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Neuroscienze e psicoanalisi

Argomento: Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 25/01/2022 17:17:06

Guido  Brunetti

Neuroscienze e psicoanalisi

 

Ci troviamo agli albori di una nuova ed eccitante epoca nella ricerca della comprensione del cervello e della mente. Invero, il dibattito sul cervello è stato dominato per quasi duemila anni dalle ide di Ippocrate (460 a.C) e di Galeno (130 a. C.).

 

Oggi, abbiamo due prospettive in materia. Una è rappresentata dalle neuroscienze, le quali studiano il cervello “oggettivamente”, presentando “fatti concreti”. La seconda prospettiva riguarda la psicoanalisi, la scienza della soggettività, la quale studia il mondo interno della mente, gli stati mentali soggettivi, come la coscienza, i sentimenti, le emozioni, i sogni. Questa disciplina ha una natura astratta.

 

Lo scopo delle neuroscienze è comprendere le facoltà mentali, gli aspetti consci e inconsci del comportamento ( sensoriale e motorio, emotivo e cognitivo). Le riflessioni si spostano dall’ambito filosofico e religioso a quello scientifico. Nella scienza del cervello non c’è spazio per “alcuno spirito”. Scompare anche l’idea di anima e di Dio. Ci sono solo dinamiche di una materia complessa. La parola God , Dio, viene sostituita con un’ altra, la di gene.

 

In questa feconda linea teorica, si pone il libro di Shimon Marom “La psicoanalisi e la scienza del cervello. Spazi per un dialogo” (Casa Editrice Astrolabio). Dopo aver sottolineato i tanti errori metodologici degli attuali orientamenti del “riduzionismo neurobiologico”, Marom afferma che le neuroscienze  sono in grado di di stabilire “linee guida”, mentre la psicoanalisi trae ulteriori motivazioni per definire i propri concetti.

 

 

 Dalla ricerca delle neuroscienze emerge un principio fondamentale, quello secondo cui che il cervello, pur essendo un orga­no corporeo, come lo stomaco, il fega­to o i polmoni, possiede proprietà dav­vero prodigiose, speciali e misteriose, che lo contraddistinguono da tutti gli altri organi: è la sede della mente, e in qualche modo determina la sensazio­ne di essere noi stessi, qui e ora, nel mondo.

 

Il tentativo di comprendere in che modo ciò possa accadere — come cioè la materia possa diventare mente — co­stituisce il problema mente-corpo. Il quale rappresenta un enigma affronta­to sin dall'antichità. Di diverso, rispet­to al passato, è l'emergere in questi ul­timi anni di un approccio scientifico, teso a risolvere quell'antico mistero.

 

La questione mente-corpo oggi viene riguardata come quella della "co­scienza", per cui la formulazione del problema da "come emerge la nostra mente dal cervello" è diventata "come emerge la nostra coscienza dal cervel­lo". L'ipotesi straordinaria — ha scritto F. Crick — consiste nel fatto che pro­prio "tu", con le tue gioie, i tuoi dolo­ri, il tuo senso di identità personale e il tuo libero arbitrio, non sei altro che "la risultante di una miriade di cellule nervose". Di per sé, le singole cellule del cervello non sono "mentali"; però quando esse si connettono insieme, ciascuna, secondo i neuro scienziati, contribuisce a creare un si­stema, e il tutto diventa la mente.

 

L'impegno di Crick e dei neuro-scienziati, nella loro ricerca dell'ani­ma, consiste nel cercare di individuare quali siano le regioni cerebrali e quali i processi che costituirebbero i "corre­lati neurali della coscienza", al fine di scoprirne la sede. Gli studiosi che si occupano, nell'ambito delle neuroscienze, del problema mente-corpo, cioè della natura della "coscienza", so­no persuasi che la vita mentale sia il "prodotto" di una rete di centri neura­li.

