Pubblicato il 11/12/2020 17:26:48
Da : noidonne online
Saharawi, un popolo inascoltato - di Nadia Conti
Il popolo Saharawi, la sua aspirazione all'autodeterminazione e l'attacco del Regno del Marocco. Urge la presenza di un inviato speciale dell'ONU
Sono circa 180 i comuni della Toscana sui 290 gemellati con una tendopoli con il Popolo Saharawi. Questa azione semplice ha fatto conoscere a molti cittadini l'esistenza di un Popolo che dal 1991 attende di poter esprimere il proprio diritto all'autodeterminazione. Sono quindi queste azioni che possono apparire di semplice testimonianza che contengono straordinarie storie di solidarietà e di amicizia che tante di noi, sia nei partiti, nei consigli comunali e sia nelle associazioni hanno avuto la grande emozione di condividere attraverso i patti di amicizia stipulati con i nostri Comuni. Ora è necessario che questo legame costruito negli anni si unisca in un unico coro, per denunciare l'attacco che il Regno del Marocco ha effettuato ai civili Saharawi che stavano manifestando pacificamente per il loro diritto all'autodeterminazione. Costringendo il Fronte del Polisario a riprendere quelle armi deposte per la pace ventinove anni fa. Ma anche denunciare l'illegalità evidente a tutta la comunità internazionale del commercio e delle risorse provenienti dal Sahara Occidentale che il Tribunale Europeo ha condannato ma che continua indisturbata nell'indifferenza totale verso un Popolo che fa parte dell'ultima colonia africana non decolonizzata. La sua invisibilità è uno schiaffo violento verso il rispetto dei diritti umani e civili che dovremo tutti difendere in ogni territorio, comunità, Stato.
In questa ultime settimane il Movimento solidale italiano di amicizia con il Popolo Saharawi si sta impegnando a comunicare questa grande ingiustizia, ritiene necessario l'intervento dell'Europa e della Comunità Internazionale per impedire alle forze armate del Regno del Marocco ulteriori azioni lesive della legalità internazionale. Ulteriori perchè il Regno del Marocco è da anni che le effettua sia nel rifiutarsi di calendarizzare il referendum sull'autodeterminazione sia nell'occupazione di territori che non gli sono mai stati attribuiti, sia nel negare diritti civili e umani ai prigionieri politici saharawi in carcere da oltre dieci anni.
Per poter interrompere questo conflitto armato impari e dettato dalla disperazione di un Popolo non ascoltato, è la nomina di un inviato speciale del Segretario ONU per riprendere i colloqui tra le parti al fine di convocare il referendum, sorvegliare e difendere i diritti umani e civili che per questo Popolo, le sue donne e i suoi bambini sono violati da anni.
*Nadia Conti Presidente CittàVisibili APS cittavisibili.arci@gmail.com
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