” è la domanda in risposta al mio silenzio impotente. Ed io posso solo accarezzare le chiome rade di un salice piangente, rimandando ad un altro domani la messa in scena di una viltà che forse è solo amore.
Id: 3149 Data: 29/12/2009 12:01:27
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Poesia
Sarò io, per sempre io, o un'altra dopo di me? E prima di quest'incantamento, dov'era la poesia? Incrocio il mio sguardo allo specchio e leggo il mio smarrimento: domande senza risposta e un vago senso di disagio per averla chiamata col suo nome. Poesia, cos'altro è se non una magia d'amore, una vela ammainata sempre pronta a salpare? Un tappeto volante che riposa ai piedi del letto, per srotolarsi senza preavviso al minimo alito di vento? Ti addestra a dare ascolto ad ogni voce di richiamo, a dare corpo a immagini, ad osservare stati d'animo e, con entusiasmo e stupore, a raccontare d'alberi e fiori, di formiche e formichieri. Occorre essere pronti ad accettare che un giorno, o l'intera vita, il vento non voglia saperne di spirare e con atto di remissione arrotolare vele e tappeto in cantina, in attesa del risveglio di una possibile altra stagione.
Id: 3139 Data: 26/12/2009 16:23:13
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Arte in movimento ( Snail Art )
Di chi sarà questa mano bizzarra? Da dove verrà questa creatura screziata? Non è un fossile, è una lumaca che porta a spasso una creatività delegata. Testimonial o gadget di una nuova promozione? Un messaggero del rispetto di luoghi destinati al bianco e nero? Del silenzio dai clamori provocati dai graffiti su statue, muri e treni? Chi si permette di sfogare su un guscio inerme il disappunto per la noia esistenziale e rivendicare il bisogno compulsivo di imbrattare? Quel che mi fa sorridere è il pensiero audace di veicolare con un messaggio di colore l’invito alla lentezza, all’attenzione, alla sorpresa e allo stupore. Ed affidare il movimento delle cose ad un serafico tracciato di bava. Inevitabile una digressione: chi godrà del privilegio di osservare, oltre ai bambini, ai vecchi e ai mendicanti scalzi? Il rischio è la metropoli ed i suoi fermenti, e che pupille presbiti o astigmatiche, dilatate da luci al neon e poster ammiccanti sbattano troppo tardi le palpebre su tappeti variegati e scricchiolanti.
Citazione di un'arte bizzarra: l’artista e fotografo londinese Slinkachu ha “usato” i gusci delle lumache come tavolozza per i suoi inusuali “graffiti”
Id: 3117 Data: 23/12/2009 18:40:50
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Scambio di doni
Il sonno vagava questa notte tra pagine abiurate di libri aperti e chiusi, pensieri ridondanti e sogni ad occhi aperti. Lo ascoltavo agitarsi, con stupore, senza affanno. Origliava dalle soglie camminando sui muri. Raccoglieva i rumori, e annotava su fogli di carta i colori mancanti. In un unico pacco regalo ha racchiuso con cura i dettagli, escludendo il silenzio. Ora bussa alla porta di casa dell’ansia che attende da tempo di fare lo scambio dei doni.
Id: 3099 Data: 19/12/2009 13:37:51
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Il mio spazio Proun
Vibra un cuneo profondo nel petto, ma non sento calore: una colata gelida smuove appena un segmento fra i tanti della rigida texture a catena e ne capovolge i rapporti. E’ colpa dei miei progetti amorfi! Lo sapevo, l’ho sempre enunciato: la stabilità è un reato, non basta la fede e la tenacia non è il mio forte. Provo a leggere tra le righe di manifesti sbiaditi da usure qualche sentimento fra i tanti, del libero contrabbando di idee o di favole del felice pensiero e ne resto colpita, sebbene di lato. Ma bandite gli specchi, vi prego! Di fronte avrei sempre un tizzone di lava gelata che raffredda ogni azione che approssimi a epiloghi incerti, perché già traditi.
Id: 3093 Data: 17/12/2009 20:31:37
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Granello su granello
Di tutte le cose inspiegabili, una sola, nella sua immobilità, muove un sentimento di stupore: E’ quando un solo piccolo granello, nell’aria ferma del deserto si agita sulla cresta delle dune, sospinto da un alito di vento. E salta sul crinale fino al suolo, seguito da milioni di altri, uno alla volta, senza fretta, in un tempo senza tempo. La forza di ogni particella si misura con la compiacenza e il contributo di ogni salto, con la lentezza priva di esitazione. E il sorgere di giovani dune, sulla polvere di quelle estinte, è un grande miracolo di cooperazione.
Id: 3080 Data: 14/12/2009 23:44:01
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Il frastuono fuori dal coro
Procede acquattato ma solido ha il petto di stanca saggezza. E versa sproloqui tra sguardi straniti di uomini erranti. Raccoglie lo sciame di vespe impazzite e canta un a solo fermando gli istanti con note in delirio di pause e di crome. La folla per strada diserta il pensiero che parte da dentro, scrutando vetrine dagli angoli obliqui di tabule rase. E accetta gli inviti del miglior offerente con sguardo rapace e mani lascive, il cervello in soffitta. Lui vede e compiange, continua a cantare. Il passo si incespica ad ogni gradino di scale, la musica è assente e il suono scompare. Tra onde invisibili di campi magnetici si infrangono voci di smania e di noia e s’intrecciano ancora nell’aria residua, spartiti di questue e silenzi acquisiti.
Id: 3073 Data: 13/12/2009 13:39:50
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Parafrasi delleterna commedia
Non declinare
il falso e il vero!
Lascia che sia
a distinguere
il nero dal bianco
l’occhio sotteso
tra palpebre gonfie
e pupille al macero.
Ciglia infittite
dai battiti lunghi
un millennio
riusciranno a tarare
tutto il ciarpame.
Su onde magnetiche
voci abbordanti
modellano i timpani
e note insufflate
in alveoli senza lobo
triturano memorie.
Ma quel che infine
cattura l’attenzione
è l’ologramma di un muro
che cade e si riplasma,
e si rifonde in acciaio puro.
Non ammetto sentenze
ed ascolto solo parole
senza apostrofi e accenti.
Io, disertore del coro,
mi rimetto al giudizio
di folli e di innocenti.
Chè basterebbe un gesto,
il solo il dito di un bambino,
a smascherare l’illusione,
di questo schermo consunto.
Id: 3064 Data: 10/12/2009 21:58:07
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Acheronte
Il mento chiuso tra i due pugni,
lo sguardo aperto all’orizzonte,
rapita dagli uccelli in volo,
siedo obliqua sui sedimenti
spigolosi di un greto dannato.
Eppure è limpidissimo il suo fiume,
si increspa sulle sponde bianche
ma si distende chiaro nel suo letto,
scorrendo appena un fremito di vita
nello stanco fluire delle cose.
Complice il silenzio di pietre levigate,
come pegno alle memorie millenarie
ed innocente il canto dei dannati
a replicare in spruzzi di molecole
l’omissione per un’eternità negata.
Scorre l’acqua e fredda è l’energia
che rappacifica col senso della morte.
Sono qui sola a piangere la sorte
delle sponde separate della vita.
Le mie ferite si rimargineranno certo,
ma nell’alveo profondo del dolore,
come obolo alla sopravvivenza,
resterà per sempre una moneta.
Id: 3063 Data: 10/12/2009 21:52:19
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Il limite
Siamo confusi in questa nebbia di polvere e talco, la mano nel petto a frugare il bandolo dei sentimenti in filati di stoppa.
Dal capo al ventre, tiriamo con cautela, radici di metastasi con dita senza tatto.
Tra oblio e fatica, un beep di allerta arresta ogni residuo intento di riuscita e muore il movimento, all’ombra dell’indugio.
Nel buio fitto delle tenebre, un cappio muove sulle teste, e il cuore nell’ovatta resuscita di brame ardenti.
Tra i latrati di lupi affabulati, l’ingordigia inscena vendette di vittime e predatori dormienti, sull’orlo di precipizi senza rete.
Id: 3020 Data: 29/11/2009 13:24:29
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La vigilia delle vacche grasse
Grasse e stanche le vigilie, defraudate di riti, santi e sacrifici, ostentano pancioni di gravidanze multiple.
Opulenze ammiccate al plasma, indigenze annegate nel petrolio.
E nessuno che vigili su angherie e violenze di sacripanti, oltraggiosi di fede e sacramenti.
Id: 2979 Data: 18/11/2009 15:58:06
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Lalba di un nuovo giorno
Scegli con me una carta, che sia perdente o vincente non importa, tra le code di rondine di un tempo equivalente. Nei frammenti di mercurio di un termometro infranto, ferma ogni singola goccia tra le dita, tenta ancora o passa pure il turno. Appartata da noi, a un passo dal tramonto, un’ombra si approssima pesante e ingombra, uno sciame di vespe accelera la corsa. Fai in fretta a perdere la posta in gioco, arresterai l’assedio e presto sarà giorno.
