L’assidua meraviglia dell’attimo
Con “Quando sorride il mare”, Floriana Porta presenta una raccolta la cui precisa sobrietà non è priva d’intime valenze allusive.
Si legge a pagina 11
“Noi viviamo nell’istante
di una forza procreatrice
che abita ogni cosa”.
Siamo dunque immersi, secondo la poetessa, in un’energia “procreatrice” ininterrotta e ovunque diffusa.
Sorge l’interrogativo: come “viviamo” in quel continuo “istante”?
È difficile, in ogni senso, misurare l’attimo: quest’ultimo tende a sorprenderci, sicché appare arduo averne esperienza in modo pienamente consapevole.
La sua minima durata è anche infinita.
Minuscolo e immenso si toccano, di più, si confondono, come accade nel caso della distesa marina, ossia di una sconfinata estensione acquea che, in piccola parte, può essere contenuta nell’incavo della mano.
Simile superficie è pure acustico abisso
“tra le macerie sonore
di profondi fondali”,
addirittura è sinfonia
“il mare inventa
musiche solitarie”.
L’autrice coglie nell’affascinante elemento oceanico una specifica dimensione della propria interiorità che, lungi dall’essere incline al mero riflettersi nella natura, si riconosce in essa.
L’uomo e l’ambiente non sono rigidamente separati l’uno dall’altro: questo suggerisce, ad esempio, la pronuncia
“Le mani diventano memoria
mentre scavano
tra le stelle e i ricci di mare”.
Si legge, poi, a pagina 47
“Non hanno parole
i corpi
distesi e paralleli
di terre nuove”.
L’uomo definisce se stesso e ciò che lo circonda con il linguaggio, tuttavia l’esistente, quasi fosse una terra nuova, potrebbe costituire oggetto di diversa valutazione.
Occorre tenere ben presente siffatta circostanza, poiché se nulla è, a priori, scontato, appare del tutto legittimo il desiderio di un dire che riesca a farsi poesia, cioè parola intensa, ricca di originale valore espressivo.
Se
“Onde cosmiche
afferrano
le mani invisibili
dei confini del mondo”
e se esistono
“Dentro e fuori
orizzonti di mari
e di parole”,
allora possiamo nutrire qualcosa di più di una semplice speranza.
La meraviglia non è un sentimento effimero, una fugace sorpresa, una precaria immagine che si mostra per un attimo, è (o, almeno, può essere) un fecondo atteggiamento capace di rivolgersi al mondo con sollecita sensibilità.
Meravigliarsi è ricominciare a comprendere, è abbandonare quella nociva tendenza a sottomettersi al giogo di uno sterile senso del già visto e già vissuto che impoverisce, fino ad annullarla, la “forza procreatrice” di cui si parlava all’inizio.
Quanto, poi, al quesito concernente il concreto modo di comportarsi, Floriana risponde con quattro concise e sincere parole
“Cerco
sorrisi da amare”.