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Il cielo sale alle tue labbra

di L’Arbaléte
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Pubblicato il 16/04/2025 10:56:48

 

IL CIELO SALE ALLE TUE LABBRA

permutazione – da Cristalli: rosa dei venti in fiamme – 2012

 

 

… inalberata, immobile, respiro di cisterne d'isola che fiorisce, sulle sabbie e sull'armi, chiama senza speranza esibisce ferite! Ira cauta, astuta, su queste e altre cose fermò corse di vento, una sfinge di stracci, arenata, che veste corrosa dal segreto, per la vaga promessa d'altre spente stagioni…

e simile al divino raccoglimento, notte, tu mi circonderai...

 

La musica inventò silenzi, in certe sere si dispiega in trasparenza, taciturno fiume in una stanza perduta, millenario miele bruciato nel crepuscolo dell'assente. Sigilli dell'anno fecondo nell'ora instabile a memoria scrisse a chiare lettere oscure verità, da non contemplare, furono sempre errore, cenere, indifferenti beatitudini, i quattro spazi e i tre tempi attraversammo verdi d'erbe perpetue come il presente.

Odo quei battiti nell'ombra, il cielo sale alle tue labbra, nigredo, animale brillante, a rabbrividire nel buio.

L'amore non è più il suo tema.

 

… sull'olio pestilente in assolo marino, la parola a remare nel vuoto sordo delta non ascoltarla, musica, dalle funebri insidie alzò torri illusorie come una morta ebbrezza un oro vegetale, la pelle d'un poema serpi dimenticate, non questa volta, almeno, a logori stendardi...

biancore alla deriva palpebra degli amanti, matrice su misura...

 


 

La musica inventò silenzi,

inalberata, immobile,

in certe sere si dispiega

sull'olio pestilente

respiro di cisterne

in trasparenza, taciturno

in assolo marino

d'isola che fiorisce,

fiume in una stanza perduta,

la parola a remare

sulle sabbie e sull'armi,

millenario miele bruciato

nel vuoto sordo delta

chiama senza speranza

nel crepuscolo dell'assente.

Non ascoltarla, musica,

esibisce ferite!

Sigilli dell'anno fecondo

dalle funebri insidie.

Ira cauta, astuta,

nell'ora instabile a memoria

alzò torri illusorie

su queste e altre cose

scrisse a chiare lettere oscure

come una morta ebbrezza

fermò corse di vento,

verità, da non contemplare,

un oro vegetale,

una sfinge di stracci,

furono sempre errore, cenere,

la pelle d'un poema

arenata, che veste

indifferenti beatitudini,

serpi dimenticate,

corrosa dal segreto,

i quattro spazi e i tre tempi

non questa volta, almeno,

per la vaga promessa

attraversammo verdi d'erbe

a logori stendardi

d'altre spente stagioni

perpetue come il presente.

 

Odo quei battiti nell'ombra,

biancore alla deriva

e simile al divino

il cielo sale alle tue labbra,

palpebra degli amanti,

raccoglimento, notte,

nigredo, animale brillante,

matrice su misura

tu mi circonderai

a rabbrividire nel buio.

 

L'amore non è più il suo tema.

 

 


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