Pubblicato il 30/09/2020 19:07:15
Da: Poesia del nostro tempo
Qualche nota su 'Il condominio S.I.M' (Stampa 2020) di Alessandro Canzian
L’esperienza di un editore, in specie di un editore di poesia, ha in qualche modo a che vedere con la vita che si svolge in un condominio. Il ruolo che riveste lo porta a diventare collettore di innumerevoli vite, osservatore e interlocutore al contempo di personalità diverse, filtro e specchio della complessità umana. Quando l’editore è poeta egli stesso, come nel caso di Alessandro Canzian, il sedimento di esperienze e relazioni può trovare un alveo naturale nella scrittura, può traslare in forme inattese e sorprendenti, forse tali persino per l’autore. Da questa connessione tra il sé e il mondo nasce il libro di poesia Il Condominio S.I.M. (edito da Stampa 2009 nel 2020, con la prefazione di Maurizio Cucchi), dove Canzian passa in rassegna una serie di tipi umani, riuniti appunto nell’habitat di una residenza condominiale, attraverso la lente della sensibilità e del raziocinio, affinata e calibrata in anni di appassionata osservazione. Senza ingerenze nelle vite altrui né pretese di giudizio, il poeta registra, annota, descrive, lascia che sia la crudezza, la nudità dei dettagli a parlare, a comunicare in modo diretto con il lettore. Perché in ogni individuo, in ogni esistenza, al di là di generi e categorie, al di là dei ruoli assegnati a ciascuno nell’ordine sociale, che si tratti di operai o impiegati, di immigrati o anziani, è racchiusa una storia che chiede ascolto, un nucleo di gioie e dolori, un campo di forze contrastanti che agiscono e determinano un destino. Nel tentativo di discernere un senso, una direzione da seguire, la parola poetica interviene a dare evidenza al quadro del vissuto, che da individuale diviene universale.(...)
Olga la sera investe tutta se stessa in un divano, una telefonata a sua madre, uno schianto – un bicchiere di vino e una macchia sul tappeto, la distanza degli anni è come ortica –.
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Carlo ha fatto un viaggio. A Londra, o a Parigi, ha fotografato salumi e donne abbracciate alle vetrine, perché gli uomini amano l’effimero, ciò che esiste e poi scompare. Non siamo fatti per restare.
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Anna ha messo sul balcone due vasi senza fiori. Li ha messi in fila contro il muro, come rappresaglia. Anche il vuoto dice la forma che ha lasciato.
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Da una recensione di D. Pericone su Poesia del nostro Tempo
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