Pubblicato il 12/11/2010 14:44:32
La strada scivolava veloce e silenziosa sotto le ruote della potente auto. I via vai delle luci dei lampioni e di qualche raro veicolo si riflettevano sulle pupille di Ocram. Guidava tenendo il volante con una mano, mentre nell’altra reggeva una sigaretta che aspirava a larghe boccate… lentamente. Il suo sguardo era teso e assorto. Ocram aveva appena raggiunto la quarantina, ma, nonostante non fosse più un giovincello, si manteneva in perfetta forma e il suo fascino, col passare degli anni, non diminuiva, anzi si era arricchito di una certa espressione di maturità, che gli donava ulteriormente. Ora alcuni pensieri lo infastidivano. Lui che era stato sempre così sicuro di sé, anzi che credeva che il segreto del successo fosse la chiarezza delle proprie idee, ora alcuni dubbi gli si paravano davanti e rimanevano tali, senza cioè che lui potesse risolverli o dissolverli. Per la verità, già altre volte aveva avuto queste crisi riflessive, ma le aveva sempre soffocate secondo il suo basilare principio che il dubbio è nemico del successo. Ma questa volta era diverso. Più cercava di convincersi che tali pensieri non avrebbero fatto altro che danneggiarlo e più ne era tormentato. Ripensava ad Angela. Angela era stata la sua amante per cinque anni. Tutto era andato bene tra loro finché lei non aveva preteso qualcosa di più. Diceva che voleva un rapporto più saldo. Non le bastava più quella labile relazione. Si vedevano anche più volte la settimana, sovente cenavano insieme e insieme passavano quasi tutti i fine settimana. “Ma vivere insieme… è un’altra cosa” aveva detto lei. Lui era rimasto del solito parere, irremovibile. Non se l’era mai sentita di legarsi completamente ad una donna, o meglio, pensava che la convivenza avrebbe finito per danneggiare il suo successo... la sua carriera. Angela aveva giurato d’amarlo, ma questo non era bastato a smuoverlo dai suoi principi. Sarebbe stato mettere in dubbio la sua chiarezza di idee, mettere in dubbio cioè tutta la sua concezione della vita. Ma ora una piccola perplessità gli era rimasta e via via stava prendendo piede nella sua mente assumendo sempre più l’aspetto di un grosso dubbio. Forse, pensò, perché provava qualcosa per Angela. Non sapeva bene distinguere se si trattasse d’amore o di un semplice affetto. Certo Angela era bella… dolce. Gli rimbombava forte nella mente una sua frase: “Sarebbe bello svegliarsi tutte le mattine per affrontare insieme la vita”. Ma avrebbe dovuto resistere a tutte le tentazione che potessero compromettere il suo brillante successo, comprese quelle emotive. Così, come spesso succede nella mente umana, il pensiero di Angela lo indusse a girovagare con la memoria nella sua trascorsa vita. Ma gli sembrava che questa fosse completamente vuota. Non vi era un ricordo degno di essere ripescato dall’oblio: soltanto successo, successo e carriera. Gli pareva di stringere le due cose tra le mani e scoprire di non tenere niente. Allora si guardò più volte nello specchietto retrovisore per cercare di capire chi fosse, ma quegli occhi, quell’espressione non gli davano risposta. Un senso di angoscia gli saliva fin su per la gola. Immerso in quegli strani pensieri che gli procuravano sensazioni mai provate, si accorse di avvicinarsi ad un passaggio a livello e, dal lampeggiare delle luci rosse, intuì che si stavano abbassando le sbarre di protezione. Al che, quasi istintivamente, pigiò più forte il piede sull’acceleratore nel tentativo di attraversare prima che si chiudesse il passaggio. Ma d’improvviso successe qualcosa d’imprevisto. La macchina cominciò a sbandare e Ocram s’accorse di non controllarla più. Poi tutto si mise a girare vorticosamente. Infine un fragoroso rumore e dopo più niente. Riprese quasi subito conoscenza, come se si svegliasse da un incubo per iniziare un dramma vero. Constatò che si trovava imprigionato in un groviglio di lamiere. Perdeva molto sangue da tutte le parti, ma fortunatamente, pensò, era ancora vivo. Improvvisamente udì un fischio che gli fece raggelare il sangue che ancora gli scorreva nelle vene. Era il fischio del treno. Ocram si era immediatamente reso conto di trovarsi tra le sbarre del passaggio a livello, proprio sulle rotaie della ferrovia. Tra pochi secondi il treno lo avrebbe ridotto in una poltiglia di carne e lamiere. Fece un rapido esame della situazione e capì che, facendo appello a tutte le sue forze, avrebbe potuto liberarsi da quella posizione e mettersi in salvo. Ma, mentre si preparava a produrre il massimo sforzo per uscire da lì, un drammatico interrogativo gli sorse spontaneo: “Voleva lui veramente salvarsi? Aveva ancora un senso vivere per lui?”. Proprio come sovente si sente dire di un uomo che si trova alle soglie della morte, vide scorrere la propria vita con una tale nitidezza come se assistesse ad una proiezione cinematografica. Si ritrovò bambino, con la sua dolce mamma che gli insegnava ad amare il mondo. Lui, invece, che cercava solo di imparare a dominarlo, provando ad essere sempre il migliore, il più bravo a scuola e sempre il primo con i compagni. Se qualche volta non riusciva se la prendeva moltissimo. Poi la vita adulta. Ma di quella l’unico ricordo era sempre il successo. Quell’odiato successo! Decise che sarebbe rimasto nella macchina. Il treno passò veloce senza fermarsi.
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