Ciao belluomo, gli dissi a memoria.
Altero nella sindone del ricordo, ora
rattrappito quanto un postino seccato
da una stagione fuori porta, a mezzo solstizio.
(Per quelle canoniche si può dire messa
lì apposta; le altre indicano che è possibile
leggere abbraccio il loro stato di famiglia
qualsiasi pantomima faccia a vista.)
E questo sarà per sempre l’incontro. Meglio:
istruttoria di un ritrovamento. Quindi prova,
come sei di noi in campo, genitori compresi,
maturati da germogli, sfioriti in un soffio
di clemenza dato il grecale che viene per tempo.
Il legame accomuna le frequenze: il sangue
ha avuto bisogno di una trasmissione da zero
riconosciuta con una sigla. Poi, scaletta di respiro.
Annuncia come eri quando ti viene, fratello!
Alba sotto gli occhi di tutti, eri, e dai gesti
si vedono i segni come rallentano; primo
nel raccolto, l’amore ti ha dato la falce
dell’esempio per volontà del maltempo
che ad ottobre diventa freno della pesca.
Ciao, Antò!, gli ho detto lui presente,
siamo contemporanei alla lettera
per documento.
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