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Apologia di un Ipod - Ecce spiritus!

di Stefano Saccinto
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Pubblicato il 20/02/2011 03:42:48

Il pazzo conversava con grande disinvoltura sul fine ultimo
del pensiero di Socrate, Platone e Aristotele.
Tirava in alto un oggetto
come compiendo un gesto
di inaspettata prestidigitazione.
E rimaneva in silenzio.
- Questo è il sogno e l'incubo dei tre maggiori filosofi greci – annunciava.
Era un I-pod. Era l'incubo di Socrate.
Che il vecchio amasse un po' esagerare,
lo avevo capito quando avevo letto
che accettava la condanna della cicuta
perché non era convinto che la morte fosse un male, ma solo
un probabile sonno senza sogni.
Addormentarsi un po' più tardi neppure
sarebbe stato un male.
Come pestare con la pianta di un piede l'I-pod invece di temerlo.
Ma Socrate sapeva dare forza a degli argomenti davvero inutili.
Era contento così.
La donna seguiva il pazzo nella rilevazione
degli aspetti filosofici della natura spirituale
di Agostino d'Ippona.
Continuava pesantemente a masturbare l'aria
con la mano tutta inanellata
e a conturbare un invisibile pene
con la fellatica 'O' della parola 'tempo'
utilizzata con grande eccesso.
Signora. La filosofia è molto più semplice di quel che Socrate potesse
temere e non temere e di quanto lei voglia oggi complicare.
E viene fuori dalla naturale posizione
che assumono i corpi
in presupposta meditazione.
La smetta di cercarlo con la mano e con la voluttuosa 'O' del tempo,
lei ha la fica. Ecco lo spirito!

5 luglio 2010. Tempo invocato con inconsci intenti erotici.

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