Id: 2974 Data: 17/11/2009 13:31:05
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Himalaya
Un respiro profondo, sulla cima perenne di una vetta solcata da passi furiosi di stivali consunti e calzari sdruciti, ci attende paziente. Tra gli sguardi spauriti, e gli affanni soffiati su visi nemici, tra parole non dette e pensieri sopiti in lenzuola di seta, straordinaria possenza di luce, nel buio, riposa.
Id: 2972 Data: 16/11/2009 20:20:43
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L’ammissione di un immenso
E’ una proboscide che svetta su pachidermi di vetro e mattone e che osa puntare senza timore verso l’eterna ragione.
Parrebbe meno altera la guglia di una chiesa sebbene elevi l’anima, tra i pinnacoli sospesa.
E’ un proiettile monco il silos di cemento che abusa all’interno della dolce attesa di una pioggia imminente.
Nuvole bianche e fumo grigio, nell’avanzare denso, di vecchie ostilità pur tuttavia faranno pace, nel luogo del pensiero che chiamiamo “immenso”.
Id: 2970 Data: 16/11/2009 16:16:44
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La mia bandiera
Ritrovo la mia pelle viva sotto il tessuto acrilico degli assecondamenti e sembra quasi insorgere un brivido di sgomento nel sentire ancora il calore attraversare mani e piedi in un solo circuito di corrente. Penso ad un loden verde e ad una sciarpa tanto rossa quanto bianca è ora la bandiera delle mie speranze perse. Per non tradire le promesse, hanno sbiadito la fibra del tessuto, e tra le frange logore delle assenze, tarli famelici han ricamato inamidati alibi di incoerenza. La vedo sventolare nella noia di questa giornata senza senso, illuminata nel buio dal cerino di una mano ferma e coraggiosa Non divamperà un incendio, ma al fuoco di un camino si accoccola un pensiero che diventerà poesia.
Id: 2956 Data: 14/11/2009 09:31:17
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Nel segno del disincanto
Con forme di argilla giocavo a far sculture di opportunità. Scolpivo volti, preludio a nuovi incontri, solcando rughe sulle guance, segnando sulla fronte il tau della bontà. Lunghi sentieri di brevi permanenze, sono seccati come melma al sole e si allargano in voragini ardite le misere crepe di assenze irrisolte. Una fionda ed un sasso, restituiscono distanze in metri di profondità e in abissi di nostalgia fluttuano i pensieri evaporati e stanchi di una disattesa profezia.
Id: 2941 Data: 09/11/2009 19:11:56
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No global
Sono appartata, defilata, riservata, forse degenerata, nel senso pieno di quel che si snatura. Donna che sceglie di restare sola, per ritrovare l'odore nell’aria che respira. Donna che prova ad osservare da lontano, quel che vicino appare fugace turbolenza, or che un terribile uragano già investe l’esistenza del libero pensiero. Sono riottosa, inquieta, litigiosa, forse sovversiva, in direzione opposta alla censura. Soldato semplice di una milizia sciolta, senza ordini né capi, al collo, un manifesto. Dissidente tra le mine di una guerra asettica, combattiva tra i bubboni di discorsi incomodi, or che una pioggia acida di parole vuote corrode arte e sapienza come plastica.
Id: 2910 Data: 04/11/2009 20:26:24
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Il cerchio
Si affretta il giorno a raccoglier briciole prima del tramonto, a rassettare minuti di passione, fatica, gioia e tormento, prima che tenebre ingorde ne facciano banchetto e cali il silenzio su vite in movimento. Ma c'è uno spazio, un'occasione, un tempo, nel luogo del vissuto, un antro buio foderato di stoffa, in mezzo un lumicino. Profumo di tabacco, aroma di salvia e rosmarino, un caldo giaciglio al fuoco di un camino. E' qui che le parole danno senso e valore all'esperienza, e nella condivisione il pensiero si affina, si eleva la coscienza, si svela il contenuto. Per questa notte, fino all'aurora, preserverò il mio dono dalla tirannia del domani, seguiterò a camminare sui sentieri di luce, la pietra ancora calda tra le mani.
Id: 2897 Data: 01/11/2009 23:21:12
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Il quinto vizio capitale
Nascondo nel lavello un battito di pinne e col setaccio lo zucchero di canna unisco corpo a corpo col lievito e la panna. Tuorli di sole rosso tramontano sul latte e la farina brama di unirsi al rude amplesso col cioccolato amaro. La mente si concilia, si distende e placa, l’olfatto è esacerbato, la bocca versa umori e s’addolciscono le ciglia, nella passione dei sapori. E quando l’acqua bolle, la gallinella affonda nel vino bianco di Cirò, e per metà riaffiora, tra origano e limone nel lussurioso court bouillon. Lievita la sacher nel forno e il suo profumo prelude a morbide discese nei gironi del piacere. Anche stasera, per me e per te che mi compiaci, compagno allegro di merende, l’oggetto del peccato dei virtuosi è tutto lì, nel gran gourmet.
Id: 2883 Data: 28/10/2009 18:32:04
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Haiku di un naufrago
Agita vele
ma ferma è la deriva
sulla battigia.
Id: 2879 Data: 28/10/2009 12:03:33
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Mani in tasca
Nella notte ammantata, riemersa da un sogno, mi accorgo di te, tra le lucciole attonite dei miei occhi spenti. Immensa fatica, il corpo e la mente, nei giorni malati di una falsa ripresa. Ho scavato, hai raccolto i frutti seccati dal vento taccagno e imperioso. Hai donato, non posso accettare regali da mani che non riesco a toccare. Intanto, vedo correre il tempo immobile e muto, in silenzio. E i minuti rincorrersi ciechi in un mare di ovatta compressa in un'inutile scatola nera, senza incidenti. Cerco un passaggio, nelle strade affollate di gente, ma è così fitta la pioggia e nessuno mi vede. Resto a piedi, in tasca le mani.
Id: 2863 Data: 24/10/2009 10:31:04
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Prigioni
Manciate di sabbia negli occhi, in gola il sapore del ferro, di ruggine il volto coperto del filo spinato di un muro, mai eretto, eppur presidiato. Un concio di pietra che avanza è come un forziere fantasma, un dono di merce avariata che basta a saziare la fame, mai spenta, eppure sedata. L’inedia è rivolta alla bocca, il torpore allo sguardo di agnello, non vi è cibo per deboli fauci e quando cala la notte l’assedio di volpi diventa macello, e, all’alba, si scorgono vuoti i recinti. Mi succhio le dita del sale e ingoio la rena dei flutti sommersi durante i tramonti, tessendo cestini di rame coi fili di ferro estirpati, dal sangue che riga il mio pianto.
Id: 2831 Data: 22/10/2009 18:50:20
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Omofobia ( una scommessa persa )
Non basteranno tutte le corde tese nel mio ventre piatto a ingravidare tempeste di rabbia e non sarà abbastanza il sorriso sulle labbra acceso da un rossetto, a divampare incendi. Taglierò il traguardo per una scommessa persa, correndo con le forbici in mano e nel petto una sutura stretta. Ché é più volgare l’ipocrisia del disonore ed è più forte l’infamia del rispetto.
Id: 2803 Data: 14/10/2009 19:25:09
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Alzheimer
L'ha sentito da un albero quel soffio leggero, o dal sanpietrino sconnesso che spurga in un rivolo giallo. Ha rimestato i pensieri e risucchiato ricordi e intorno agli occhi ha piagato ferite già unte. Le parole, nel volo sbilenco, colpiscono sguardi di ombre sgomente e confondono voci in lamenti, nomi in bestemmie. E' al di fuori di sè, nelle vite degli altri, un mesto tormento che pesca nel vuoto. Non lo sa che da oggi una luce si spegne dove l'anima è accesa e la stanza si svuota dei suoni di sempre, per riempirsi di stoffa. E nessuno può dire se questa è la fine o l'inizio discreto di un'altra sua storia.
Id: 2787 Data: 10/10/2009 16:48:13
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Basta un solo filo
E’ chiuso il recinto, ma una maglia si allarga nella sua debole trama. Basta un unico filo ed un dito innocente, a srotolare l’intera matassa. Mi piace pensare che al canto del gallo, la gente che passa si accorga del sole e che in una notte stellata una pioggia incessante apra gli occhi incollati da fango e melassa. Che il silenzio presti fiato al pudore e la giustizia al diritto e al rispetto. Che inseguendo quel filo, sotto il peso di piombo dei suoi stessi anatemi, quel padrone del fondo, trovi pace e giustizia in un dirupo profondo.
Id: 2783 Data: 09/10/2009 18:05:12
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La fede
Stringo forte nella mano il cappio d’oro e argento che suggellò l’impegno tradotto in giuramento.
Libero dal simbolismo, mi appare come occhiello dove soffiare il fiato di un solo polmone.
