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Raccolta di poesie di Stefano Saccinto
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

L’antica follia

Un cielo artificiale è sospeso sui miei capelli,
nel delirio pensavo alla mia personale follia,
rinunciavo a Satana ed alla confortante pigrizia,
rinunciavo alle antiche stagioni ed ero sempre in piedi,
scrutando gli inferni lontani.
Ora che sono un uomo, quanto è bello dimenticare
quello che è stato.
Il dolore vissuto è solo lo specchio di una vita
che ormai non ricordo e sono poco lucido,
mentre attraverso le giornate come fossero varchi.
Le mie sensazioni sono piccole corde di luce
legate agli specchi passati,
li ornano e sono carine
ed io sono l’uomo per sempre al confine.

Id: 15446 Data: 30/06/2012 12:50:49

*

Aprile

E se domani un’alba
corresse per gli scivoli del cielo
vestita di strascichi primaverili
e di silenzi illuminati
leggera come fosse
una farfalla di aprile che profuma l'aria
e venisse a svegliarmi
col tocco di una fata innamorata?

Sarebbe come
volteggiare con l’anima indifesa
oltre la fine del tempo

Id: 15333 Data: 23/06/2012 11:27:54

*

Alla vetta delle statue immortali

Impera il sepolcrale silenzio,
le vette allungate nel cielo di piombo,
umanità di statue denudate al tempo
e un verdeggiare incolto di foreste.
L’aria e’ gravida di risvegli
ma io appartengo al tempo defunto.
Amore, sei carne plasmata a infinito,
non la tua bellezza, non la giovinezza che si sfibra,
ma il senso che ti do e il segreto che porti
rischiarano le notti universali
e infondono energia che gira il mondo.
Io nella mia ricerca raggiunsi la vetta del falco
attraverso il verdeggiare incolto della tua foresta,
non la mia ipotetica bellezza, non la giovinezza che si sfibra,
ma il senso che abbiamo difeso levigò il mio volto
rendendolo perfetto
nel giorno dell’immortalità.
Sto tramutando in statua nel riversarmi alla vetta,
in me trascino le profondità del cosmo
attorno al mio asse si erge una nuova galassia della quale
sei stella madre e solidificata nella mia anima.

Noi apparteniamo al tempo defunto,
ma dietro l’effigie di pietra ruotano i mondi,
tutto il cosmo prima o poi
passerà, passerà attraverso noi.

Id: 15281 Data: 20/06/2012 08:14:40

*

Illuminazione malinconica di una notte

Bisogna cogliere l'elemento architettonico,
il taglio di un palazzo e la sua fuga verso il vuoto della notte
per comprendere la fine della città,
un tavolino dinanzi a un bar deserto
una sigaretta e due gambe accavallate.
Sembra tardi, sembra tardi a qualsiasi ora
in questa silenziosa periferia,
oltre l'angolo finale del paese
sembra spargersi la fine del mondo
e l'ispirazione
è come questo vento che solleva un angolo della tovaglia,
passa sempre e scompare nel buio.
- Ehi, non mi avevi detto che lavoravi qui.
- Eh, non l'ho detto a nessuno.
- È un posto tranquillo.
- Già. La maggior parte delle sere è così.
- È inverno pieno ma sembra un'estate dimenticata.
- Sembra, sì.
Qui finisce la città. Qui è il presente, il futuro del passato.
Qui finisce tutto e alla fine di questa strada c'è soltanto
l'immensità cosmica che si rigenera in eterno
come l'impasto del pane.
Non preoccupatevi. Andate a dormire.
Ve lo guardo io, per questa notte,
il mondo.

Id: 15216 Data: 16/06/2012 11:19:30

*

Come mi sento ancora adesso

(stendi il velo)
continuavo a evocarmi,
(pietoso)
per poi darmi addosso,
(silenziosamente come se non volessi)
con più rabbia,
(partecipare, neanche col disprezzo)
ogni volta con più rabbia
(a questa rovina, a questa dissolvenza di noi stessi)
come se fossi la causa
(la bambina urlava e correva e alle sue spalle)
di tutto il mio male, ogni giorno per me
(finiva il mondo)
finiva il mondo.

Id: 15110 Data: 10/06/2012 03:57:04

*

Una mano che piange

Amo gli scivoli e le urla sottili, i tentati
morsi d’amore e le dita che affrontano
viaggi sfiorati.
Amo le bocche ripiene,
gli occhi che fuggono rapidi
e gli invisibili baci,
le ore che passano di afa
con squilli che si addormentano.
Amo
il tempo che scorre
lento
sulla tua pelle.
La mano che piange,
la schiena che muore
e una finestra socchiusa
da cui, piano, evapora amore.

Id: 15083 Data: 08/06/2012 11:27:19

*

Solcando i mari

Attraverso le mie lenzuola
come solcando i mari
e i miei occhi che si chiudono,
appena si riaprono, sono già
su una nuova era
e su nuove terre immaginarie.

