Pubblicato il 01/06/2010 00:57:59
Nell'immagine: disegno di Filippo Ape
Il pio Enea si ferma sovente sulla riva del mare. Allestisce un altare per compiervi un sacrificio gradito al Nume. Virgilio ce lo presenta nel corso del suo poema e Filippo Ape ci presenta un luogo di culto. In un tratto di ghiaiosa spiaggia Genovese interrotta da balzi, ci sono colonne erette da quella progenie dell’eroe Teucro che sarebbe quella Romana. Non si vede cosa altro potrebbero essere lì a fare, quelle colonne, se non a delimitare un sacello. Ho appreso questo da note manoscritte dal maestro in data 2 Giugno 2009. Al momento, le colonne Romane sono nascoste sotto il sagrato della chiesa – Santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo. Al momento c’è asfalto e cemento, ma certo lì arrivava il mare, da dove giunsero i santi Nazario e Celso che introdussero il Cristianesimo in città. Fedeli vollero costruire quella stessa chiesa che, un tempo, era loro dedicata. Vicino al sacello, in epoca Romanica fu costruita una cripta, siamo intorno all’anno 1000. Sempre dal manoscritto, apprendiamo che esistono i modelli di cripta – anulare e di cripta – oratorio. Esempi del primo tipo sono, a Ravenna, Sant’Apollinare in Classe (VII° secolo) e Sant’Apollinare Nuovo (IX° secolo). Esempi del secondo tipo (X° secolo) sono il Duomo d’Ivrea e Sant’Ambrogio di Milano. Dopo oltre un millennio, quelle pietre sono ancora lì, sbalorditivamente squadrate quasi il tempo non si fosse permesso di consumarle. La nostra è una cripta – oratorio, quindi senza terrapieno sovrastante, ed è stata collocata su di una terrazza artificiale insieme alla sua chiesa. Si arrivava per mare al sacello e a piedi si saliva alla chiesa con cripta. Questo si apprende da quanto Ape ha pubblicato con titolo ‘Un incontro, un’ipotesi’ sul n. 2/2002 del Bollettino – Nostra Signora delle Grazie al Molo – Genova. Maestro Filippo accenna a un suo incontro con amico ritrovato, tale Giorgio che fa un lavoro teorico di riscoperta dell’area descritta. Ape fa quello, successivo, di verifica ricostruttiva della stessa area. E’ lo stesso Giorgio che esorta Filippo a procedere nel compito, dicendo: ‘Vai avanti tu che eserciti le arti figurative’. Oggi il sacello è sepolto, la cripta è stata riscoperta dal Rettore e la chiesa è coperta dalle case. Siamo nell’area di Caricamento, un tempo frequentatissima anche per il mercato del pesce, non c’erano i surgelati e la grande distribuzione. Siamo a due passi dalla soppressa via Madre di Dio. Essa era popolosa con alte case dalle corde per la biancheria tese da un capo all’altro della strada come le sartie delle navi, che non furono lasciate a decadere in santa pace. Quello che non era riuscito ai bombardamenti, non sfuggì alle ruspe del comune che la demolirono per fare posto a nulla. Le amministrazioni non sopportano le enclavi spontanee dove vivere felicemente nella povertà: affastellano stabili coatti dove vivere infelicemente in una povertà probabilmente peggiore. Le mura di Malapaga sono ancora lì ma non ci sono più Jean Gabin e Isa Miranda nell’omonimo film che prese l’Oscar. Lui aveva qualche guaio con la giustizia e non si fidò della bimba che voleva avvertirlo del pericolo. Non si fidò neppure la madre della piccola e male fecero entrambi. La fiducia rifugge dalle ambivalenze e dalle rivalità. Noi speriamo di meritarla dalla Regina nel Santuario e in tutto quello che sta intorno. Il mare fu allontanato con i riempimenti e si passò su quel nuovo suolo per vivere e sopravvivere. Quel suolo è invecchiato e vi si passa in automobile per andare, ironia della parola, all’acquario.
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