Peso la tara del suo valore: un amo circolare, una falla nella rete di un pescatore di sogni d’amore.
Anello di una catena senza figli né fratelli, senza inizio né fine, senza margini da definire.
Per non riporlo nel cassetto, e non tradirne la funzione, imparerò ad usarlo per fare bolle di sapone.
Id: 2778 Data: 07/10/2009 19:13:14
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Le ragioni dellincoerenza
Non ho ragione di pensare che sia purezza l’ostinazione a non amare. Alle spalle dell’intransigenza, ho scolpito una statua di sale che si scioglie con poche gocce di tenerezza. Ed è per onestà intellettuale che ricopro i suoi piedi di radici, in un intreccio fitto di salmastro e tuberi profumati di tartufo. La lava di un vulcano, minaccerebbe la statica delle sue catene e un’onda anomala la discioglierebbe in un minuto. Io attendo l’imponderabile e sorrido dal promontorio di un’ammissibile indulgenza. Nessuno può mai verificare la stabilità di un impegno solubile e d’altra parte non è improbabile lo smottamento di un terreno fragile.
Id: 2743 Data: 29/09/2009 13:17:04
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Chimica degli elementi
Scivola sulla tua schiena un rivolo di sudore tiepido. Non lasciare che si perda nel palmo della mano: si trasformi presto in linfa bianca, che si increspi sulla punta delle dita, prima di piegare verso il collo di questa bottiglia senza tappo. Il gas freon ha saturato i nostri pori ma quelle luci al neon riflettono nei miei, l’azzurro dei tuoi occhi. Ed è un oceano di umori senza sponde quest’onda che ti affretti ad asciugare.
Id: 2740 Data: 28/09/2009 22:08:10
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Psicosomatica
Un dolore, come una stretta alla gola, un calore, come lava che avanza, chiudo i pugni per trattenere un unico spasmo. E dentro, è una danza di bocconi amari in cerca di deflussi. Soltanto ululati, trascinano fuori i reflussi, scomponendo le note stonate di lupi dormienti.
Id: 2737 Data: 28/09/2009 13:58:34
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Ricordi di una deflagrazione
Davanti a lei, per pura devozione, passi le ore ad aspettare una carezza di riserva. Mentre io mi dileguo nella nebbia con le schegge dei tuoi pensieri esplosi conficcati nella testa. Sono spilli di magia nera, e trafiggono più volte senza lasciare il segno. Solo una piega resta, testimone di una smorfia di dolore, sul labbro avvezzo più che ai baci a trattenere morsi di passione.
Id: 2729 Data: 25/09/2009 19:47:05
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Pensieri Platonici
E' dentro ai miei silenzi che sta la ragion pura. La mente si distrae al volo di un gabbiano o al canto di un profeta ma scivola nel torpore della sera per rimirarsi vera, nella penombra di una caverna dove s’agita lieve una candela. Libera dall’assedio del vento, la fiamma svela nudità senza censura e proiezioni di speranze vane si infrangono su muri di pece. Fuori da me, si autoalimentano fuochi fatui, tra le macerie di pensieri organici. E miraggi marchiati dai codici a barre accendono gli occhi spenti delle statue.
Id: 2727 Data: 25/09/2009 16:02:31
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Mahamudra
Non resterò qui ferma ad aspettare che il silenzio si insinui lentamente dall’orecchio al ventre in un sottovuoto spinto. Modulerò il respiro mentre soffi sulla guancia, Lo plasmerò in strumento a fiato e instillerò le dolci note in ogni fibra libera del corpo, in ogni buco della mente. Sarà un giardino la tua testa dove seminerò pensieri nuovi, arando la terra sterile di sentimenti con le unghie delle mie dita esangui. Tacerà per sempre il frastuono tra la calvizie della coscienza, e la zazzera liscia del pianto, e spunteranno bulbi piliferi e ricci ribelli in un’insolita assonanza.
Id: 2708 Data: 21/09/2009 13:11:21
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Remissione o indulto?
Mi attrae la splendida criniera di un leone nella prateria e la testa fiera di un cavallo in corsa sulle vie dell’esilio. Mi stupisce l’aria smossa da uno sciame d’api in fuga dalle arnie ed esulto per mandrie di tori inferociti nelle piazze. Sollevo allora il coperchio del mio vaso di pandora e il gesto familiare mi rasserena ancora: resti pure sul fondo l’essenza dei miei mali, ché non è questo il tempo per una remissione.
Id: 2695 Data: 18/09/2009 17:04:49
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Paura di un’ombra
Dovrei cederle il passo e invece sempre arranco, quando appare, vestita di nero, tra gli strali solari al mio fianco. Scompare con il sole a picco, per riapparire nel silenzio di una notte rischiarata dalla luna. A fare i conti coi miei molti debiti e a reclamare il resto dei disavanzi, è più solerte di un contabile. Ma è nelle pieghe di una coscienza debole e codarda che si insinua un sentimento forte che attanaglia. Se fosse davanti a me un sentiero, per quanto lungo e rettilineo, pietre miliari a distanze scandite svelerebbero i percorsi residui. E se una ripida salita si stagliasse in fondo, con un traguardo a definirne la prospettiva, non avrei paura, ché l’equazione allora perderebbe una fondamentale incognita e il libero arbitrio un opprimente vincolo. E salderei con lei che insegue le mie orme un lungo conto di errori ed omissioni, misurati col metronomo di precisione di un musicista ossessionato dagli accordi.
Id: 2689 Data: 17/09/2009 19:10:32
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Delirio di onnipotenza
Non ghermirà punte di ansia ai piedi della mia audacia, il rostro vorace di un falco. Su questa vetta immacolata è superiore la bellezza ad ogni sana esitazione.
Come una vela al vento navigo per mari impetuosi e non basterà il soffio di una brezza a disperdere i miei pensieri intrepidi, chè presto saranno liquidi e leggeri e nutriranno sterili arterie di ragione.
Mi stenderò su un letto di ortiche, contando i solchi vuoti della terra, e infilerò la mia lingua impudente attraverso fessure dense di silenzi, rilasciando una bava di sentenze come pegno all’assenza di coraggio.
Id: 2684 Data: 16/09/2009 18:31:50
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Unarpa
Sta’ zitto e placa la veemenza, ascolta il suono del silenzio e tocca i filamenti della bava che rilasciano le tue parole al vento. E’ un’arpa celtica che offro al moto inutile delle tue labbra e un’opportunità per la tua testa di volgere al contrario i tuoi pensieri. Minaccia pioggia e un breve temporale placherà per un istante vecchie ostilità, spegnendo lapilli di un vulcano che ardono di rancore ed animosità. Ma io cavalco già le strade di un pensiero che tu non conoscerai in questa vita e col solo tocco leggero delle dita evocherò i suoni di un nuovo sentiero.
Id: 2604 Data: 03/09/2009 15:34:04
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Reattività
Occhieggia senza discrezione un accappatoio di lino bianco e sbrodola via dalla vasca una condensa di umori e profumi. La toppa ha opposto resistenza ed anche questa volta la chiave di tutto è dentro quell’umida stanza. Le tempie si imperlano di sudore e la ragione obietta che è novembre e fuori piove e non c’è una spiegazione. Riprendo l’impermeabile e l’ombrello, il cane si rassegna a non uscire, accoccolato ubbidiente sul tappeto e infedele, non mi fa neanche le feste, complice quanto me di un tradimento subìto. Domani uscirà il sole e forse anche la voce a chi per tanto tempo ha soffocato invano la rabbia e lo sgomento per le offese. Ma piove a vento e le mie guance sono già madide, e le ciglia umide sono presagio di un nuovo sentimento che lacrime asciutte non può più accettare.
Id: 2584 Data: 25/08/2009 00:31:00
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La mantide ingannata
Curiosa tentazione per l’infida mantide l’immagine riflessa in uno specchio. Un verde fiore di silicone l’inganno più bizzarro, e la beffa, l’illusoria preda da circuire con danze di sopraffina seduzione. La sua natura ignora l’esistenza della simulazione e una borsa di plastica fiorata con specchietti cuciti col cotone la imbrogliano senza esitazione. Non ci sarà nessuna vittima per questa volta e a far le spese del suo bacio ammaliatore sarà un frammento di vetro e le sue antenne tese si piegheranno su un fiore che profuma di delusione.
Id: 2580 Data: 22/08/2009 00:03:14
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Una nuova dimora
C’è un tempo che niente ti nasconde, non vi è un cono d’ombra al tramonto e in un angolo assolato a mezzogiorno solo una nuvola densa ti accoglie come una fredda pietosa coltre e le tue membra, nude ed indifese, si distendono piano in un giaciglio. Il sole ti trafigge e nelle notti senza stelle astri con le code urticanti lacerano la tua pelle lunare, senza tregua. E’ allora che la pioggia di un temporale fuori stagione scatena una lapidazione di grandine e sabbia e polvere rossa che acceca e annebbia la ragione. Ad occhi chiusi ti perdi in una nuova dimensione. E cade la neve, e il silenzio, e tu sei una lumaca alla ricerca del suo guscio e di una foglia di lattuga. Ma hai le tue antenne ora, e la tua miracolosa bava. E potrai risalire su qualsiasi superficie, aspra o glabra. L’angusta dimora sarà il pretesto per un’altra fuga.
