Guido Brunetti
Le origini dell'uomo ed evoluzione del cervello
Abstract. Le origini dell’umanità incomincia in Africa con lo sviluppo della postura eretta, che apre la strada all’evoluzione biologica e a quella culturale e che culmina nella comparsa dell’Homo sapiens. In questo processo evolutivo, il cervello ha ereditato l’organizzazione di tre tipi fondamentali di cervello.
Parole chiave: Postura eretta, Homo sapiens, cervello, mente, monismo, dualismo.
La storia affascinante delle origini dell’umanità, costruita sui reperti paleontologici esaminati con tecniche sempre più precise e sofisticate, incomincia sette milioni di anni fa, si svolge in Africa e giunge sino ai nostri giorni. Essa prende avvio quando dalle molte specie di scimmie antropomorfe si “separa” un tipo che si distingue per la postura eretta, in grado cioè di reggersi su due gambe e di realizzare l’andatura bipede.
Lo sviluppo della postura eretta- afferma R. Leakey- “distingue” gli ominidi dalle scimmie antropomorfe e apre la strada a quella evoluzione biologica e culturale che culmina nella comparsa dell’Homo sapiens dopo quella dell’ Homo erectus, che nasce circa due milioni di anni fa, e dell’ Homo habilis (Leakey).
L’Homo sapiens, che compare circa 34.000 anni fa, è caratterizzato dalla coscienza, dall’uso del linguaggio e dalle prime forme d’arte. Con il linguaggio e l’arte, l’evoluzione si avvia verso l’uomo moderno, il sapiens sapiens.
Si può ritenere- afferma il neuro scienziato Paul MacLean- che nella sua evoluzione, il cervello si sia sviluppato come un edificio al quale vengono aggiunte via via nuove strutture. Nel tempo, il cervello ha ereditato la struttura e l’organizzazione di tre tipi fondamentali di cervello: il cervello rettiliano (500 milioni di anni fa), la struttura più antica; il cervello mammaliano (250 milioni di anni fa) e il tipo più complesso, il neocervello (100-50 milioni di anni fa). Queste tre strutture funzionano come “un cervello uno e trino”, pur presentando differenze strutturali. Secondo questo scienziato, la mente- il pensiero, le idee, le emozioni, i sentimenti- non è altro che la manifestazione del cervello.
Invero, il rapporto tra cervello e mente è un problema che ha una storia millenaria. Per secoli i due termini hanno indicato elementi differenti (dualismo).
Mente e cervello sono i due elementi che formano l'individuo. Da una parte c’è lo spirito (psiche) e dall’altra, la materia. Cartesio parla di "res cogitans e res extensa". Questo dualismo è già presente nella cultura greca, a partire da Platone, e giunge sino ai nostri giorni.
A sua volta, il Cristianesimo compie una divisione ancora più netta e l’iperuranio di Platone diviene il luogo delle anime, quando si separano dal corpo. A questa concezione si oppone il monismo, una teoria che inizia con Democrito e giunge fino all’epoca attuale. Cervello e mente- sostiene tale sistema dottrinale- sono la stessa cosa. Sia la mente sia il corpo hanno una natura fisica, materiale, biologica. La mente è un’espressione del cervello. Essendo la mente “ridotta” a materia, cosa che può quindi essere sottoposta al metodo sperimentale e scientifico, c’è assoluta identità tra loro. Anima, Dio, il sacro, il trascendente si pongono invece in una dimensione non scientifica, nel senso che non possono essere indagati sperimentalmente in quanto non sostanze materiali.
Oggi, la posizione dominante delle nuove neuroscienze è quella del monismo. Non c’è mente senza cervello e non c’è cervello senza pensieri, emozioni, idee. Anche il pensiero filosofico contemporaneo rifiuta il dualismo e riconosce che la mente è “incorporata” (embodied) nel cervello, nel corpo.
La filosofia del '900 rappresenta una forte rottura rispetto al passato. Rifiuta la metafisica, le verità assolute, le certezze, l'essenza. Il suo compito deve essere quello di esaminare le cose, i fenomeni così come appaiono, come si presentano. Di qui, la nascita della fenomenologia, del nichilismo, della morte di Dio teorizzata da Nietzsche e della crisi dei sistemi morali.
Insomma, tutto è corporeo, materia. E' la concezione del riduzionismo scientifico o fisicalismo.
Ma un'esistenza senza Dio- dichiara Dostoevskij- significa che tutto è possibile, anche le più grandi atrocità. Chi nega Dio- aggiunge- nega l'uomo. Che è essenza, spirito, interiorità, sentimento.
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