Guido Brunetti
L' uomo che vuole sostituirsi a Dio
Il pensiero contemporaneo tende sempre più al "rifiuto" dell'Assoluto e del trascendente e oscilla tra visioni prometeiche di grandezza e tragiche negazioni della propria identità.
L'uomo, preso da un delirio di onnipotenza, vuole sostituirsi a Dio, enfatizzando la potenza della scienza e della tecnica. Sostituendosi all'Assoluto, egli vuole diventare "uomo-Dio". "La scienza- dicono molti scienziati- non ha bisogno di Dio".
Nel tempo, si è venuta affermando una dottrina positivista, la quale non soltanto si è allontanata da ogni riferimento alla visione spirituale (e cristiana ) del mondo. Ma ha anche lasciato cadere ogni richiamo all'idea metafisica e morale.
Gli scienziati in tal modo, privi di ogni riferimento etico ed esistenziale rischiano di non avere al centro del loro interesse la persona umana, cedendo alla "tentazione" di un potere demiurgico.
La negazione della dimensione metafisica e l'affermazione del relativismo conducono al rigetto di quei valori che per millenni hanno sostenuto la nostra civiltà. L'immagine di un mondo senza Dio appare così un mondo senza progettualità e finalità, senza speranza. Se Dio non esiste -afferma Dostoevskij- "tutto è permesso. La distinzione tra bene e male scompare. Una condizione che può portare al disordine esietenziale, all'angoscia, alla disperazione e trasformarsi in una cultura del malessere, della malvagità e della morte.
La cultura scientifica, filosofica e letteraria contemporanea, opponendosi ad ogni pretesa ontologica e metafisica, sta perdendo il senso della trascendenza e del sacro. L'idea filosofica e teologica della "morte di Dio" elaborata da Nietzsche esprime una "nichilistica" assenza di principi, la fine di tutte le illusioni e delle certezze assolute, il tramondo di codici etici o teleologici, il collasso e la scomparsa di essenze, la crisi della civiltà occidentale. Nasce il "superuomo", un essere che pretende per l'appunto di sostituirsi a Dio.
Quando l'uomo si è fatto Dio o ha creduto di esserlo, in realtà, "ha fallito".
Il relativismo (rifiuto di verità assolute e certezze soprannaturali) e il riduzionismo scientifico hanno portato anche alla scomparsa dell'anima, all'abbandono di ogni ipotesi spiritualistica che affermi la supremazia di forze immateriali.
L'anima, sostanza immateriale indipendente dal corpo, immortale e dunque eterna è stata sostituita dalla mente ( psiche), che ha una natura materiale. I nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri comportamenti- dicono i neuroscienziati- sono eventi del cervello, cioè combinazioni di neuroni. Noi non siamo altro- precisa Crick- che "un insieme di neuroni".
In realtà, finora la scienza non è riuscita a spiegare l'origine della mente e della coscienza, ossia a comprendere come fenomeni mentali possano derivare dall'attività elettrochimica dei neuroni e delle aree cerebrali. Non abbiamo elementi per una spiegazione scientifica dei rapporti tra mente e cervello e nessuno conosce la natura della mente e della coscienza.
Ci troviamo di fronte al " grande profundum" di Sant'Agostino, un abisso insondabile, il mistero dei misteri.
Il neuroscienziato John Eccles ha sostenuto al riguardo che poiché la soluzione materialistica non riesce a spiegare la nostra anima, siamo costretti ad attribuire l'unicità dell'io o anima a una "creazione soprannaturale". L'anima- spiega Eccles- è "creata da Dio". Un Dio trascendente nel quale credeva Einstein. La scienza occidentale, aggiunge Jacob, premio Nobel per la mediciana, è fondata sulla dottrina di "un universo ordinato, creato da un Dio che rimane fuori della natura e la governa per mezzo di leggi accessibili alla ragione umana".
Numerose ricerche neuroscientifiche hanno mostrato tuttavia che la spiritualità, la religiosità e la moralità hanno una base innata (Hauser). Fatto che conduce all'idea di Dio e alla fede (Gazzaniga). Parliamo quindi di una sorta di "grammatica univrsale", di una "scintilla divina, spiritale e morale, che agisce in base a principi evolutivi (Green). La tendenza di formare credenze religiose è il bisogno dell'uomo di credere in qualcosa, in qualche ordine superiore, di dare "senso" all'esistenza, alla sofferenza e alla morte. Alla fine, anche il filosofo del nichilismo e del super-Uomo, Nietzsche, ha dovuto risolvere la sua idea della "morte di Dio" con una invocazione liberatoria: "Cerco Dio! Cerco Dio!".
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