Guido Brunetti
Perché serbiamo memoria del caro "cucciolo" Kimi
Il presente saggio ha lo scopo di ricordare il nostro “cucciolo” Kimi- l’ombra più dolce mai lasciata- che non c’è più; le capacità del cane circa intelligenza, affetti, emozioni, coscienza e autocoscienza, morale, “teoria della mente”; la sua funzione terapeutica nella cura dei disturbi psichiatrici; la sua qualità di generare effetti benefici sul piano bio-psichico e mentale; di dare gioia, serenità, tranquillità nell’animo e momenti di felicità; il suo grande ruolo infine ricoperto nel favorire il progresso della scienza, della medicina e della psichiatria.
Come mostrano molteplici ricerche neuro scientifiche, il cane ha contribuito al progresso dell’umanità e della scienza, e al benessere bio-psichico e mentale dell’uomo. Da sempre rappresenta un sicuro sostegno psicologico, emotivo e affettivo per gli esseri umani, una fonte di gioia e di serenità, come evidenzio nel presente lavoro, portando la testimonianza del mio amatissimo cane, Kimi, scomparso il 15 novembre 2020 dopo quattordici anni, lasciando un dolore indicibile, un vuoto incolmabile, struggente nel mio animo e in quello di mia moglie Anita e di mio figlio Valentino, il quale in un giorno piovoso di molti anni fa lo prese con sé sanguinate e sofferente mentre giaceva in una pozza di fango e sangue per le ferite, abbandonato in una strada alle porte di Napoli.
“E’ un’immagine- ricorda commosso Valentino- scolpita nel mio animo. Tornavo a Roma da Napoli, dove avevo partecipato come avvocato ad un processo. Uscendo dalla città, vedo che sul ciglio della strada era steso un cucciolo di cane. Scendo dall’auto, mi avvicino. Aveva lo sguardo assente e impaurito, nessuna reattività neuromotoria né emotiva. Una scena per me carica di pietà, angoscia e sofferenza, e rabbia. Rabbia perché una creatura abbandonata è agli occhi di madre natura una cosa proibita.
Lo prendo tra le braccia, lo accarezzo e lo adagio sul sedile dell’auto, gli pulisco la ferita, fasciandola con il mio fazzoletto e cerco di asciugarlo. Corro quindi veloce verso Roma, poggiando la mia mano sul suo capo.
Giunto a casa, lo adagio su una poltrona e lo rifocillo. Non si regge in piedi, è denutrito, stremato, debilitato. Ancora sporco di sangue e di fango, corro subito dal veterinario. Che gli presta le prime cure. ‘Se viene accudito e assistito in modo adeguato- dice il veterinario- si riprenderà’.
Torniamo a casa- prosegue Valentino-, gli porgo un biscottino. Ha difficoltà a prenderlo e a mangiarlo. Lo accarezzo. Gli parlo. Cerco di dargli i croccantini. Lo rassicuro. E così fino al momento di andare a dormire. Nel dargli la buona notte, gli accarezzo il musetto. Lo guardo e scorgo una lieve reazione muscolare ed emotiva. Sembra la fine di un incubo infinito.
Raggi di sole dopo un nubifragio.
Ora Kimi ( è il nome che gli ho dato) mi guarda. L’immagine del suo sguardo così tenero mi commuove. La scena dolente e drammatica dell’inizio, mi è rimasta nel cervello e nel cuore ed è una scena che mi accompagnerà per sempre.
Dopo pochi giorni, Kimi si ristabilisce, appare in buone condizioni fisiche, è vivace, dà e vuole affetto.
E subito diventa uno di famiglia.
Comunichiamo benissimo e ci comprendiamo in maniera straordinaria perché usiamo il linguaggio universale dell’affezione, dell’empatia e della generosità.
Una storia triste e drammatica che si risolve a lieto fine: una vita salvata. Mi viene in mente- conclude Valentino che fatica a trattenere le emozioni- un principio contenuto nella Bibbia: ‘Chi salva una vita, salva il mondo intero’.
Quella di Kimi è una storia che ha generato in noi, che lo abbiamo tenuto in una condizione di accudimento e affetto, tanta gioia e benessere biopsichico.
La sua scomparsa è stata una grande perdita. Una grave separazione, un distacco che, d’accordo con Emily Dickinson, è un abisso di pene. Lasciare il suo bene, il suo affetto, la sua devozione, la sua fedeltà e la sua tenerezza e il suo tenero e gioioso sguardo.
‘E’ l’ombra più dolce mai lasciata’ impressa nella nostra mente e nel nostro cuore per usare un bellissimo verso di un grande poeta americano, il quale fa dire al suo cane: ‘Ti seguirò anche dopo la morte’. Una perdita che fa male, che genera malessere e brividi di smarrimento.
Ci conforta sapere che Kimi apparteneva ad un mondo, quello animale, che ha dato un decisivo contributo allo sviluppo della scienza. Gli scienziati cercano nel cane e negli altri animali le risposte ai misteri del cervello umano. Soltanto attraverso lo studio del cervello animale è stato possibile infatti avviare la comprensione del cervello e della mente umana, dei nostri processi cognitivi, affettivi ed emotivi. Senza modelli animali non sarebbe realizzabile alcuna seria conoscenza delle nostre funzioni cerebrali.
Le storie di successo delle scienze neurobiologiche, della medicina e della psichiatria sono dovute alle meravigliose scoperte tratte dal cane e dagli altri animali. La ricerca animale sull’insulina, ad esempio, ha salvato decine di milioni di bambini da una morte prematura.
