Pubblicato il 14/07/2020 11:55:33
Note epistolari Francesca Luzzio, Cerchi ascensionali, ed. Il Convivio Roberto Pazzi Cara Francesca Luzzio, stamane ho letto due terzi del suo bel libro di poesia, Cerchi ascensionali. Son rimasto colpito dalla dimensione confessionale sull’onda di quel lungo esame di coscienza che fu il capolavoro di Sant’Agostino, Le Confessioni. Si avverte nei paesaggi della sua anima , catturati dal “paesello”, da Palermo, dalla natura aspra ed incantata della sua Sicilia, un’attitudine alla riflessione costante, appena interrotta dalla capacità d’immergersi nella Natura e nelle sue stagioni, con un abbraccio ai vivi e ai morti che stringe il nostro, come lo chiama lei, heideggarianamente esserci, in un flusso costante verso quel che non è dato conoscere e nominare … La sento sospesa tra fede religiosa e panismo pagano …, sarà forse per la ricchezza della sua cultura che trasuda dai suoi versi. ”Io sono qui e vivo \ essere vivente tra i viventi \ giorni sempre uguali \ senza nomi o emozioni \ che ne distinguano il senso \ e ne diano un perché. \ Solo il viso di un clochard \ mi ha fatto sentire \ la verità”. Ho voluto trascrivere( un modo tutto particolare di rileggere) l’incipit della poesia che più mi ha catturato per un sentimento di condivisione … Perdoni l’approssimazione di questi appunti mattinieri, lei meriterebbe un’analisi più approfondita, ma questo solo oggi posso dirle … Un grato e caro saluto da Roberto Pazzi. Alberto Gozzi Sono belli, questi “Cerchi”. Ci ho viaggiato dentro, trovandomi subito a mio agio e non capita sempre quando si visita la casa di un poeta; ce ne sono alcuni che, pur capaci, erigono delle costruzioni troppo magniloquenti, oppure di un’eleganza minimale che pretende di essere il massimo dello chic. Qui, tra queste stanze, si sente un parlare piano e nitido che non si traveste. La voce è una sola ( e come potrebbe essere altrimenti?), ma ricca d’intonazioni; affronta il gioco delle parole, le allitterazioni,il metro e il verso libero, qualche volta la rima. Ci sono molte buone letture dietro questi versi; si fanno sentire ma con discrezione per non interferire, com’è giusto, con la voce che dipana il suo discorso. Complimenti davvero. Angelica Camassa Cara Francesca , non è il mio, e non vuole essere, un commento estetico -letterario dei tuoi versi, semmai un desiderio di condividere le emozioni, le riflessioni i sentimenti che essi mi vanno suscitando in un percorso vitale che sento molto vicino al tuo. Sì, perché è vero anche per me quel che tu dici all’inizio” Cerchi irradiantesi configurano l’Eterno”. E sin dal primo cerchio, infatti io sento il rapporto continuo tra il nostro esserci qui “essere vivente tra i viventi” ( Qui ,pag.22, ), oppure in “estasi panica”nella metamorfosi che ti trasforma in “animale, erba,albero e fiore”,( Estasi, pag.27), ma sempre nell’attesa del dopo e dell’oltre e cioè del compimento di quell’umanità in cui “il tutto e il niente \ sono coincidenti \ se manca l’afflato estatico \ di eternità”. (Apatica felicità,pag.28). E ancora, di seguito, attraversare la sofferenza non significa, forse, anche condividerla con gli altri, così come tu dici “la mia terra è piena di crepe,\ sofferente come tanta gente \ che nulla ha”? ( Senza risposta, pag.39). Il passaggio del secondo cerchio si apre agli affetti familiari, anche questi rivissuti sia attraverso ricordi corporei, così come il cappotto di tua madre, i l suo odore che segna la sua presenza vicina, oppure sfuggente, sia attraverso lo slancio di ogni affetto verso una dimensione di eternità, anzi l’eternità è già presente perché “anche qui tra le pareti di casa \ c’è tanto cielo che alimenta rosati pensieri” (Cioccolata,pag.64). E poi , più avanti, nel terzo cerchio, poni una domanda a Mario Luzi :”La poesia è nel mondo?...”Dimmi , è proprio questa \ la Poesia che Dio pose \ nelle cose?”(La poesia è nel mondo?,pag.77). Nonostante tutto quello che accade? Nonostante il dolore, la cecità di fronte all’immensa folla di migranti tra le onde del “Mare innocente” e “Sulla spiaggia” dove”Cadono nella sabbia le monete \ raccolte nel cappello \ dopo un giorno \ di elemosinare” ? ( Sulla spiaggia,pag.96). Si allarga il bisogno di accogliere, anche in poesia, le diverse forme di sofferenza umana, come un canto corale che infine conduce “Verso te, Signore”, dove si compie il nostro “Nascere e morire” perché “… bisogna viverla \ questa vita \ accompagnarla con note \ che creano armonia \ ma talvolta anche \ involontari stridori \ dolorosi a sentire”. (Nascere e morire,pag.118). E’ poesia la tua, di limpida ed autentica densità affettiva, oltre che di calda e ricca umanità, nello sfondo d’incessanti vibrazioni spirituali che attraversano liricamente ogni narrazione del quotidiano.
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