Guido Brunetti
Il senso dell' esistenza e il destino della persona umana
Il percorso umano, sociale ed etico dell' uomo è sotteso da un processo che parte dall' opinione (doxa), da ipotesi basate su conoscenze incomplete e giudizi soggettivi per giungere alla scienza.
In questo contesto, qual è il compito dell' uomo di cultura- scienziato, filosofo scrittore-? Nella "Repubblica, Platone sostiene che il suo ruolo è quello di "amare" la conoscenza nella sua totalità e non solo in qualche singola parte.
Ma cosa è la conoscenza? E' la scienza. La scienza è conoscenza razionale (diànoia), non è conoscenza sensibile, che è dominio dell' opinione. La congettura ha per oggetto "ombre e immagini". Le quali sono "copie" (Platone) delle idee e delle cose, copie delle "sostanze eterne", le quali costituiscono il mondo dell'essere. Che è il mondo dell' unità e dell' ordine assoluto. Alla sua sommità, tutta la conoscenza, si esprime come conoscenza dell' essere.
Ciò che assolutamente è, è assolutamente conoscibile; cio che in nessun modo è, in nessun modo è conoscibile. All' essere dunque corrisponde la scienza, che è la conoscenza vera. Al non-essere corrisponde l' ignoranza. L'uomo che non conosce è, per Platone, "uno schiavo che incatenato in una caverna è costretto a guardare sul fondo di essa le ombre degli esseri e degli oggetti".
La caverna è il mondo sensibile. Le ombre proiettate sul fondo sono gli esseri naturali. La nostra conoscenza è come quella degli schiavi. Se lo schiavo che si è prima liberato torna nella caverna, i suoi occhi saranno "offuscati" dall' oscurità e non saprà "discernere" le ombre.
Il processo di sviluppo consiste allora nel muovere l' uomo dalla riflessione del mondo delle ombre alla riflessione del mondo dell'essere, e nel condurlo in modo graduale a riconoscere la vetta più alta dell' essere. Che è il "bene". Il quale è come il "sole" che non solo rende visibili le cose con la sua luce, ma le fa nascere, crescere e nutrirsi. Così il bene, che rende conoscibili le idee e i pensieri.
La realtà della vita spesso è animata dalle illusioni, dalle credenze erronee, dagli errori dei sensi o da quelli dell'mmaginazione, che fanno percepire l' apparenza come realtà.
L' essere umano per superare queste illusioni deve rivolgersi alla parte superiore dell'anima, alla parte più nobile della mente, dai neuroscienziati chiamato "neo-cervello", in contrapposizione alla sua parte più arcaica, il cervello "rettiliano", una pulsione di distruzione e autodistruzione. La stessa cosa fa la poesia, la quale- precisa il grande filosofo greco- "stimola" la sfera più emotiva dell' anima, quella che si abbandona agli impulsi ed ignora "l' ordine e la misura" in cui consiste la virtù. Così operando, il poeta "volge le spalle alla ragione".
Qual è allora il "senso" dell' esistenza umana? E' il cammino dell' uomo verso la conoscenza e la saggezza, alla ricerca della propria interiorità e del proprio io.
L' uomo che conosce è colui che proietta la sua scelta di vita, la scelta cioè che ciascuno fa del proprio destino nella dimensione del trascendente, nel "mondo di là". Non è il "demone" (daimon) che sceglierà la vostra sorte, ma siete voi a "scegliere" il vostro demone. La virtù infatti è "libera a tutti". Ognuno è responsabile del proprio destino. Un concetto che Cicerone esprime così: "Suae quisque fortunae faber est". Dio- spiega Platone- non è "responsabile".
La vita dell' uomo è invero l' esito di una combinazione di molteplici fattori polieziologici: geni, famiglia, ambiente, scuola, cultura, esperienze, caso. Se egli sceglie con giudizio, può ottenere "una vita felice". Il pericolo è quello di farsi "abbagliare" dai modelli, dai feticci della vita apparentemente brillanti, ma che celano infelicità e male. La sua bussola risiede nella "virtù", nel "bene".
C'è un solo bene, la sapienza, c'è un solo male, l' ignoranza. Se dunque vuoi diventare "migliore"- chiarisce Socrate- non devi curare solo il corpo, ma anche la tua anima. Poiché l' anima è in grado di cogliere quello che i sensi non colgono.
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