Un tempo amava il sole sopra i rami,
cantava al vento storie senza fine,
ma un giorno i sensi si mutaron grami,
e il suo sentir divenne brina e spine.
Più non credea al tocco d’una mano,
né all’abbraccio che scaldava il cuore,
pensava che l’amore fosse vano,
che ogni sorriso celasse un errore.
Vagava tra silenzi e nebbia fitta,
un giovane poeta senza voce,
la vita gli sembrava ormai sconfitta,
un cielo vuoto, un’arpa senza croce.
Ma il tempo, con la sua pazienza cieca,
gli pose innanzi un gesto, un’emozione,
e una carezza, fragile non bieca,
bussò al petto come una canzone.
Fu allora che capì che il male stanco
non può spegnere un sogno che riposa,
e dal suo cuore rifiorì, sul banco,
il dì d’una speranza luminosa.
Ora cammina lento ma sincero,
con occhi nuovi e un’anima rinata,
e sa che amare, pur se non par vero,
è la più vera forma conquistata.
N.d.A.: L’alessitimia del mondo intero può farci smettere di credere nella bontà degli altri?
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