SU SUGGERIMENTO DI GIOIA LOMASTI SIAMO LIETI DI INTERVISTARE LA SCRITTRICE Ninnj Di Stefano Busà poetessa, critico, saggista e giornalista. Ha iniziato a scrivere poesia in giovanissima età. Aveva 13 anni quando propose una raccolta di poesie a Salvatore Quasimodo suo corregionale e amico di famiglia, che si entusiasmò al punto di volerla premiare con una sua prefazione, se da lì a poco non fosse deceduto. La sua poesia seguì un diverso corso di eventi. Negli anni successivi fu poi apprezzata da altre personalità della Letteratura, seguirono gli autorevoli Carlo Bo, Mario Sansoni, G. Bàrberi Squarotti, Attilio Bertolucci, Antonio Piromalli, G. Manacorda, E. Sanguineti. Con il loro favorevole parere critico, l’autrice pubblicava le prime timide opere e risultava vincitrice di alcuni premi prestigiosi. Iniziava la sua vera attività con raccolte significative vinte in premi letterari rilevanti che ne mostrarono il talento. Incassava recensioni, prefazioni e scritti di Alberto Frattini, Giuseppe Benelli, Fulvio Tomizza, Geno Pampaloni, Walter Mauro, Emerico Giachery, Marco Forti, Francesco D’Episcopo, Plinio Perilli, Giovanni Raboni, Roberto Carifi e di altre qualificate personalità del mondo letterario che a vario titolo le hanno dedicato prefazioni, saggi critici, monografie. Molti l’hanno paragonata ad Alda Merini, taluni critici vi hanno riscontrato affinità con Montale. Arrivano premi come il “Libero De Libero”, (Fondi) con Le lune oltre il cancello prefazione di Bàrberi Squarotti, o come il premio editoriale “Agemina” con l’opera: Abitare la polvere prefata da A. G. Brunelli, e poi ancora L’attimo che conta prefata da Vittorio Vettori, Quella dolcezza inquieta prefata da Vittoriano Esposito che vince il Premio Atheste della Regione Veneta nel ’98. Poi anni di fervido silenzio ai quali seguono in accelerazione libri come L’Arto-fantasma, prefata da Giovanni Raboni (Premio Maestrale, Sestri, (2005); Tra l’onda e la risacca, prefata da Marco Forti (2007) pluripremiata; Quella luce che tocca il mondo (2010) con prefazione di Emerico Giachery, (Premio Tulliola 2011); Il sogno e la sua infinitezza prefata da Walter Mauro (2012) e ancora: Eros e la nudità con saggi introduttivi di Walter Mauro, Plinio Perilli, Arturo Scwarz. Ha pubblicato ventidue raccolte di poesia. Ha collaborato a varie testate giornalistiche qualificate con studi critici, articoli di attualità, di politica e letteratura.
La scrittrice si occupa anche di Estetica, Critica letteraria e Storia delle Poetiche, oltre che di Letteratura e di Scienza dell’Alimentazione. La sua vasta opera è raccolta in saggi, studi critici e articoli di varia natura. In saggistica ha pubblicato: L’Estetica crociana e i problemi dell’Arte (1986) che ha vinto rispettivamente i Premi: La Magra (Sp); il Premio G. Parise di Bolzano e il Premio Nuove Lettere dell’istituto italiano di Cultura di Napoli.
In esclusiva per vetrinadelleemozioni.com. Ninnj Di Stefano Busà concede questa intervista:
Molte opere dell’antichità iniziavano con un invocazione ad una Musa, lei ha curato cinque antologie della collana “Poeti e Muse”, cosa può ispirare un poeta, o un artista in generale, e più in particolare è esistito nel corso della sua carriera qualcosa o qualcuno che l’ha ispirata profondamente?
L’ispirazione viene dal di dentro, leggere, confrontarsi coi grandi scrittori, assimilare le loro opere con vivo e tenace interesse può essere di sostegno e di grande preparazione per il genere letterario. È necessario un entroterra culturale che nutra alle basi il sostrato emergente, una forma di vita entro la stessa vita, si presenta come il filo di Arianna per dipanare l’ispirazione, far proprio un certo sistema autonomo che io definisco come “vasi comunicanti” per entrare in contatto con la propria ispirazione, uscire dal labirinto delle forme che si accavallano per delineare immagini e contenuti ben definiti dalla caotica espressione-sperimentazione della propria interiorità, che non deve essere compromessa da nessuna configurazione preminente, ma solo dal “segno” poetico, ammesso che vi sia e sia forte. Ho curato diverse antologie poetiche di vari autori per la collana “Poeti e Muse”. In ogni poeta ho riscontrato autonomie di linguaggio e stili che li contraddistinguono, credo che la vera Poesia ha bisogno di spazi esclusivamente privati, nessuno può influenzare un poeta in modo tale da sostituirsi alla sua anima o alla sua ispirazione. Molti autori letti e studiati mi sono piaciuti, alcuni li ho amati e ne sono stata fervida ammiratrice, ho letto tanta poesia francese, inglese e americana, ma sono rimasta sempre me stessa, pur cercando differenziazioni, variazioni comprensibili nella ricerca di novità del linguaggio. Ogni tempo della propria sperimentazione si annuncia diverso per ciascun autore, in progress e sempre diversificati sono stati tutti i libri che ho scritto.
