Pubblicato il 02/12/2010 09:09:48
CAPITOLO III. NEL CASTELLO DI AQUISGRANA (Tratto da “OMICIDI NEL 2117” di Marco Raiti edito da Zona 2009)
Black atterrò agevolmente all’aeroporto di Aquisgrana e, usando gli stessi tunnel sotterranei della partenza, in breve si ritrovò nel castello dove aveva vissuto Puda. Qui i controlli per l’accesso erano numerosi e non solo di tipo elettronico. Una serie di addetti alla vigilanza controllarono attentamente i documenti e i permessi di Black. I tempi in cui si viveva non permettevano di allentare la presa perché attentati, tentativi di furti o altre intrusioni con scopi illegali e violenti erano all’ordine del giorno. Le risorse di tipo tecnologico ed umano impiegate per il controllo dei favoleggianti castelli erano numerose. Salito nella suite dove aveva vissuto Puda, Black chiese all’addetto che l’accompagnava di poter rimanere qualche minuto solo. Passeggiava lentamente da una stanza all’altra cercando di concentrarsi il più possibile. Giunto nella camera da letto, si fermò ad osservare più attentamente i particolari. La stanza si presentava, agli occhi di Black, con la sua veste sfarzosa quasi stucchevole di un pesante stile barocco. Un letto Luigi XIV con relativo baldacchino si poneva al centro della stanza. Imponenti tendoni di velluto rosso cingevano finestroni enormi con vetri decorati da splendidi dipinti raffiguranti scene d’amore. Una scellerata voglia di dilapidare ricchezze, alla faccia della miseria che si estendeva fuori delle mura del castello, aveva fatto riemergere dal passato mode e costumi sfarzosi in una filosofia di vita che inneggiava al massimo godimento individuale senza avvertire alcuna remora altruista. Ad un tratto a Black parve di scorgere qualcosa sotto il letto. Un luccichio metallico colse la sua attenzione. Con grande stupore constatò che si trattava di un makedream. Senza indugiare oltre, Black raccolse l’apparecchiatura e, quasi istintivamente lo pose in stato di ON facendolo funzionare. Istantaneamente si modellò un ologramma con la figura di un uomo vestito da mussulmano e con la stessa imprevedibile immediatezza una scarica elettrica, partita dal congegno, sfiorò Black andando ad incendiare dalle apposite bocchette, mimetizzate nel soffitto, un violento getto di Co2 che soffocò prontamente le fiamme. Black si ritrovò scaraventato per terra e senza avere nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che era accaduto, venne circondato da una decina di vigilantes che erano accorsi fulminei all’attivazione dell’allarme. Dopo aver eseguito gli scrupolosi controlli del caso, Black fu condotto alla suite che gli era stata prenotata dal suo dipartimento. Rimase solo con i suoi pensieri ed i nuovi interrogativi. Come mai un makedream era rimasto nella camera del delitto dopo che questa era stata ripetutamente e professionalmente analizzata dalla scientifica? Sicuramente era stato messo dopo. Ma come avevano fatto se la suite era rigorosamente chiusa e vigilata dalla sorveglianza del castello che collaborava con lo svolgimento delle indagini in corso? Solo dopo la chiusura ufficiale del caso avrebbero potuto riaprire le stanze.