Id: 2577 Data: 20/08/2009 23:48:06
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Il mago
Parlo con te, e sei così lontano, quando il trucco della sintonia è già stato svelato da una sinfonia clonata da cento endecasillabi. Il mago ti ha tradito con un mazzo di carte truccate e sono rivelati ormai i segreti dei numeri vincenti. Nessuna lotteria potrà negarti il riscatto del premio alla regia. A me resta il privilegio di rendere in poesia le poche parole in fuga di una strofa senza schema sgusciata via da un cilindro.
Id: 2552 Data: 08/08/2009 23:24:18
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Vento di fine estate
Sono incagliata come una deriva tra il solco dei tuoi occhi di lava e il naso sottile di un profilo greco. Il vento amico è diventato infido e mi sospinge senza tregua contro sguardi duri di ragione. Non posso liberare la cima, e se pure è intatta la mia vela, il mare è una palude di parole. L’aria è satura di salsedine ma il canto delle giovani sirene è un flebile eco di voci confuse ammalate di raucedine.
Id: 2542 Data: 05/08/2009 23:45:34
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Postulati di un teorema
Portami con te, non ho paura di ritorni e fughe tra le trame ordite per difesa. Ti assolvo da incoerenza e da indeterminazione. La salvezza sta nell’ammissione della variabile del divenire e la virtù nei vertici opposti da unire con un tratto di matita. Imparerò l’arte del tratteggio e cancellando linee e punti all’infinito, lascerò un segno di precaria permanenza. Basterà all’esigenza d’aria dei tuoi polmoni asfittici e i miei pensieri criptici saranno i postulati di un teorema di cui non cerco dimostrazione.
Id: 2536 Data: 04/08/2009 13:49:15
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Non dimenticare mai
Respiro e un battito di ciglia racchiude la memoria di un profumo che ristora naso e gola e il retrogusto dolce e amaro dell’assenza trascolora in bianco e nero il rosso di un tramonto indiano. Rabaskas come gusci di noce ci traghettano fuori dagli altrove e nel fiume calmo, scuro come pece, proiettiamo chiari riflessi di coscienza. La quiete trova spazio nell’onda smossa piano dal remo d’ebano e l’odore dolce del sandalo dalla sponda del fiume sacro invita a un remissivo abbandono. Sotto un cielo umile e superbo di stelle fiere di luminescenza quella notte cogliemmo insieme la rarità di una trascendenza. La preghiera che guida ora la mano, nell’intrecciare istanti di vita vera con simboli dal significato arcano, è solo il segno di un grande dono. Ricorderemo abbastanza per meritarne la vera essenza?
Id: 2533 Data: 03/08/2009 16:26:41
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Analisi del tempo ( senza sintesi )
Un larva di determinazione nello spazio limitato del grembo ci rende artefici di una scelta: il tempo è un’astrazione eppure lo gestiamo, decidendo di nascere, giocando con il si e il no e il quando e se lo decidiamo. E lo stupore negli occhi innocenti cresce di pari passo con lo sgomento dell’uomo che sulla sua pelle riconosce una nuova percezione che presto imparerà a misurare. Scorre, senza tregua e trascina lungo una linea orizzontale, non si addomestica, non accelera e non rallenta, si fa segnare ma a noi nessun potere decisionale. E il grido del neonato riecheggerà per tutto il suo percorso rettilineo come un eco in un tunnel senza fine a cui fine porrà un meteorite caduto dall’alto di un cielo bugiardo.
Id: 2530 Data: 02/08/2009 14:37:18
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Muta coscienza di unintimità
Non saprai mai quale prezioso conforto attinga da te nel fugace momento e quale vitale energia a te sottragga stemperando, in flessibili aghi di pino, l’inevitabile tormento del mio risveglio. Affondare la testa nel cuscino immaginando la criniera di un leone, e sentire sotto le dita ancora calde il lenzuolo fresco di una verde prateria. Non saprai mai quale dolce profumo cammini con me tutto il giorno e con quali inverosimili rituali mi adoperi per non disperderlo, proteggendolo dalle contaminazioni. Andare contro vento vaneggiando d’essere una vela che sa procedere solo di bolina con randa e fiocco affidati al timone. E voltando la schiena alla mia immagine riflessa in uno specchio, con determinazione, io non saprò mai che sto piangendo.
Id: 2525 Data: 30/07/2009 20:44:56
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Preferirei di no Bis
Saresti un gabbiano se sapessi aprire le ali, ti libreresti alto sulle cime più alte di pensieri arditi. Saresti il vento che raccoglie foglie secche per restituirle all’aria a cui appartengono, se comprendessi la loro preghiera. Vedo un ulivo secolare, invece e ne indovino radici sottili che scorrono trasparenti in una zolla creata dal niente, senza né acqua né minerali. Io che non ho mai saputo arare, non traccerò alcun solco nell’aridità di quel campo. Perché la terra è libera di vivere o morire. Non violerò le sue ferite con il mio vecchio aratro, non smuoverò un solo granello. Imparerò a seminare nuove colture adatte ad un giardino di fiori più che ad un piccolo verde orticello.
Id: 2513 Data: 27/07/2009 22:48:01
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Preferirei di no
Ombre divaricate come compassi, in un cerchio perfetto, segnano il punto preciso del non incontro di due rette. Vola un gabbiano distratto portando nel becco un fiore reciso. Sono indecisi i miei passi ma infine cammino d’istinto. Non conosco l’inerzia, muovo prudente da dentro e raccolgo folate di vento. Non corro, sfilo piano ma veloce mi spoglio di inutili e vecchi fardelli, aspettando il germoglio. E non vorrei fermarmi davanti ad un sepolcro, costretta a ricoprire di terra i resti di una debole pianta che supplica di riposare in pace.
Id: 2512 Data: 27/07/2009 22:44:57
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La casa dove nasce il vento
Nell’immobilità di una presenza, capire dove vai non è concesso, non c’è più spazio nei pensieri confusi tra un tramonto rosso e la schiena nuda di un crinale inerte. Solo un alito di vento regala quel soffio di vita che invita al movimento. E sfiori piano con le dita una rosa selvatica reclamando in cambio l’intimità di un sospiro. Intanto si fa sera e le ombre si allungano tra terra e mare. Ed è familiare il respiro delle onde che si infrangono nella placida risacca.
Id: 2499 Data: 22/07/2009 18:19:29
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Un chiodo allo specchio
Picchia, picchia forte con la testa un chiodo infisso nello specchio e fermati a guardare quel che resta di antiche scene di famiglia, di intimità pressate sotto vetro, onori e privilegi che valgono meno di verità colate come piombo fuso. Frantumi di pensieri, sberleffi di una copia di te che ora non temi. Perché non è più ieri. E svirgoli leggera tra le forbici di un orologio e l’indolenza di una clessidra.
Id: 2492 Data: 21/07/2009 21:17:38
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Il canto di un cigno
Intreccio le dita molli intorno ai tuoi pugni chiusi perché non si perda una sola goccia dell’umore che nutre i nostri sensi. Labbra di sale, amare di arsure increspate, di terra da arare. Sono te, cerco una simbiosi nei tessuti della pelle, tento una metamorfosi nelle sfere percettibili di una quasi cecità. Quel che domani potrà il divenire mutare, non scambierà il vento con un respiro. E tu spingi forte, spingi dentro al mio sconfinato lago di certezze onde di rabbia e disperazione. Come un cigno bianco riemergerò dalla placida acqua con le piume bagnate ed il collo dritto e fiero. E non un una nota uscirà dalla mia gola muta di poesia. Sorda ai richiami della mente, ascolterò la voce del vento.
Id: 2486 Data: 20/07/2009 21:26:25
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La fuga del silenzio
Esce furtivo il silenzio quando apro le porte al rumore ma riemerge, da una finestra della mente, in un sussurro lieve, come un canto all’esilio.
Id: 2483 Data: 20/07/2009 15:27:51
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Il primo abbraccio
Il sole, nell’abbraccio dell’anima, quell’unica volta, e mai più, regala un soffio di vita eterna. I raggi sono sentieri infuocati di una possibile ascesa ma brucia il calore sulle membra e seguitiamo a scendere.
Negli abissi raccogliamo una rosa scarlatta e crediamo sia per sempre. Le spine toccano il cuore per un’improbabile passione ed incuranti del dolore, leccati i graffi, proviamo a risalire.
E tra sole e abisso, sulle pieghe della pelle, tra i peli assetati di ossigeno, invisibili canali si chiudono e una zona di latenza ci confina in una bolla di tiepida indifferenza.
