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Scelta drammatica

di Marco Raiti
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Pubblicato il 12/11/2010 14:44:32


La strada scivolava veloce e silenziosa sotto le ruote della
potente auto.
I via vai delle luci dei lampioni e di qualche raro veicolo si
riflettevano sulle pupille di Ocram. Guidava tenendo il volante
con una mano, mentre nell’altra reggeva una sigaretta che
aspirava a larghe boccate… lentamente.
Il suo sguardo era teso e assorto.
Ocram aveva appena raggiunto la quarantina, ma, nonostante
non fosse più un giovincello, si manteneva in perfetta forma e
il suo fascino, col passare degli anni, non diminuiva, anzi si era
arricchito di una certa espressione di maturità, che gli donava
ulteriormente. Ora alcuni pensieri lo infastidivano. Lui che era
stato sempre così sicuro di sé, anzi che credeva che il segreto del
successo fosse la chiarezza delle proprie idee, ora alcuni dubbi gli
si paravano davanti e rimanevano tali, senza cioè che lui potesse
risolverli o dissolverli. Per la verità, già altre volte aveva avuto
queste crisi riflessive, ma le aveva sempre soffocate secondo il
suo basilare principio che il dubbio è nemico del successo.
Ma questa volta era diverso. Più cercava di convincersi che tali
pensieri non avrebbero fatto altro che danneggiarlo e più ne era
tormentato. Ripensava ad Angela.
Angela era stata la sua amante per cinque anni. Tutto era
andato bene tra loro finché lei non aveva preteso qualcosa di
più. Diceva che voleva un rapporto più saldo. Non le bastava più
quella labile relazione. Si vedevano anche più volte la settimana,
sovente cenavano insieme e insieme passavano quasi tutti i fine
settimana.
“Ma vivere insieme… è un’altra cosa” aveva detto lei.
Lui era rimasto del solito parere, irremovibile. Non se l’era
mai sentita di legarsi completamente ad una donna, o meglio,
pensava che la convivenza avrebbe finito per danneggiare il suo
successo... la sua carriera.
Angela aveva giurato d’amarlo, ma questo non era bastato a
smuoverlo dai suoi principi. Sarebbe stato mettere in dubbio la sua
chiarezza di idee, mettere in dubbio cioè tutta la sua concezione
della vita. Ma ora una piccola perplessità gli era rimasta e via
via stava prendendo piede nella sua mente assumendo sempre
più l’aspetto di un grosso dubbio. Forse, pensò, perché provava
qualcosa per Angela. Non sapeva bene distinguere se si trattasse
d’amore o di un semplice affetto.
Certo Angela era bella… dolce. Gli rimbombava forte nella
mente una sua frase: “Sarebbe bello svegliarsi tutte le mattine
per affrontare insieme la vita”. Ma avrebbe dovuto resistere a
tutte le tentazione che potessero compromettere il suo brillante
successo, comprese quelle emotive. Così, come spesso succede
nella mente umana, il pensiero di Angela lo indusse a girovagare
con la memoria nella sua trascorsa vita. Ma gli sembrava che
questa fosse completamente vuota. Non vi era un ricordo degno
di essere ripescato dall’oblio: soltanto successo, successo e
carriera. Gli pareva di stringere le due cose tra le mani e scoprire
di non tenere niente.
Allora si guardò più volte nello specchietto retrovisore per
cercare di capire chi fosse, ma quegli occhi, quell’espressione
non gli davano risposta.
Un senso di angoscia gli saliva fin su per la gola.
Immerso in quegli strani pensieri che gli procuravano
sensazioni mai provate, si accorse di avvicinarsi ad un passaggio
a livello e, dal lampeggiare delle luci rosse, intuì che si stavano
abbassando le sbarre di protezione.
Al che, quasi istintivamente, pigiò più forte il piede
sull’acceleratore nel tentativo di attraversare prima che si chiudesse
il passaggio. Ma d’improvviso successe qualcosa d’imprevisto.
La macchina cominciò a sbandare e Ocram s’accorse di non
controllarla più. Poi tutto si mise a girare vorticosamente. Infine
un fragoroso rumore e dopo più niente.
Riprese quasi subito conoscenza, come se si svegliasse da un
incubo per iniziare un dramma vero. Constatò che si trovava
imprigionato in un groviglio di lamiere. Perdeva molto sangue
da tutte le parti, ma fortunatamente, pensò, era ancora vivo.
Improvvisamente udì un fischio che gli fece raggelare il sangue
che ancora gli scorreva nelle vene. Era il fischio del treno.
Ocram si era immediatamente reso conto di trovarsi tra le
sbarre del passaggio a livello, proprio sulle rotaie della ferrovia.
Tra pochi secondi il treno lo avrebbe ridotto in una poltiglia di
carne e lamiere. Fece un rapido esame della situazione e capì
che, facendo appello a tutte le sue forze, avrebbe potuto liberarsi
da quella posizione e mettersi in salvo. Ma, mentre si preparava
a produrre il massimo sforzo per uscire da lì, un drammatico
interrogativo gli sorse spontaneo: “Voleva lui veramente salvarsi?
Aveva ancora un senso vivere per lui?”.
Proprio come sovente si sente dire di un uomo che si trova
alle soglie della morte, vide scorrere la propria vita con una tale
nitidezza come se assistesse ad una proiezione cinematografica.
Si ritrovò bambino, con la sua dolce mamma che gli insegnava
ad amare il mondo.
Lui, invece, che cercava solo di imparare a dominarlo,
provando ad essere sempre il migliore, il più bravo a scuola e
sempre il primo con i compagni. Se qualche volta non riusciva
se la prendeva moltissimo.
Poi la vita adulta. Ma di quella l’unico ricordo era sempre il
successo. Quell’odiato successo!
Decise che sarebbe rimasto nella macchina.
Il treno passò veloce senza fermarsi.

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