Che cos'è il mio istinto?
Fin dove è in grado di inseguire
l’incontenibile scia esistenziale?
E che cosa questa morte?
La passione che tramonta tra le pieghe bianche
e tra le finte luci di un tardo pomeriggio
in cui suonano campane.

Attraverso le mie coperte
come solcando i mari
e la musica del crepuscolo che fa da orizzonte
non è nient’altro che il canto dei gabbiani.

Id: 15024 Data: 04/06/2012 14:13:37

*

Terra di confine

Ho scoperto le desolazioni inquiete,
sono terre oscure e silenziose e hanno
fredde stelle su cui arrampicare lo sguardo
in preda ad un panico muto.
Ma avevo abbracci caldi intorno alle spalle
e la mia solitudine era un canto di due voci,
avevo la bocca aperta nel contemplare il cielo
e mi sentivo bene mentre continuavo
ad esplorare cose di me sconosciute
e non facevo che trovare
sogni perlati
e splendide speranze di pace:
fiori nel nulla.

Id: 14989 Data: 01/06/2012 23:58:47

*

Seguaci di un tempo che non verrà

Ti prenderei per un braccio, fratello,
e ti mostrerei il tempo,
i culi, l'oro, l'oppio
e il sogno di anarchie lontane.
Divideremmo insieme
la malinconia dei cimiteri di elefanti,
tramonti di mangrovie
e riflessi di risaie.
Ma siamo chini come giunchi
sovrastati da un vento
che non ci dà tregua.
Stiamo nutrendo il mondo
perché altri possano devastarlo
e rivendercelo a un prezzo
sempre più caro.
Non c'è differenza tra di noi.
Eppure quando ci incontreremo,
non ci capiremo.
Questa è una legge antica.

Id: 14958 Data: 31/05/2012 03:36:56

*

E le menti

La piccola foglia correva veloce
nell'arabesco tracciato dal vento.
Le altre, ingobbite, apparivano morte,
piangendo la terra a reggere il peso
di cosa restava dell'ultima pioggia.
Addomesticata in bianche
fontane di pietra,
l'acqua scorreva in timidi rivoli
sui risvolti scolpiti.
Ogni uomo marciva coi millenni
nell'effimera incomprensione
per voler sottomettere gli oceani.
Non come ogni uomo, non come le altre,
ma come l'acqua e come la foglia,
adesso che s'incendia il mio respiro,
sono io.

Id: 14920 Data: 29/05/2012 00:56:52

*

Ossido di oro.

Non sono i nobili ad essere nobili, scema,
impazziti e soli, astratti pavoni a cui la coda
è passata ormai davanti
invece che dietro agli occhi.
Nobile sei tu. Nessuno di loro è mai stato
prezioso come i tuoi seni,
elegante e profumato come la tua fica
e silenziosamente importante
come la bellezza tua.
Nobile è la tua povertà, che ostenti nel vestire
e di cui devi andare fiera perché non ti costringe
a respirare ossigeno vecchio dietro una maschera.
Non preoccuparti più del mondo.
È un posto dove gli onesti
fanno il giro delle bettole
disperandosi per la bolletta del gas
che gli investe le narici
e i porci dormono in comodi letti barocchi
senza più sogni a cui attingere.
Questo non è il progresso, scema,
questo è un porcile,
solo che i porci che hanno guidato
la rivoluzione del benessere
ne hanno scacciato via gli osceni allevatori
ed ora attraverso i cani
possono comandare.
Chiedendoci sacrifici, chiedendo di disperarci,
chiedendo le nostre figlie come concubine
e i nostri figli come lustrascarpe.
Non siete stanchi, voi, di tutto questo?
A chi lo chiedi, scema?
Non chiederlo a loro.
Loro sono i cani.

10 marzo 2011.

Id: 7938 Data: 04/04/2011 13:39:46

*

Alla corte dei poeti pazzi

Può bastare un urlo,
accesa nella notte una scintilla
che risuona di un'eco
che arriverà lontano,
può bastare un urlo
per fendere la curvatura del tempo e portarti
oltre i limiti umani.
E milioni di parole,
le congreghe delle A
e gli eserciti di S,
le popolazioni mute d'H
e gli agglomerati di spettatori dei concerti di P ed F
per non condurre da nessuna parte.
Da nessuna parte dico.
Da nessuna parte, ci pensi?
È una questione di sopportazione
del peso umano
e riversare tale peso
in potenza di parola.
In una sola, se ne sei capace.
Non c'è riuscito nessuno,
ma alcuni ci si sono avvicinati.
Il senso non è mai colto,
ma cosa importa?
È bello vivere
per sottrarsi al nulla.
Dare significato a un corpo
attraverso le proprie mani, la propria bocca e i propri occhi,
adesso ne ha e non in sé per sé.
Nessuno è in quanto tale.
Questa notte morirò,
amore dammi senso.

20 gennaio 2011.

Id: 7771 Data: 23/03/2011 13:42:00

*

Shock post-consumistico.