Id: 2478 Data: 19/07/2009 11:52:45
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Comunicare
Una goccia di saliva solitaria e amara tradisce l’impeto di invettive lanciate addosso, senza censura. Una lacrima di pianto salata e improvvisa segna il passo a una sofferenza implosa, senza parole. Un unico fotogramma e la storia quotidiana di moti inversi, incondivisi, di umori confusi e dispersi su volti immobili che reclamano univoci codici di comunicazione.
Id: 2477 Data: 19/07/2009 00:08:51
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Il Grande Carro
I pensieri sono bolle d’aria sotto un cielo stanco di vapore. Parole di piombo spezzano sottili legami molecolari. Resta l’attesa del Grande Carro, e stelle solitarie si abbrancano alla fune di leggende metropolitane, stringendo deboli nodi di filo spinato.
Id: 2465 Data: 16/07/2009 13:29:45
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Profumi di sandalo
Mi accoccolo sul sofà davanti alla tazzina di verbena con in mano un ciuffo di erba gatta. Sei perso nelle nuvole di ovatta e guardi in alto. Il profumo del sandalo alleggerisce i pensieri e annulla la distanza. Cerco un’asola di desiderio sulla tua camicia inamidata e vi aggancio un artiglio di felina intraprendenza. Si muove un flebile respiro in fondo all’ultimo bottone e accolgo docile nel petto un primo impeto d’ardore. Lo sbuffo di un fiato rubato stravolge dubbi ed esitazioni e siamo animali nella loro tana che graffiano via il pudore. Suonano nacchere nella testa e danza un demone tra i fianchi e le finte suppliche ad una resa. Un manto fresco di ruvida tela avvolgerà un riposo vigile e mi desterà una preghiera che non vorrò ascoltare.
Id: 2463 Data: 15/07/2009 18:02:58
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Pensieri liberi
E’ il profumo del vento che muove il mio respiro quando le tue labbra si schiudono per un sorriso. E porti semi di arachidi e noci e mandorle dolci nelle tasche vuote dei calzoni. L’albero di zagare attende un’ombra ristoratrice e intanto friniscono sulla chioma i grilli. Scosto una ciocca di radi capelli dalla finestra aperta della tua fronte: un giorno era fitto cespuglio, nido sicuro e luminoso approdo per i tuoi pensieri liberi. La tua mano stringe in un pugno echi di parole volate nelle piazze che furono vessillo dell’impegno: sono briciole di sentimenti e lucciole che rischiarano le stanze dell’ingegno. Zefiro e Levante muoveranno aliti leggeri che tu trasformerai in un’onda di pensiero come nel deserto una bufera di sabbia. Io aspetterò, all’ombra del melograno, per rivederti oracolo di ieri, e poi soldato, e respirare ancora polvere dalle tue labbra.
Id: 2460 Data: 15/07/2009 00:42:01
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Il palmo della mano
Contemplo le mie dita ogni giorno, ne controllo il contorno, lo spessore delle nocche, la misura dell’unghia. E’ come una sorta di ossessione, una costante apprensione che possano cambiare forma. Il palmo della mano dà conferma che tutto resta come sempre: le linee sono solchi intatti nonostante il divenire della vita. Ed è penoso come invece il dorso si ricopra presto di nuovi segni, come graffiti sulla copertina di un libro tanto usato di cui non si abbia avuto cura. L’interno custodisce i suoi segreti che attendono di essere svelati, una mappa di codici eterni, che rappresenta la missione che l’uomo non comprende, per ignavia o per timore. Se solo potessi trovare un vuoto nel tracciato di quelle ragnatele, un ragno ricamerebbe un nodo tra le pagine della mia memoria: resterebbe un segno a quella non letta, per ritrovarci il senso della mia storia.
Id: 2435 Data: 09/07/2009 16:52:38
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Una linea rossa
Dietro la tunica azzurra, svolazzano petali di rosa che ho coltivato per te nell’aurora tiepida di maggio. Non ti girare e continua a camminare, imperitura dama dalle frange austere. Le passamanerie degli orditi e delle fitte trame, nelle sere a venire, saranno la rugiada che non bagna più i miei seni. Non guardarmi e segui la linea rossa, l’orizzonte è alto e non accetta distrazioni. Le pietre incastonate da grilli e cicale nella notte di luna piena appesantiscono il tuo mantello, alleggerendo i miei pensieri. Quando sarai pronta, getta lontano un sasso e chiama chiama forte, risponderà la voce di chi aspetta in silenzio il segno, ricamando in tondo fili di un rattoppo.
Id: 2431 Data: 07/07/2009 04:43:23
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Una sposa
Nell’aria smossa dalle mani in un applauso lungo e fiero, concedi il volo di un pensiero ad una fenice rossa senza ali. La messa in scena di fuochi fatui si allunga in una sola direzione e non trova altra dimensione dove allargare nuove prospettive. Le ciglia trattengono polvere e le dita stringono lacci inutili di calzari stanchi e senza suola. La chiave gira a vuoto nella toppa ma s’apre un varco tra le nuvole e il palco damascato mi avviluppa tra fitte trame di miti e favole. Assorbo liriche di cantori greci e mieto versi sul nostro giaciglio trattenendone uno nel mantello mentre tu respiri il mio risveglio. Non mi accarezza la mano incerta, non segna il passo il piede intrepido. Non volo più e aspetto la pioggia ma a bagnarmi è solo umore tiepido. E sarà l’onda di quel bianco dentello a farti rotolare indietro senza posa fino al mattino di quel tempo remoto: tu eri il mio eroe ed io la tua sposa. Il resto della spesa è solo un soldo affondato nella tasca per ricordo col valore di un’icona antica o di un frammento di cristallo.
Id: 2413 Data: 01/07/2009 22:34:02
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Tracciati di inchiostro
Tra le pagine bianche di desideri inespressi, ho raccolto una foglia, risparmiata dal vento. Un soffio di vita in un tempo lontano aveva irradiato nelle flebili vene una linfa d’inchiostro nascosta ben bene nel doppio circuito di pianto e respiro. E ad ogni pensiero oscurato dal male, ad ogni sorriso che segue a un sospiro, si scioglie in un fluido di nero di seppia vischioso e invisibile perfino a me stessa. Trasformo ogni goccia in cristalli di quarzo, attenta a non perdere neppure un riflesso ed ascolto i suoi suoni vibranti ed austeri che segnano il verso indicando sentieri. E i miei tratti leggeri, di pennelli e matite, i disegni essenziali su tavolozze di cera, danno corpo a pensieri di scienza e coscienza interposti tra i vuoti di mancate assonanze.
Id: 2378 Data: 23/06/2009 18:23:15
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Sole di mezzanotte
Chiusa in un’impermeabile fuori stagione la mia anima ventriloqua sfoga l’inquietudine del paradosso e dell’eccesso. Disegni di sapone e polvere di soda nel cielo terso del tramonto spalmano pensieri morbidi sulla mia fronte in fermento. Acqua, aria, terra e fuoco, ricchi sovrani in quest’universo e come un’ombra sull’inciso, mi appare un altro mondo di traverso dove assetati naufraghi, in apnea, cercano nuovi alibi per una scommessa persa. Avanza lenta e pigra la sera ma il sole non ha un cambio d’abito per l’ora del trapasso e sfila tra le nubi con passo fiero con indosso l’unico vestito rosso. A mezzanotte cala un sipario di cobalto e nel silenzio il canto di un ruscello annuncia la nascita di una nuova alba. Un gabbiano passerà lesto nel becco di un uccello le chiavi di un altro scenario. Arriveranno presto notti gelide d’inverno e sui muri delle case desideri affumicati e promesse ibernate in stagioni malferme. Il buio ingoierà vizi e virtù della gente: qualcuno brinderà con calici di birra o temprerà le membra con bicchieri di acquavite ed una barca in ormeggio cullerà i sogni di un pescatore a caccia di balene estinte.
Id: 2366 Data: 21/06/2009 21:01:32
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Incaute scelte
Raccolsi una nespola matura sull’albero dell’abbondanza e impressi un solco profondo sulla sua morbida scorza. Il nocciolo della sostanza fu seminato in poca terra arsa e l’alba di una primavera mi rese solo frutta secca. Migrarono estati in transumanza e in un lungo inverno di torpore soffiarono un giorno correnti d’aria di speranza e ardore che profumarono i miei pensieri e colmarono il respiro di colori. Volai, e per un po’, nei cieli di Guascogna, raggiunsi vette mai raggiunte prima. E poi si sa, il forte calore del sole anche ad Icaro bruciò le piume. Ho ripiegato le ali tra i sospiri ed in cantina a far loro compagnia i vuoti di bottiglia del Bourgogne. Nell’armadio sontuosi abiti dismessi reclamano il decoroso cordoglio ad ogni cambio di stagione.