Sempre parlando delle sue opere c’è un intenzione di trasmettere qualcosa al lettore o sono state delle opere che rispecchiavano un determinato momento del suo animo?
Ogni scritto lascia sempre dietro di sé un messaggio, magari inconscio, e in esso va colta la sostanza esistenziale che lo rappresenti.
Tra le tante attribuzioni che si fanno al poeta c’è appunto quella di trasmettere emozioni, ma è sempre sincero e coerente il poeta o si può parlare di bifrontismo, secondo cui a volte la poesia diventa un sogno e vive una realtà ben diversa da quella cantata nei suoi versi?
Il poeta non si pone mai, quando scrive, un procedimento -in interiore- su cui inserire le proprie emozioni, lo fa a caso, o perlomeno, ricerca le prospettive che più gli si addicono. Non è bifrontismo, ma voglia di aprirsi alla conoscenza, uscendo dall’isolamento e dal labirintismo dell’io per congiungersi all’etos, al nostos, alimentando forme di linguaggio che, di volta in volta, appaiono diverse e variegate, per finire alla più completa libertà di espressione che lo rappresenti. Il sogno c’è, ma vive una realtà “altra”, da quella cantata nei propri versi, oserei dire che <sogno e mito> vi fanno da sfondo, ma ogni poeta attraverso il suo percorso individuale ne propone una configurazione di tracciati differenti.
Un argomento di attualità della politica nazione è quello dei “saggi”, uomini che hanno specifiche capacità, e colui che parla di emozioni che ruolo può avere nella società?
La letteratura isola dai loschi intrichi della politica, per fortuna, la saggezza della poesia è racchiusa nelle emozioni, suggestioni, o nelle variabili segrete dell’io più interiorizzato, non nella mercificazione e nello scambio “utile” di ogni politicizzazione
Occupandosi di storia della poetica è arrivata ad avere una immagine unitaria di essa? pensa di essere arrivata ad una conclusione, quando ripensa al corso storico di quest’arte c’è qualcosa che la fa ragionare?
Mi sono occupata, come docente, per moltissimi anni di Storia delle Poetiche in corsi universitari. L’arte non ripete se stessa, né istruisce il karma che viene visitato di volta in volta da un tempo e da un luogo a se stanti. Ogni Poetica vive il suo momento storico, cerca prospettive di linguaggio mai esaustive, mai concluse, ma sempre alimentatate da stilemi in evoluzione, da linguaggi in formazione: le forme poetiche sono l’espressione di talenti sempre diversi nei confronti delle epoche storiche. Ogni individuo è testimonianza della sua storia individuale, ma anche della parola scritta che ne attraversa tutto il confronto storico e umano.
Nella sua vita ha incontrato molte personalità, ma in particolare fu Salvatore Quasimodo ad incoraggiarla all’attività poetica, come avvenne l’incontro?
Era amico di mio padre, le famiglie si frequentavano e in uno degli incontri mio padre estrasse un piccolo foglietto che teneva sempre in tasca, e glielo lesse. Restò favorevolmente colpito e gli chiese lui stesso di dargliene in lettura altri testi. Da lì, partì il suo incoraggiamento che purtroppo non ebbe sviluppi, in quanto lo stesso anno morì.
Tra le sue ultime composizioni poetiche si evincono titoli come: “La traiettoria del vento” “ Il sogno e la sua infinitezza” “Eros e la nudità” a cosa si riferiscono i titoli delle sue opere? come nascono?
Essi sono il concentrato, l’essenza di ciò che nel libro voglio rappresentare, in genere trascrivo diversi titoli che meglio stiano ad indicare l’embrione o la forma desiderata da indicare nel testo. E un po’ come il nome da dare al nascituro, Il titolo è importante, rappresenta il biglietto da visita per il lettore. Io elaboro molto ogni testo, perché vedo nel titolo l’immagine iniziatoria della sua genesi.
Ci parli dei suoi progetti futuri
Ho da poco portato alla luce con la collaborazione di Antonio Spagnuolo L’Evoluzione delle forme poetiche (Kairos Edizioni) un grosso tomo di circa 800 pp della migliore produzione poetica di fine millennio. Si tratta di un archivio storico di grande impegno e ricchezza di contenuti che immagino passerà alla Storia della Letteratura. Sta per uscire un altro libro per i tipi dell’Editore Ursini: La distanza è sempre la stessa.
La ringraziamo molto per il tempo dedicatoci.
A cura di Matteo Montieri
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