Guido Brunetti
Alla scoperta del cervello e della mente
Abstract.
La ricerca dell’identità, della conoscenza e della cura dell’anima è alla base della riflessione dei primi pensatori, a partire da Socrate e Platone. I temi del cervello e della mente nel Novecento sono poi passati sotto il dominio delle neuroscienze, le quali stanno fornendo una messe di dati sull’ eccezionale complessità del cervello e delle sue fantastiche reti neurali.
Parole chiave. Anima, mente, cervello, interiorità.
Premessa.
In principio, l’anima, lo spirito, il soffio. Poi, la psiché. Quindi, la mente e la coscienza. Che stanno emergendo come alcuni dei temi centrali e più stimolanti delle nuove neuroscienze. Alla ricerca di sé. Già nell’oracolo delfico “Conosci te stesso” e in Platone c’è l’invito a cercare il sé, la propria interiorità. Perché dove c’è l’anima, là ci sono “vibrazioni”, l’unità del tutto, l’universo della mente, la rete dei simboli e dei miti. Conosci te stesso è una esortazione alla riflessione. Il precetto della conoscenza di sé è un viaggio interiore.
Il sé nella visione dei pensatori antichi è un principio di vita “immortale” e di intelligenza capace di trascendere il divenire e che avrebbe preso il nome di psiché, anima. Invero, la domanda sulla natura della psiche- scrive Franco Fabbro nel suo libro “Che cos’è la psiche. Filosofia e neuroscienze” ( Casa Editrice Astrolabio, 2021) è “antica quanto la stessa umanità” ed ha “indirizzato per sempre il modo in cui l’uomo occidentale ha pensato a se stesso”. Di qui, gli stretti rapporti che “intercorrono tra la filosofia e la scienza”. L’opera di Fabbro è animata infatti da una notevole integrazione tra istanze umane, filosofiche e spirituali e le molteplici teorie delle nuove neuroscienze, fornendo una varietà di prospettive.
Indagare la natura del cervello e della mente si rivela un cammino che conduce alla philosophìa, all’amore della sapienza e ad esplorare la verità. Il principio “conosci te stesso” rappresenta un fondamentale fattore per interrogarsi sulla “essenza” propria dell’uomo, per elevarsi alla contemplazione dell’universo e dunque pervenire alla conoscenza integrale. Interrogarsi sulla natura dell’uomo.
Uno dei primi autori a teorizzare questi concetti è stato Socrate. Il suo scopo era quello di dimostrare che l’essenza della natura umana sta nella sua psiché, ossia nella sua anima, e quindi in ciò che consente all’essere umano di diventare buono o cattivo. Secondo Socrate, l’uomo deve occuparsi soprattutto della sua anima, in modo che essa diventi migliore il più possibile. Il concetto di “anima” e della “cura dell’anima” rappresentano il “cardine” del socratismo. Curare l’anima significa innalzarsi al di sopra della “finitudine umana” e conoscere la saggezza e il divino. Vuol dire scoprire la “radice celeste” della natura umana, il “seme divino” che riposa in essa.
Il dominio delle neuroscienze.
Oggi, questi argomenti sono passati definitivamente sotto il dominio delle nuove neuroscienze. L’antico problema anima-corpo viene riformulato sul piano neuro scientifico. L’anima è scomparsa dai testi delle neuroscienze ed è stata sostituita dal concetto di mente. Le funzioni mentali sono ritenute non più entità metafisiche, ma il risultato dell’attività dei neuroni. Non solo le nostre attività mentali sono l’esito di processi cerebrali, ma queste plasmano l’intera nostra esperienza. L’emergere della coscienza e del sé promana dalla plasticità delle connessioni sinaptiche e dalla trasmissione degli impulsi tra un neurone e l’altro (LeDoux). Il cervello diventa così il vero protagonista della commedia umana. Non esistono, secondo autorevoli neuro scienziati, eventi mentali, ma solo cerebrali. E’ provato- scrive Eric Kandel, premio Nobel per la medicina- che “tutti i processi psichici, normali ed anormali, sono funzione del cervello”.
La mente, per il materialismo o fisicalismo, è il “risultato” di uno stato fisico. Uno stato della mente è “uno stato del cervello” (Feigl, Smart). Comportamento e coscienza, tanto negli animali, quanto negli esseri umani, sono per intero il risultato- precisa Griffin- di eventi che hanno luogo nel loro “sistema centrale”. Per questa via, è emersa la teoria della “identità” tra fenomeni mentali e fenomeni neuro-fisiologici. C’è insomma identità di corpo e mente.
Il mistero della mente.
Tra i “sette enigmi del mondo”, il fisiologo tedesco Emilio Du Bois-Reymond enumera quello dell’origine del pensiero e del linguaggio, pronunciando non solo un “ignoramus” (non sappiamo), ma anche un “ignorabimus” (non sapremo). I problemi della mente e del cervello sono considerati così delicati, difficili e complessi che per definirli vengono usate le parole “enigma” e “mistero”. Il neuro scienziato Vizioli sottolinea al riguardo le “conversioni mistiche” di autorevoli neuro scienziati, come Penfield, Eccles e Sperry, che si “sono inchinati di fronte al mistero della mente, di come cioè una struttura materiale possa dare origine ad un’attività immateriale”. Il venire alla luce della coscienza di sé e di ogni individualità- scrive Eccles- è “un mistero” e si trova “al di là dell’indagine scientifica… è il risultato di una creazione soprannaturale di ciò che in senso religioso è chiamato anima”.
Il problema mente-corpo- afferma Popper- contiene “grandi enigmi” che forse non saranno “mai risolvibili”. E’ un problema che rappresenta uno dei più grandi misteri dell’universo. Da una parte quindi il riduzionismo, dall’altra la seduzione del misterioso, del soprannaturale.
Conclusioni.
Partendo dall’assunto neuro scientifico che la mente è un “prodotto” dei processi neurali, gli scienziati sono impegnati a comprendere “come” e “dove” avvenga nel cervello la nascita della coscienza. Sta di fatto che i neuroni non producono idee, non creano pensieri o la “Cappella Sistina”, il “Requiem di Mozart”, l’arte di Raffaello o il verso di Dante. Per noi è la mente che permette al neonato di riconoscere il volto della madre, alla gazzella di riconoscere l’odore del predatore e all’individuo di riconoscere la sinfonia di Mahler
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