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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Intervista a cura di Carlo de Maria

Argomento: Letteratura

di Valentina Corbani
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Pubblicato il 16/05/2013 10:53:48

Intervista a Valentina Corbani, scrittrice bolognese, 25enne con all’attivo due romanzi, un volume di poesia saggi di critica letteraria su Marcel Proust e la Recherche. Oggi parlerà con noi del suo ultimo libro uscito “Dove tu sei” (vincitore del concorso Urso, Avola 2013).
D. Valentina, grazie per averci concesso l’intervista. “Dove tu sei” è il volume di poesia vincitore dell’ultima ed...izione del concorso indetto da Urso Ed. Complimenti! Come è nato il libro? R. Come lei sicuramente saprà, spesso non c’è un’idea precisa di come un libro deve essere o del perché deve nascere in quel particolare momento. Credo d’averlo già detto altre volte: quando scrivo, non mi chiedo mai perché lo faccio. Sento che ho quell’esigenza, che devo scrivere e scrivo. D. Dunque è un’esigenza, per lei, scrivere? R. In parte. Nel senso che io credo che uno scrittore può iniziare a scrivere per esigenza, che ci sia qualcosa di simile a una necessità quando si scrive. Ma che, come tutte le cose, anche la scrittura debba portarsi a uno stato “superiore”, diciamo, più precisato. Insomma, si può iniziare a scrivere per esigenza, ma poi l’esigenza deve perfezionarsi, deve inglobare qualcosa di più. Altrimenti non si dura. D. Qual è questo “qualcosa di più” per lei? R. Beh, io ho una promessa da mantenere. Ma non mi chieda di più. D. Non lo farò. “Dove tu sei” è un libro molto triste, quasi senza speranza. E’ così che si sente lei? R. Vede, una cosa che spesso mi capita – e credo capiti anche ad altri – è provare dei sentimenti, degli stati d’animo, delle esigenze quando scrivo un libro e non provarli più o provarli meno o in modo diverso una volta che il libro è pubblicato. Per questo prima le dicevo che non si può vivere e non si può scrivere solo sulle necessità e sui sentimenti, che ci vuole qualcosa di più. D. Insomma, lei non è più quella di “Dove tu sei”? R. Solo in parte. In fondo, non sono nemmeno più quella delle “Dieci perle” e, in parte, forse nemmeno quella dello “Studio 78”.
D. C’è una frase, nel libro, che mi ha particolarmente colpito. Lei, a un certo punto, scrive: “Il mio povero cuore piange perché ti cerca e non ti ha trovato che troppo tardi”. R. Credo possa capitare. Anche se, in realtà, quello che volevo fare io scrivendo il libro era, probabilmente, raccontare uno stato d’animo, un sentimento, un amore. C’è un libro di Buzzati che si intitola, appunto, “Un amore”. Credo abbia poco a che vedere col mio, però è interessante il titolo, l’articolo “un”: indica “un” amore, non l’amore, non un tipo ma un modo, quell’amore, fatto da quelle due persone, iniziato in un modo preciso e finito in un modo altrettanto preciso. D. E com’è l’amore di cui ha parlato lei? R. Beh, legga il libro e lo saprà! D. L’ho letto. Per questo glielo domando. Ho avuto una sensazione, come le dicevo, di tristezza, sconforto, sfiducia. E’ solo così? E’ tutto così? R. Mah, non saprei cosa risponderle. Credo sia quello che le ho detto prima: i sentimenti che si provano mentre si scrive, poi mutano. Non passano, questo no, però cambiano e si fanno più o meno intensi. Credo comunque di trovarmi in un buon periodo, ora. D. Lei una volta ha dichiarato che gli scrittori hanno bisogno di stimoli per scrivere. Bologna le da questi stimoli? R. Io ho detto questo? Non ricordo d’averlo detto, ma credo sia così. Per quanto riguarda Bologna, diciamo che è una città che ha mosso in me diversi sentimenti. Io sono arrivata qui quasi cinque anni fa, e all’inizio ero disperata: non mi piaceva, perché venivo da un paese e non mi ci trovavo a Bologna. Poi mi ha ossessionata: potevo stare solo a Bologna. Ora ci sto né bene né male, ma ci sono diverse cose di Bologna che mi stancano. Anche perché gli stimoli di cui ho bisogno per scrivere, mi vengono molto raramente dall’esterno. D. Che cosa di Bologna la stanca? R. Vuol farmi esiliare? [ride, ndr] Bologna è troppo, secondo me. E’ troppo caotica, c’è troppa gente e, soprattutto, si è perso forse un po’ il senso dei cicli, direi, delle stagioni, dei giorni, delle feste. A Bologna è sempre festa, ci sono sempre i negozi aperti, giorno e notte si distinguono poco. E’ troppo perché si perde il senso di quando è festa e quando non lo è, di quando è domenica e quando non lo è. Non so, forse io ho una sensibilità così … da anima bella, ma ne soffro abbastanza. D. Sono d’accordo. L’ultima domanda: nel libro ho letto: “Il mio cuore non cessa di reclamarti”. Parlavamo di sentimenti che mutano, emozioni, esigenze. Questo è ancora così?
R. Questa è una domanda troppo personale. D. Va bene. Allora: grazie e invitiamo tutti a leggere “Dove tu sei”, vincitore dell’XI Concorso di Poesia indetto da Urso Ed. Complimenti!
Bologna, 13/05/2013 a cura di   Carlo de Maria


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