Black si riprometteva di emettere, via e-mail, un rapporto di richiesta spiegazioni per l’accaduto. Ma intanto le domande assillavano la sua mente. Cosa rappresentava l’ologramma dell’uomo vestito in abiti mussulmani? Tra l’altro il costume intravisto pareva ricordare abiti di alcune decine di anni prima. Sicuramente il fatto che avevano tentato di farlo fuori confermava le sue sensazioni. C’era qualcosa di poco chiaro in quel caso checché ne dicessero Eva ed il suo capo. Black si convinse che aveva fatto bene a non chiudere frettolosamente quella pratica. Sentì suonare alla porta e si precipitò ad aprire. “Scusi ispettore Black, sono il responsabile della sicurezza interna del castello e sono venuto ad anticiparle il rapporto dell’accaduto che a breve riceverà via e-mail… Lei come sta?” Un uomo bianco, sulla quarantina, con statura elevata e fisico atletico ed imponente gli si stagliò davanti proferendo quelle parole senza nessuna enfasi. Quasi fossero pronunciate da un automa. “Bene”, rispose Black senza neppure guardarlo. Efficienti inservienti senza cervello gli generavano automaticamente antipatia. “Il makedream è andato completamente distrutto per cui non abbiamo potuto analizzarlo. La sua presenza nella stanza è inspiegabile. Svolgeremo ulteriori indagini”, continuò l’uomo senza oltre indugiare sullo stato di salute di Black. Black lo congedò in modo molto sbrigativo smorzando ogni possibile discussione anche se l’uomo non sembrava avere nessuna intenzione di proporla. Aveva appena richiuso la porta dietro di sé quando gli vibrò l’orologio che portava al polso. Era il segnale che indicava l’arrivo di una nuova e-mail. Black la visualizzò rapidamente. Era il suo capo che gli chiedeva di mettersi urgentemente in contatto con lui. Black accese il suo portatile e avviò la connessione. Sul monitor comparve il viso di un uomo di colore. Per la verità il colore della sua pelle come la classificazione della sua razza non erano molto definibili. Un incrocio tra la razza nera e quella asiatica mescolati ad almeno altre dieci caratteristiche di altre razze lo identificavano come un appartenente alla nuova generazione meticcia che ormai dominava il mondo. “Salve Chef… Cosa c’è di tanto urgente?”, chiese Black con una intonazione di lieve scherno. “Ce n’è stato un altro. Un altro morto”, rispose Futur con un tono decisamente più freddo ed incurante di quello di Black. “Un altro incidente mortale a causa del makedream. È avvenuto nel castello di Roncisvalle questa notte. Il nome della vittima è Virtual. Un omosessuale di quarantacinque anni. Naturalmente abbiamo evitato che la notizia si diffondesse … avrebbe creato un grosso danno d’immagine alla All Dreams”. La All Dreams era la società che governava, in regime di monopolio assoluto, il mercato dei makedreams attraverso una moltitudine di piccole e grosse aziende da lei controllate. Black corrugò la fronte in una smorfia di disapprovazione, ma non disse nulla. Futur, dopo aver effettuato una pausa in cui attendeva un commento non giunto da parte di Black, continuò: “Il file del rapporto contenente la biografia di Virtual ti è appena stato inviato. Credo che sia il caso che tu faccia un salto anche sul luogo di questo secondo incidente”. La biografia, nel 2117, non era un termine come lo conoscevano nel passato, un riassunto in cui si racconta la vita di un uomo famoso, in realtà si trattava della registrazione visiva e sonora della vita di ciascun abitante della Terra. Un ente di controllo segreto chiamato LIFE, sfruttando tecnologie sofisticatissime, era in grado con una catena di satelliti geostazionari di registrare l’intera esistenza di ogni uomo. All’insaputa di quasi la totalità dell’umanità, la vita di ciascun individuo era registrata minuto per minuto ed opportunamente codificata, conservandone il file per specifici usi. In realtà, un certo numero di individui a conoscenza della cosa era riuscito a neutralizzare la registrazione della propria esistenza. Con l’uso di apparecchi molto avanzati offuscavano ogni filmato effettuato dai satelliti. Queste persone si erano associate in una organizzazione segreta denominata HELP PRIVACY. Essa combatteva il sistema ed era ramificata in tutto il pianeta. Sfuggivano al controllo di LIFE ovviamente i NUOVI PREDONI CINGOLATI. Ma il sistema aveva difficoltà anche nel controllo di tutta la popolazione che viveva nelle capanne, nelle grotte e di tutta la gente che non risiedeva nei castelli, nei grattacieli o nei pochi agglomerati urbani che erano rimasti. La popolazione della Terra si era ridotta a non più di 500 milioni di persone a causa delle guerre e delle carestie che si erano verificate alcuni decenni prima.
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