Vagavano anime straniere, nel tardo pomeriggio,
accanto ai congelatori orizzontali del supermercato.
Che viaggio avevano affrontato per venire a fremere
dinanzi ai grandi sconti, prezzi da far paura.
Le Pasticc.Ass.Vasch.Le Bon gr.250
costavano solo un euro e cinquantanove.
Era un ottimo principio per cui comprare.
E le anime attraversavano i corridoi
su cui era spalmata l'amalgama futuristica
di una luce bianca al neon che ti flashava,
neppure erano arrivate e già facevano la spesa,
come se fossero della nostra stessa religione,
sembravano sbarcate direttamente davanti al supermercato.
Forse erano fanatiche dell'integrazione.
La si poteva leggere nella finezza psicologica
di far fluire Tracy Chapman attraverso
i barattolini delle acciughe e dei capperi,
come si stesse parlando davvero di rivoluzione.
In Tunisia imperversava la tempesta umana
contro la forzatura di una dittatura
e le anime erano invece venute a vendersi qui,
mentre compravano.

17 gennaio 2011.

Id: 7718 Data: 20/03/2011 05:57:34

*

Ispirazione malinconica di una notte.

Ispirazione malinconica di una notte senza neanche l'abbaglio dell'alcool.

Bisogna cogliere l'elemento architettonico,
il taglio di un palazzo e la sua fuga verso il vuoto della notte
per comprendere la fine della città,
un tavolino dinanzi a un bar deserto
una sigaretta e due gambe accavallate.
Sembra tardi, sembra tardi a qualsiasi ora
in questa silenziosa periferia,
oltre l'angolo finale del paese
sembra spargersi la fine del mondo
e l'ispirazione
è come questo vento che solleva un angolo della tovaglia,
passa sempre e scompare nel buio.
- Ehi, non mi avevi detto che lavoravi qui.
- Eh, non l'ho detto a nessuno.
- È un posto tranquillo.
- Già. La maggior parte delle sere è così.
- È inverno pieno ma sembra un'estate dimenticata.
- Sembra, sì.
Qui finisce la città. Qui è il presente, il futuro del passato.
Qui finisce tutto e alla fine di questa strada c'è soltanto
l'immensità cosmica che si rigenera in eterno
come l'impasto del pane.
Non preoccupatevi. Andate a dormire.
Ve lo guardo io, per questa notte,
il mondo.

15 Gennaio 2010.

Id: 7696 Data: 19/03/2011 01:25:15

*

Un racconto inventato d’inverno.

Eravamo soltanto due bambini
o statue di acqua davanti
ai cancelli dorati della vita.
C'era il buio intorno
e una sola plafoniera attorno alla quale
morivano sciami di insetti infreddoliti
sotto il portone di una palazzo del centro.
Tu eri una sconosciuta tra gli altri
bambini della sera con cui
giocavo a nascondino,
ma mi avevi preso
perché da quando ti avevo vista
non avevo capito molto e
mi ero nascosto male.
Ravviavi i capelli, mi dicevi di stare fermo
mentre scrutavi il buio per trovare gli altri.
Ma non lo vedi che ci siamo solo tu
e io? Non capisci?
Non capivi.
Non capisci
che il giorno non ha memoria
di una poesia che poteva,
ma non è stata scritta.
E quindi adesso tu ed io,
adesso non siamo.

14 gennaio 2011.

Id: 7687 Data: 18/03/2011 05:02:47

*

La narcolessi del Dharma

Aveva certamente ragione mia figlia
quando affermava
che, se leggevo, lo facevo ai miei omini
della fantasia.
Dovevo aver fatto così con buona parte
dei Vagabondi del Dharma,
almeno fino al punto in cui avevo
smesso di leggerne due pagine per volta
prima di crollare addormentato.
Era un periodo narcotico,
ma secondo la teoria della mia bimba,
non dovevano esserci stati grossi problemi:
gli omini della fantasia funzionavano
come il mio corpo: se io dormivo,
dormivano anche loro.
Grazie a Jack dormimmo in parecchi.
Allegramente.

13 ottobre 2010

Id: 7421 Data: 01/03/2011 02:23:19

*

Il dormiveglia è cronico.

L'estate si prolunga indefinitamente
dorando le strade piene e rimbalzando
attraverso le finestre.
C'è stata un'inondazione di luce, stamattina.
E io avevo mal di testa.
Penso che dormirò per il resto della giornata,
è bello trovare una posizione comoda
nella rotta magnetica
di un intero emisfero pieno di luce.
Il mondo passa attraverso i tuoi sogni.
E del domani non mi importa e ieri
non esiste più.
Tutto si contorce per trovare un senso.
Spesso lo faccio anch'io.
Ma ciò che ho sempre trovato di migliore
è che un giorno, staccando il piede dalle sponde,
come addormentandomi nella rotta magnetica,
dimenticherò me stesso.

8 ottobre 2010

Id: 7410 Data: 28/02/2011 04:28:56