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25 Aprile (1945)
Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull'Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia,
nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio, tutti sono diventati pazzi,
ridono, si abbracciano, i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!
Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte che gelano il sangue e al rombo ansimante dei motori le case non saranno mai più così immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno qua
uno là senza preavviso, e sentirle perennemente nell'aria, notte e dì,
capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici
Dino Buzzati
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25 Aprile (2011)
Sono uscita
con un pacco di Libera*,
macine di valore,
pasta intrisa
di paura e speranze
dal mio negozio
equo e solidale.
Bevevo l’umidità
gioiosa di una
primavera prematura e
le serrande calate
dei tanti negozi,
chiusi per la crisi,
erano bocche cucite
da una nuova mafia.
Pensavo ai giorni
dolci/amari
della Liberazione
agli ultimi caduti
di una guerra civile
sorretta solo
dalla rabbia
degli scarponi ferrati
di quei partigiani
che osarono la pace.
Mi percuotevano il cuore
come il terrore dei repubblichini
degli ultimi tedeschi
allo sbando.
Avevo voglia di
Liberazione
mentre l’assedio non cessava
e ancora non cessa
fra grida di sdegnati
e silenzio di vili.
Ci si rassegna anche
a vivere nella prigione
di uno stolto re,
ilare e crudele,
finché non giunga
l’alba.