Pubblicato il 23/11/2010 09:37:54
CAPITOLO II: Il viaggio in Europa (Tratto da “OMICIDI NEL 2117” di Marco Raiti edito da Zona 2009)
Erano le nove del mattino del 6 marzo 2117, quando Black, solo come al solito nel suo studio, prese quella decisione. Ci aveva pensato tutta la notte. Quella notte quasi insonne. Sarebbe andato ad Aquisgrana. La città dove era morta Puda. Un ulteriore supplemento di indagini risultava superfluo, ma a lui era concesso anche questo. Venti anni di diligente servizio gli permettevano di intraprendere un’azione in piena autonomia anche se non pienamente giustificata dai fatti. Chiamò la segreteria per farsi prenotare il volo. Un altro ologramma simile a quello della figura di Eva Withe si formò nell’ufficio. Era il servizio virtuale di segreteria. Il ricordo di donne o persone che svolgono mansioni di segreteria d’ufficio si era perso nel tempo. Da ben cinquant’anni erano state sostituite da questi servizi virtuali molto più economici ed efficienti in barba alla disoccupazione che aveva raggiunto livelli altissimi. Percentuali dell’85% in America e in Europa un po’ meno in Asia e Africa. In compenso le immagini oleografiche dei servizi erano vendute da persone reali. Avvenenti giovani fanciulle che cedevano i diritti d’uso della propria immagine per servizi virtuali. Perlopiù attrici mancate. La solita atmosfera tetra incombeva sull’agglomerato di grattacieli di Hope nel Nebraska. Un cielo sempre plumbeo avvolgeva queste enormi matitone sorte in mezzo ad un arido deserto. Il clima, sconvolto dall’effetto serra, procurava spesso inondazioni sulle coste con tremendi uragani, rendendole pressoché inabitabili. Ma qui all’interno, si moltiplicavano giorni grigi, con cieli sempre coperti senza che cadesse un goccio di pioggia. Erano rarissime le giornate in cui si poteva vedere affacciarsi il sole tra quelle coltri di grigio. Ma pressoché inesistenti le piogge. La siccità aveva reso arido e stepposo quasi tutto l’interno del Nord America. I grattacieli si approvvigionavano d’acqua con potenti pompe che risucchiavano il liquido da grandi profondità sottoterra. Black discese rapidamente con l’ascensore nello scantinato dell’immobile. Qui dei fantasmagorici tunnel sotterranei collegavano, attraverso veloci navette, i grattacieli all’aeroporto. Fuori la temperatura desertica, elevata di giorno e molto fredda di notte, insieme ai possibili attacchi dei predoni motorizzati, rendevano veramente molto arduo qualsiasi viaggio. Negli ultimi decenni, viste le sempre maggiori sperequazioni economiche nella distribuzione delle ricchezze nella società, e il progressivo e spaventoso costo dell’energia e degli approvvigionamenti idrici, molti individui si erano dati alla pirateria nel deserto. Si erano procurati cingolati mobili alimentati ad energia solare, normalmente rubandoli, e con questi attaccavano depredando ed uccidendo qualsiasi viaggiatore che si fosse avventurato nel deserto. Una specie di predoni in chiave moderna che, al posto di cavalli o cammelli, utilizzavano questi nuovi mezzi tecnologici. Questi banditi trascorrevano interamente la loro vita all’interno di questi mobili cingolati inventati e costruiti da circa un trentennio. Black, giunse velocemente all’aeroporto. Qui, attraverso la digitazione del codice di prenotazione, aprì le varie porte automatiche per recarsi e sedersi nel posto assegnatogli all’interno del velivolo. Gli aerei con la vecchia concezione tecnologica erano scomparsi. Troppo costoso il dispendio di energia necessario a far volare un turboreattore o qualsiasi altro velivolo dotato di motori ad elevato consumo. Troppo dannoso l’effetto di emissione di gas che avrebbe potuto oltremodo aumentare il già disastroso effetto serra. Il pianeta era già ridotto a condizioni di vita estrema per l’incoscienza dei predecessori. Per anni si era tornati all’uso del dimenticato dirigibile. Poi, la scoperta e la produzione di antimateria antigravitazionale aveva risolto in gran parte il problema. Cento grammi di questo elemento produceva una forza gravitazionale inversa pari a 1.000 kg. Questo effetto lo si poteva sfruttare per vincere la gravità e dotare i velivoli di piccoli motori ad elica alimentati ad energia solare. Black si allacciò la cintura come prevedeva il regolamento e si rilassò interamente preparandosi ad affrontare il viaggio. Il casco medianico, una volta correttamente posizionato, gli avrebbe permesso di estraniarsi totalmente. Fluide immagini e dolce musica, o film interrativi dove il viaggiatore poteva essere il protagonista della trama, erano generati dal casco. Ma Black, dopo averlo messo per una decina di minuti, preferì osservare attraverso il pavimento di cristallo trasparente la visione poco felice del nostro povero pianeta che gli scorreva sotto. Dopo aver attraversato l’oceano (la rotta era scientificamente preparata per evitare i numerosi tifoni che sconvolgevano il pianeta), il velivolo cominciò a sorvolare la terraferma. Sotto, immerse in desolanti zone abbandonate e steppose, brillavano, come poche stelle, in una ghiacciata notte novembrina, enormi castelli vestiti di luci. Nei decenni passati, carestie e fame, dovute principalmente alla scarsità di risorse idriche e agli altrettanto vertiginosi aumenti dei costi energetici, avevano mietuto milioni di vittime. Le città erano state praticamente abbandonate perché invivibili dato il progressivo ed inarrestabile fenomeno della violenza urbana. La gente si era rifugiata in campagna in baracche, palafitte o era addirittura tornata a vivere nelle grotte. Cercando comunque di trovare dimore isolate e difendibili dalle crescenti bande di delinquenti. Pochi grandi facoltosi si erano trincerati in enormi sfarzosi castelli che, dal punto di vista estetico, riesumavano immagini medioevali, ma erano in compenso dotati di modernissime tecnologie sia per la conduzione interna della vita sia per la protezione della costruzione stessa da attacchi esterni.
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