Id: 2336 Data: 12/06/2009 17:21:46
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Il guardiano del faro
Le parole si infilano rapide nella cruna di un amo ritorto mentre un filo di nylon tenta invano di eludere un nodo scorsoio. Io che osservo da sempre la luna nelle notti stellate, come un lupo mannaro, ne divoro la luce spettrale ed ingoio granelli di sale. I pensieri leggeri ora vagano lenti tra volute di fumo e si sciolgono piano in gocce di spuma marina. Le memorie remote di un viaggio in Oriente fanno scambi di merce coi desideri improbabili di una mente annebbiata. Queste pagine bianche irradiate da luce screziata si riempiono in fretta di sogni e rimbalzano negli abissi del mare. L’improvvisa furia del vento interrompe il silenzio solcando la pietra miliare. Ed un’onda increspata ammonisce al risveglio dal sogno: sono naufrago da una vita di viaggi e chimere, solitario custode di terre straniere.
Id: 2324 Data: 09/06/2009 20:13:16
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Un sogno
Invisibili dita di cera muovono con cautela le corde di un’arpa celtica. L’aura celeste che avvolge la scarna figura è un monito al religioso silenzio e un invito alla preghiera. Fili d’argento si intrecciano a grappoli di uva e di glicine e principi fatui percorrono i deserti assolati di Siria. Mi desto, accecata da arcane visioni: eterni funamboli in cerca di quiete spiccano salti audaci, in incauti strapiombi senza una rete. Placida luna mi guarda di sbieco, il volo di un gufo finisce sul nido di un ramo seccato dal sole e dal vento. E una piuma che preme sul viso smuove aneliti da tempo sopiti. Mi risuonano dolci momenti di amore, e gli spasmi di bocche affamate di miele e veleno, raccolti in un cesto imbiancato di zucchero a velo. E mi inebrio di dolce e di amaro respiro che soffia sul seno di una montagna incantata, dove spiriti del bosco in delirio si spartiscono avanzi di un sogno.
Id: 2323 Data: 09/06/2009 17:59:13
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Disimpegno
Asfalti bollenti scorrono sotto piedi di tufo sbrecciato, assetati di pioggia. Come tapis roulant bullonati ad orizzonti trasversi e macilenti, rendono vano il passo a frettolosi tacchi a spillo. Tra le crepe della schiena e lungo i fianchi di roccia, il vento secco di ponente ha cantato la sua storia. Se potessi scorgere negli occhi del cielo un pianto sincero di lacrime di pietà e afflizione, trafiggerei la placida luna con latrati di lupi in agonia. Se solo riuscissi a cogliere in quella bocca socchiusa un solo accordo, una sinfonia, accarezzerei il ventre della terra e cercherei un comodo giaciglio. E mi unirei al canto, con le braccia e con la mente. E’ un rantolo invece il suo lamento e mi allontano, incapace di gestire il peso di un cordoglio.
Id: 2307 Data: 07/06/2009 12:18:44
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Una storia damore ( a mia figlia )
La mia giovane storia raccontava allora le intemperanze di una vita densa ed impetuosa, appena mitigata dal soffio di un amore tiepido. Fu forse una nuvola dietro la scogliera, o un cardo selvatico nella brughiera, in fiore, a ruotare l’orizzonte della mia esistenza vana. E fu il calore dell’estate piena e il desiderio di un piccolo cuore, nelle campagne della mia terra, a sciogliere dubbi e paura, come la cera disciolta di una candela. E scelsi allora un comodo riparo per il mio riposo, nell’attesa. Con una piuma accarezzavi la mia anima ed io ti rispondevo, tesa a condividere con te ogni movimento. Come un passerotto, migrasti nella notte di quella primavera, scegliendo l’aria all’acqua che da poco ti conteneva. Ti ho tenuta sul mio petto con amore, l’unico eterno e puro che riconosco in me e dal davanzale della finestra aperta, di tanto in tanto spiccavamo insieme piccoli voli brevi di ampio respiro, giusto ristoro per chi sceglie alfin la terra. I piedi inquieti e le ali della mente ti porteranno lontano dal mio grembo, pronti a migrare per luoghi assolati e, al tuo ritorno, l’aria profumerà di vento e spezie che raccoglierò in un vasetto per il lungo inverno.
Id: 2272 Data: 04/06/2009 21:36:27
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Complementarietà
La vacuità mi attrae ma mi distraggo facilmente e non si dica mai che il nostro complemento sia tutto in quello che non ci appartiene. L’assenza si dilata come una bolla d’aria compressa in un motore inverso e rilascia solo ghiaccio. Intingo un dito nell’acqua gelida e un brivido spegne l’attesa. Contemplo l’aria che respiri e sogno volute di fumo caldo di sandalo e vaniglia. Accendo un’idea dialettica e il lumicino si consuma in fretta e senza cera, forse è elettrica la tua energia. Un soffione sospinto dal vento cattura l’attenzione nell’istante in cui tu dormi beato sugli allori: l’annuncio di una nuova primavera ristabilisce l’ordine dei ruoli. Continua pure a camminare, lento, esplorerò nuovi spazi intanto che non vorrai ascoltare al mio ritorno.
Id: 2261 Data: 03/06/2009 07:47:52
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Dolci pensieri
Non vedo il silenzio, quando sono in te, ascolto colori che si srotolano leggeri come tappeti e un’onda increspata che rilascia lucciole d’oro nella placida risacca. E sono sabbia, allora, e mi lascio trasportare dalla riva al mare e dall’oceano fino all’abisso diventando acqua da bere. Sono sorgente di montagna senza argini nè sponde dove scorrono lingue di fuoco. E mi divori, con voracità e ferocia, assetato di linfa vitale. Sono albero ora, innalzerò i rami fino al cielo offrendo ombra e riparo ai tuoi occhi felici e stanchi. Le tue mani delicate e dolci, come pioggia di rugiada all’alba, potranno accarezzare le mie foglie.
Id: 2249 Data: 31/05/2009 10:40:24
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Una corsa nella nebbia
Un crine nero e il soffio del vento, resta la bianca polvere di un detrito e ti domandi se valga il tormento almeno quanto il peso del vissuto. L’aria stopposa si unisce al fremito, in apparente sospensione, di un animale lanciato in corsa verso domestiche catene di oppressione. E siedi lì, sul dirupo di quella brughiera, la testa tra le mani e le gambe vuote, come la mente che non risponde alle domande, e si affida a una preghiera. Un cavaliere ora cavalca nella nebbia elaborando in fretta l’erronea convinzione che lo condurrà lontano da te, per sempre, polverizzando la tua illusione come sabbia. Nascosta tra i rovi, su quell’arida roccia, insieme alle eriche selvatiche e alle ortiche, raccogli il senso di quel riposo dell’anima e ti accarezzano pensieri di dolci auspici. Come caduto dalla sella, il tuo fantino, respirerà terra e fango ed il rimpianto lo spingerà nell’abisso del silenzio, nel buio che ha negato il grande salto. Per te, dalla polvere di quell’eremo sorgerà un astro giovane e audace: lo annuncerà un alito di vento tiepido, sollevando un profumo d’assenzio.
Id: 2238 Data: 28/05/2009 20:52:34
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Una straordinaria attitudine
Dosava lenta pupille da baciare, senza lasciare nulla al caso. Col bilancino pesava accorta quei bulbi colorati come biglie, al netto delle ciglia. La tara concedeva la misura astratta, restituendo la distanza tra il nocciolo d’essenza e l’apparenza pura. Un calibro domestico d’ottone ne completava la visura: un pregio aveva pure lo spessore nella valutazione d’eccellenza. E dopo questi affanni diligenti, versava dell’aldeide nel barile e scompariva nella notte fragile piangendo lacrime di coccodrillo. Il vaso colmo di arbusti secchi, la sua attitudine alla vivisezione le garantiva scorte di scalpi per altre dieci, cento, mille stagioni.
Id: 2229 Data: 27/05/2009 19:21:00
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Lo sparviero
In questo squarcio di terra silente, trafitta dai dardi impietosi del sole, attendo il calar delle tenebre per accendere di sogni la mente. L’ombra della quercia, al mattino, difende la mia pelle di bambino dal vento secco di ponente e soffia sulle ferite di guerra l’alito fresco del suo respiro. E’ un tappeto di tegole rosse il rifugio della mia coscienza. Un manto di raso color cobalto come una coltre fresca e leggera copre la mia anima innocente. Mi avvolge la sera. E, scrutato da occhi di luce di pianeti curiosi e garrule stelle, attendo il volo di un uccello rapace. Lungo il sentiero che conduce al gran carro e all’Orsa maggiore, avverto in un soffio sonoro nel cielo le poderose ali di un grigio sparviero. Il profumo di piume selvagge rimescola il sangue in subbuglio e concede la forza di un grido che raccoglie il silenzio nel buio. E sogno di potermi librare dalla cima del tetto e volare su per quella montagna nel vuoto liberando i miei piedi dal suolo. L’aria si satura per un istante e non brilla più la stella lucente. All’alba di questo nuovo mattino non sarò più soltanto un bambino: mi porteranno rispetto le genti, invocheranno per me tristi canti, suggelleranno il mio vero destino. Per questa notte, mio audace sparviero, portami via sulla cima più alta di Zagros ché una preghiera inutile mi salvi dalla dissennata sorte di un guerriero.