Kimi possedeva molte qualità.
Ci sono prove schiaccianti che nel cane, ma così anche in altri animali, sono presenti affetti, emozioni e attitudine all’apprendimento.
Ricerche neuro scientifiche poi indicano che anche nel cane sono presenti aree cerebrali che costituiscono la base della coscienza. Animali, come i cani, sono dunque coscienti, hanno una coscienza primaria. Ovviamente, un diverso grado di coscienza rispetto all’uomo.
Ci sono inoltre evidenze scientifiche che esiste addirittura un certo grado di autocoscienza, di consapevolezza di sé.
Esperimenti approfonditi hanno rivelato poi che nel cane c’è un sistema morale, il quale si è sviluppato a partire dagli istinti primordiali animali milioni di anni fa.
Nella mia ricerca su Kimi ho moltissime prove di stati di empatia, altruismo, coscienza e di comportamenti morali.
Anni fa ero seduto con un libro nelle mani. Ero triste e assorto nei miei pensieri per un evento luttuoso. Mi accorgo che il mio cucciolo mi osservava come per capire il mio stato d’animo, indeciso se avvicinarsi. Aveva uno sguardo colmo di affetto e tenerezza, cosa non sempre praticata dagli esseri umani. Lo guardo anch’io con tenerezza, gli sorrido. Lui rincorato si avvicina e poggia il suo musetto sulle mie ginocchia. E’ stata una scena commovente, un grande prova di empatia, un comportamento consolatorio. Una grande sensibilità morale.
Questa testimonianza conferma ciò che molte ricerche hanno dimostrato. Il cane è dotato di una “teoria della mente” e di empatia. Ha la capacità di “sintonizzarsi” con i sentimenti e i pensieri di altri soggetti. Ha l’attitudine a comprendere gli stati mentali altrui, come emozioni, intenzioni, desideri, credenze, conoscenze. Il cane capisce se nel suo interlocutore c’è stato un cambiamento di umore. E’ quanto ha fatto Kimi con me nell’esempio sopra descritto.
Il ‘cucciolo’ Kimi possedeva anche capacità intellettive.
Ricerche nel campo delle neuroscienze precisano che nel cane sono presenti diversi livelli di intelligenza, come l’abilità a farsi capire e a capirci. E’ in grado poi di comprendere gli sguardi e ha capacità sociali.
L’interazione con Kimi pertanto ci ha fatto stare bene, una condizione che abbiamo vissuto fin dall’inizio, quando espressi su di lui questi stati d’animo.
E’ placido e dignitoso.
Non piagnucola sulla sua condizione,
né piange sui peccati che non ha.
Mite, gioioso, buono, tenero.
Parla con gli occhi e con la sua armonia gestuale.
“Virtù umane” non possiede: non odio, né malvagità, invidia, egoismo, cinismo, maldicenza.
E’ un dono della Provvidenza.
Da quanto finora detto, si può comprendere come il cane sia da questo punto di vista un regolatore emotivo e un terapeuta, giovevole in campo medico, psichiatrico e psicoterapeutico. Induce sedazione neuromotoria, calma, tranquillità nell’animo, dà affetto, gioia e momenti di felicità, trasmette emozioni. L’insieme di questi meravigliosi doni produce effetti benefici sulla salute e il benessere bio-psichico e mentale della persona, attraverso una cascata di ossitocina e altri oppioidi, considerati sostanze del benessere e del piacere, riducendo in tal modo stati d’ansia e di depressione, stress, inquietudine e i tanti malesseri indotti dalla vita moderna.
Il cane dnque dà salute e lenisce la sofferenza umana.
Su tutti questi aspetti, ho parlato di Kimi nei miei libri sul cervello, la mente e la coscienza e su riviste scientifiche, come la “Rivista di psichiatria” e “Neuroscienze”.
Durante questi quattordici anni, Kimi – e non ci stancheremo mai di ribadirlo con forza- è riuscito a inondare la nostra esistenza di bene, calore affettivo ed emotivo, tenerezza, gioia e serenità. E tanto amore e tanti momenti indimenticabili di felicità.
Un legame solido, forte, speciale, attraverso continue dimostrazioni di affetto.
Un rapporto empatico, anche per mezzo di un incessante contatto visivo, offrendoci continuamente motivi di meraviglia.
Si è creato così un sentimento affettivo di appartenenza che nel tempo è diventato indissolubile. E’ quel sentimento che lega i genitori ai figli, sperimentato con Kimi attraverso passeggiate quotidiane, nella cura e nell’accudimento, nell’igiene, nell’alimentazione, nelle carezze.
Questa, la sua incommensurabile essenza affettiva ed empatica. E’ stato un meraviglioso dono della Provvidenza. Lo sento sempre presente. Non posso uscire senza rivedere e percepire la sua forte presenza mentre cammina al mio fianco. Una grande afflizione.
Kimi continua a restare con me, con mia moglie Anita e con mio figlio Valentino. La sua dolce e tenera presenza fa parte di quei ricordi dai quali non si esce mai.
E’ la nostalgia di Kimi: un ricordo di gioia, ma anche di dolore perché non c’è più.
Kimi è stato un angelo che si è staccato dalla schiera degli angeli ed è sceso sulla Terra per rendere lieta la nostra esistenza. Ora, egli è tornato tra gli angeli.
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