 

Ciascuno di questi centri sarebbe correla­to ad una funzione mentale, per cui una volta raggiunto l'obiettivo di tro­vare una correlazione analoga per tut­te le diverse funzioni, si sarebbe otte­nuto il quadro completo della mente. Le funzioni mentali, in sostanza, ven­gono assunte come "il risultato"  dell’ azione combinata di tutto il cervello.  Attualmente, il concetto che i correlati neurali delle funzioni menta­li siano sistemi funzionali complessi ri­sulta una posizione condivisa dagli studiosi di neuroscienze.

 

Ai fini di una maggiore compren­sione della coscienza, Solms e Turn­bull propongono che il fattore deter­minante nel collegamento delle nostre percezioni, che confluiscono nel for­mare l'esperienza della coscienza, sia il fatto che esse emergono a partire dalle nostre percezioni interne, le quali sono a loro volta vissuti percettivi del nostro Sé corporeo.

 E proprio per­ché ciascuno di noi esiste come un'en­tità corporea unica che la nostra co­scienza viene vissuta in modo unifica­to. In ultima analisi, si ammette che il corpo viscerale costituisce la base del­la mente.

 

A sua volta, il metodo di studio della mente impiegato dalla psicoanalisi riguarda la possibilità di percepire la mente attraverso l'introspezione o l'autoconsapevolezza cosciente del “mondo interno”. La capacità di guardare "all'interno" rappresenta la proprietà essenziale di una mente, L'Io, che noi tutti percepiamo attra­verso l'introspezione, può anche esse­re percepito per mezzo dei nostri sen­si esterni. La mente, dunque, è intima­mente connessa con il processo d'in­trospezione, che realizza così un'espe­rienza integrata del mondo interno e di quello esterno, radicandola nella sensazione di fondo che genera il Sé. Il computer può anche acquisire la capa­cità dell'intelligenza, ma non quella della coscienza perché non possiede al suo interno la capacità di autoconsa­pevolezza. La  psicoanalisi ci dà l'accesso ai funzionamenti interni della mente.

 

Per la comprensione del cervello e della mente, occorre pertanto considerare lo sviluppo di un modello di relazioni tra costrutti psicologici denominati "oggetti relazionali". I primi oggetti vissuti dal bambino sono le parti del corpo della madre. Questa figura divente  un oggetto ambivalente, cioè un oggetto sia buono sia cattivo. E' l'archetipo di una madre "amorosa e di una madre terrificante" di Jung. Esistono poi anche oggetti relazionali interni legati all'io, al sé, all'oggetto interno della madre e di altre figure.

 

Ogni individuo quindi si costruisce dei modelli di se stesso e del mondo. Non esiste una mente isolata dalle sue relazioni con le menti altrui.

Gli oggetti relazionali poi si riflettono nell'anatomia e nello sviluppo del cervello e costituiscono un fattore determinante nello stesso sviluppo fisiologico umano.

 

Sevono nuove concezioni per scoprire ulteriori aspetti relazionali e riconoscere che il cervello, per Marom, è un "ammasso" di neuroni, tutto il "resto", tutto ciò che è "significativo" è "là fuori", nelle relazioni con il cervello e la mente hanno con le proprie esperienze personali e con il mondo.

Vogliamo dire che la questione cervello-mente molto al di là dei sistemi neurali e dei meccanismi cerebrali e fisiologici.

 

L'obiettivo è allora quello di giungere ad una integrazione e a un dialogo relazionale fra neuroscienze, psicoanalisi e altri campi della conoscenza. Le due discipline sono diverse nei linguaggi e nei mezzi d'indagine, ma condividono gli stessi obiettivi. Il premio Nobel Kandel ha scritto che le neuroscienze forniscono alla psicoanalisi fondamenti scientifici. Di qui, la nascita della neuropsicoanalisi. Molti autori al riguardo affermano che la psicoanalisi dovrebbe essere ricondotta alle neuroscienze.

 

 

 

 

 

 

 

 


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