Id: 2216 Data: 25/05/2009 19:40:24
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Inedia
Suona per me, giovane bassista, la tua mano disegni sulla mia pelle graffi leggeri di musica funk. Tatuaggi di un solo colore solcheranno lembi di vita non vissuta e imprimeranno un vivifico dolore. Canta con me, sconosciuto cantautore, farò delle tue storie ballate da ascoltare in riva al mare inventando un amore. Un tappeto di note struggenti cavalcherò leggera per ricondurre l’anima alla fonte dei sentimenti. Dipingi per me, artista di strada, userò la tua tavolozza per fare esplodere i volumi ed avvolgere di intensa luce un paesaggio privo di emozioni. Scrivo di me, ora, seduta su una sedia e affido a questa penna messaggi di stanchezza e di compiaciuta inedia. La voce del silenzio non tedia la mia anima che, inciampata nel buio, non sa più volare.
Id: 2208 Data: 21/05/2009 19:06:40
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Apparente relazione
La mia testa è vuota, risuona come un tamburo la tempia e pulsa ancora l’arteria dell’occipite luogo delle mie visioni. Nel risveglio da un pensiero appiattito contro il muro, lugubre e senza attesa, cerco nel pugno di una mano la ragione di un’offesa. Non mi trovo. Tra le fibre di uno specchio rotto, l’immagine della mia assenza è scomposta in molecole rarefatte di inquietante presenza. Eppure è viva quella creatura nuova, mi guarda con cento occhi e rimanda sorrisi osceni. Colgo espressioni differenti, cambiando il punto d’osservazione, e in qualche angolo della mente si insinua il demone dell’ossessione . Sono tanti, e mi seguono voracemente, vorrei infilzarli tutti con stuzzicadenti roventi. E quelle bocche sghembe, sussurrano qualcosa in coro che non sento, non comprendo il senso di quella diaspora di parole contro un vetro. Un urlo mi salverà, di sicuro, dal punto di non ritorno di una mente in delirio. E un pugno contro l’illusione frantumerà gli ultimi pezzi di una apparente reciproca relazione.
Id: 2201 Data: 20/05/2009 21:42:31
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Il valore del silenzio
Raccolgo da un sintomo in movimento onde sonore di tale intensità che la mente non trattiene parole, né profumo nè musica né colore. E forse è il niente che ascolto al lume di questa candela. Il vuoto dell’anima in torpore fa spazio in un momento a questa melodia e ne asseconda la pulizia interiore. Morbida la piuma che accarezza il cuore come la cera di questo lumicino al buio. Nettata e colma, desiderosa di rumore, ascolterò stasera le note di una chitarra rock.
Id: 2194 Data: 19/05/2009 16:25:38
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Una ballerina
Sullo sfondo di una montagna di fuoco una ballerina danza sulla sabbia d’argento, le sue mani raccontano storie struggenti di terre arse dal sole e dal vento. I suoi piedi sollevano polvere in cerchio dissacrando, leggeri, antichi tormenti. L’agitarsi sinuoso dei fianchi di donna concede il ristoro e rifonde la quiete e, gettati all’indietro i capelli di mula, l’invito si unisce al piacere di un urlo. E corre veloce nel regno dei morti e al ritorno del viaggio, ferita e graffiata, siede beata al centro del mondo bevendo catini di acqua, languendo in lamenti. Luce di luna le illumina il viso e gli occhi di miele guardano intorno, permeando di resina le rocce di tufo. Piange ridendo la ballerina armena e con il solo gesto della mano stanca richiama dal buio il canto del silenzio per addolcire in quella notte di danza il profilo inquieto di una luna piena.
Id: 2175 Data: 16/05/2009 16:51:52
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Il risveglio
Dormi, sono passati cent’anni dall’ultima quiete. Vorrei poter raccogliere il tuo respiro ed insufflare aria nei miei polmoni. Vorrei umettare dei tuoi vitali umori il simulacro della mia giovinezza. Non ti svegliare mai, sogna invece di regalarmi una rosa che ad ogni tuo riposo sbocci per me con leggerezza. Un albero sta crescendo nel lago dei ricordi e su un ramo sorge per me un giaciglio. Dormi, io resto qui ad aspettare che arrivi il mio risveglio.
Id: 2171 Data: 15/05/2009 20:27:09
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Motivazioni
Non citiamo le fonti. La certezza è dentro ogni speranza persa, ogni illusione infranta La chiave di tutto è rabbia ed indigenza. E non ditemi che è una sentenza l’urlo del lupo affamato.
Id: 2170 Data: 15/05/2009 18:42:06
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Una goccia
Tiepidi sono quei sentimenti che lasciano umori giallastri ed il vigore del mio pianto li cristallizza come resina. Liquide lacrime sciolgono i nodi del cuore ma restano solide le idee nella mente. Non posso togliere la vischiosa coltre che ricopre il mio corpo da tempo, anche se mi spoglio, mi sta sopra, la sento condensata di dolore e risentimento. Il pensiero è debole, si sottomette e nulla, nemmeno la musica, è nutrimento per quest’anima che attende immobile una sola goccia di pioggia.
Id: 2169 Data: 15/05/2009 18:41:17
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Piccole cose
Da quel bistrot, alle luci dell’alba, un’ombra appiattita scivola via per la cruna di un ago ricurvo e invecchiato dal tempo. Un filo di lana, sospinto dal vento, si infila sinuoso nello spazio sfinito. I vapori odorosi di whisky e di malto si infrangono mesti sui cigli d’asfalto. Un manifesto sbiadito, sul muro in cemento, tramanda memorie di film in bianco e nero. E la chiave di tutto è in quella piccola mano che chiede alla pioggia che torni il sereno.
Id: 2162 Data: 13/05/2009 23:46:10
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Caffè con panna
Te ne stai lì fermo, con la testa china su quella tazzina di caffè con panna. Dai tuoi occhi, se solo rivolgessi a me lo sguardo, lanceresti saette da temporale estivo, e squarceresti quel muro di rabbia che nemmeno ti curi di stemperare. I tuoi capelli, ricci, folti e neri, disorientano il fumo dell’aroma che non sa se puntare dritto al naso o se con la soavità del suo profumo domare prima la tua ribelle chioma. Io intanto mi astengo, trangugiando lenta il mio panino. Una sbirciata all’occhiello del giornale, tanto per darmi un contegno normale. Le mani in grembo, un gesto conciliante, diresti tu se sollevassi appena il mento e ti sbaglieresti anche stavolta, ché invece sono qui che mi difendo da un’irragionevolezza quasi disarmante. Quella caviglia nuda avrebbe mai sperato di sublimarsi a pomo della discordia per un disegno che qualcuno vi ha tatuato? Nemmeno io, d’altronde, avrei pensato di riscattare la mia docilità e pazienza assecondando con un gesto meditato un desiderio che da tanto avevo dentro: i tuoi riccioli bruni, sono per me un rapimento ma il caffè con panna conferisce loro più fragranza!
Id: 2158 Data: 13/05/2009 11:47:43
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Londa
Ripartirò da quella stessa onda che mi attraversò infedele, che mi ostruì la gola con il sapore aspro della salsedine. Non sarei mai risorta se i flutti di quella marea impetuosa non avessero trascinato l’intera coscienza in fondo ad una terra silenziosa. Come in una bolla insonorizzata, per quel tempo indefinito, tacqui e, nutrita dal calore dell’incubatrice, nei cento, mille giorni di non presenza, nacqui come novella esistenza con l’anima da secoli già estinta. Ora, è la conoscenza dei miei dissesti e l’uso di orpelli e di nuove abilità che dà energia ed impulso al viaggio per quello stesso mare che governerò, stavolta con più forza e, forse, con più coraggio.
Id: 2157 Data: 13/05/2009 11:33:00
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Il bruco
E arriva il tempo che inesorabile insegna a non contare i giorni che il bruco impiega a divorare l’esistenza. Perchè non credere in una metafora, in un concetto andino del tempo reverso, localizzando a tergo il futuro e avanti a noi il tempo trascorso? Il nostro occhio vede il passato, lo riconosce la nostra memoria, spalle possenti proteggono il futuro dal naturale fluire della sua storia. Già, ma il rimpianto, il rimorso, la nostalgia? stampati per sempre su una fotografia, senza processi di rimozione, anche i peccati, i delitti, gli abusi sull’orizzonte di eterne visioni. Ed il futuro nel retrobottega, senza poterci mai curiosare, senza ideali, senza speranza, un buco nero di beata incoscienza. Ma che delirio, mi vien da pensare che la metafora spaziale del bruco che consuma lento la verde foglia di lattuga nell’orto ben si confaccia alla nostra vita. Ma come immaginarlo assorto, in senso inverso al moto temporale? Avrà per sempre l’orto ricco di verde davanti a sé e dietro… briciole di vegetale.
Id: 2148 Data: 11/05/2009 23:53:03
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Il terrazzo
Da questo spalto di cemento, con l’occhio libero dal velo della consuetudine e dell’acquiescenza, osservo la notte inutile di una città in fermento. Le luci della vita, nell’ovattato vuoto della distanza, sono fiaccole riverberate su uno sfondo di latenza. Immagino un’umanità confusa, in fuga da se stessa, alla deriva e con troppi problemi di coscienza. La prospettiva è ferma, il diaframma per metà aperto, fermo l’ampiezza rarefatta di un’immagine senza campo. Un alito di vento solletica le ciglia, un movimento cattura l’attenzione: sul fil di acciaio della biancheria una camicia sventola leggera, libera dai legami di braccia e busto, una bandiera di libertà domestica per questa notte oppressa da pensieri di cattivo gusto.
Id: 2147 Data: 11/05/2009 23:51:53
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Ajla
Viveva in un camino di tufo la donna baciata dal sole e le sue mani, libere dal velo, correvano rapide su e giù per il telaio con moderato ardore. Tesseva Ajla ricami di pazienza, di tolleranza, e col filo di un dentello, intrecciava sogni di sopravvivenza. Di tanto in tanto, in cima all’altopiano salutava un vecchio turco con la mano ed il sorriso sdentato del mercante le ricordava un detto antico arcano: una briciola d’oro può comprare in nessun caso una briciola di tempo. E un velo di tristezza la coglieva e stringeva tra le dita la sua spola contando i nodi della lunga tela. Mille lune passarono in un giorno e il vento secco ne annunciò il ritorno: dalla collina scorse all’alba di un mattino una mongolfiera grande quanto il suo camino, una spira di polvere di sabbia l’avvolse e in un denso vortice di nebbia lei si perse. Si ritrovò in cima ad un vulcano con una briciola d’oro nella mano lo spazio muto e immobile d’intorno le rivelava di un nuovo tempo il giorno. E per un breve istante della vita Ajla non tesseva la sua stuoia ma contemplava su nuvole di fumo una visione di libertà e di gioia.
Id: 2140 Data: 10/05/2009 19:18:27
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Aneliti
Insolente è il desiderio di schiudere le tue labbra per catturare il silenzio e nasconderlo in grembo. Ardito è il pensiero di rubarti lo sguardo di falco per regalarti occhi di pernice e cancellare dalla tua mente l’ombra di un passato da meretrice. Sublime è affondare le unghie nella tua carne ardente e segnare di rosso il tuo petto per consegnarti ai guardiani, colpevole di aver languito nel mio letto. Ma non conosco orgoglio e ti perdono, anzi ti imploro: versa stille di miele sul mio seno, affonda le mani nella sabbia che sedimenta da secoli nel cuore e, raccolto dal fondo il suo veleno, bevilo tutto in un solo sorso, ché io sia finalmente libera dal morso di bestie infernali e pronta a danzare con te sulle tenere foglie del pudore. E non seguire il mio nudo profilo quando sul canto calerà il silenzio ché nelle tenebre sarò dissolta nell’alba di una nuova esistenza.
Id: 2139 Data: 10/05/2009 19:17:45
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La macina
Se solo potessi ingoiare il tempo, come fosse polvere di farina, la macina del mio mulino setaccerebbe ogni piccolo granello, separando il puro dall’impuro, l’utile dal vano. Ma, se per ogni istante di vita raffinata, l’assoluta perfezione realizzassi, nello sfornare il pane fresco di semenza, depurata e priva di grossolane scorie, bramando miglio, crusca e farro, mi accorgerei dell’enorme sbaglio. E tornerei ad ingoiare il tempo come fosse orzo grezzo ed il setaccio getterei nel vento.
Id: 2138 Data: 10/05/2009 16:51:20
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Energia sottile
Assorbono piano, pascoli inconsapevoli, la sottile energia di un momento, elettricità sotto spoglie randagie, spettri grigi dall’alto incombenti. Una fodera di velluto rossastro attutisce il rumore del vento e brevi gocce ridanno vigore alle zolle di un campo da armento. Sulla collina, una piccola casa ascolta il tumulto dei sentimenti di un uomo che versa nel mare il rimpianto di un’intera esistenza. Uno squarcio slabbrato nel cielo interrompe l’istante di assenza e dall’onda rinasce un pensiero che si stempera in dissolvenza.
Id: 2101 Data: 03/05/2009 14:52:57
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Il carrubo e la ginestra
“Non c’è ombra più omertosa della tua verde chioma” osò dire la rustica ginestra al placido carrubo, dispettosa. Il silenzio confermò l’assunto ma il vento fu a lui complice e il lieve fremito di una foglia dichiarò il suo disappunto. “Nascondi senza indugio delitti e sacrilegi e non ti curi di emettere condanne” sentenziò stridula la pianta. Passò per il podere un uomo in abito elegante, in doppiopetto a righe, in braccio una lupara. Un ragazzetto scalzo seguiva da lì a poco legato stretto a un cappio, in viso il suo terrore. Tacque l’arbusto e più non seppe dire. Il vento si alzò audace invocando la tempesta, il vecchio albero si eresse alto per raccogliere le forze. Pioggia di grosse bacche fu la sua unica risposta. Bastò a fermare la mano disonesta e per quel giorno fu questa la riscossa. “Ginestra, non parli più? Non serve la favella per condannare, con le sentenze non si muta il mondo, piccoli gesti, è quel che è dato fare. Quando la forza della sopraffazione ci rende muti, umili ed impotenti, attendiamo un cenno dal vento ed in silenzio muoviamo all’azione”.
Id: 2100 Data: 03/05/2009 14:30:14
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Mare del Nord
Il tuffo nei suoi occhi per un breve istante fermò l’onda ostinata del mare del Nord. Ma non bastò il respiro gelido del vento a fermare l’audacia delle dita sulla sua pelle di cera. Lunghi fili di seta bruna affollavano i seni turgidi e i lividi fianchi nudi annunciavano fragili la resa dell’innocenza. Un abbraccio condensato di polvere e salsedine cercò incomodo riparo tra rovi e cardi selvatici. La fitta nebbia del tramonto nascose ad un uccello in volo il pasto di un giorno gelido mentre tiepido era l’umore che riversava di gocce la scogliera, tra i fremiti e i sospiri degli amanti. Un’onda si insinuò indiscreta per assorbirne tutta la fragranza ed una nube incauta lasciò cadere fitti sipari liquidi di sollecita decenza.
Id: 2085 Data: 29/04/2009 19:14:02
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Omaggio a Ragusa -Dubrovnik
Le alte mura di pietra bianca proteggono il tuo geloso silenzio mentre le pagine del mio libro si arricchiscono di nuove rime. Sussurri di innamorati pudici aggiungono nuove parole all’eco solenne dei tuoi martiri, blandendo le rocciose pendici. Passanti in punta di piedi, tra gli spalti dei torrioni, raccolgono il vivace brusio della placa marmorea e assolata, riempiendo di umori cestini e panieri. Una piega del viso si stira svelando il sorriso sereno di un vecchio croato che vende al mercato bottoni e spille d’argento. Un concerto d’archi e violini leva in alto una sinfonia in adagio, e lambendo le cime dei colli raggiunge dal mare San Biagio. E dalla torre più alta una scheggia di cielo riflette sul marmo il messaggio del giorno che passa.
Id: 2048 Data: 24/04/2009 14:44:40
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Condivisioni
E’ vano il nutrimento del sapere non condiviso e nullo il piacere di visioni solitarie: il silenzio passeggia nell’anima ed assorbe tutti suoi colori. Se riemergo dalla palude languida, assetata e in stato di apnea, incontro isole di conoscenza e tra le vette riconosco i bagliori. Spirito libero, con le ali del coraggio, volo più in alto ma pronta a planare su verdi pianure dove fermare lo sguardo. Se tu ora dai, io allora prendo, solerte nel donare la mia fantasia in cambio di una perla di saggezza.
Id: 2046 Data: 23/04/2009 21:49:11
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Laboris vacatio
Sono sorsi di beatitudine i giorni rubati all’impegno, ricchi bocconi di voluttà le notti sottratte al sonno. Ma quando cala il sipario, il teatro resta vuoto e gli attori corrono, confusi nel buio, ad indossare maschere di sudario. Qualcuno inciamperà in abiti dismessi e proverà a ricalcare vecchie scene. Qualcun altro resterà scalzo e nudo, destinato a vagare nei luoghi di sempre. Uno specchio concederà la salvezza di ritrovare l’ombra stropicciata e lisa, da ricomporre nella sua interezza. Una sartina si offrirà di ricucirla, affinchè fiera ed altera sfili sicura sul palcoscenico dell’apparenza.
Id: 2044 Data: 23/04/2009 20:48:07
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