IL CIELO SALE ALLE TUE LABBRA
permutazione – da Cristalli: rosa dei venti in fiamme – 2012
… inalberata, immobile, respiro di cisterne d'isola che fiorisce, sulle sabbie e sull'armi, chiama senza speranza esibisce ferite! Ira cauta, astuta, su queste e altre cose fermò corse di vento, una sfinge di stracci, arenata, che veste corrosa dal segreto, per la vaga promessa d'altre spente stagioni…
e simile al divino raccoglimento, notte, tu mi circonderai...
La musica inventò silenzi, in certe sere si dispiega in trasparenza, taciturno fiume in una stanza perduta, millenario miele bruciato nel crepuscolo dell'assente. Sigilli dell'anno fecondo nell'ora instabile a memoria scrisse a chiare lettere oscure verità, da non contemplare, furono sempre errore, cenere, indifferenti beatitudini, i quattro spazi e i tre tempi attraversammo verdi d'erbe perpetue come il presente.
Odo quei battiti nell'ombra, il cielo sale alle tue labbra, nigredo, animale brillante, a rabbrividire nel buio.
L'amore non è più il suo tema.
… sull'olio pestilente in assolo marino, la parola a remare nel vuoto sordo delta non ascoltarla, musica, dalle funebri insidie alzò torri illusorie come una morta ebbrezza un oro vegetale, la pelle d'un poema serpi dimenticate, non questa volta, almeno, a logori stendardi...
biancore alla deriva palpebra degli amanti, matrice su misura...
La musica inventò silenzi,
inalberata, immobile,
in certe sere si dispiega
sull'olio pestilente
respiro di cisterne
in trasparenza, taciturno
in assolo marino
d'isola che fiorisce,
fiume in una stanza perduta,
la parola a remare
sulle sabbie e sull'armi,
millenario miele bruciato
nel vuoto sordo delta
chiama senza speranza
nel crepuscolo dell'assente.
Non ascoltarla, musica,
esibisce ferite!
Sigilli dell'anno fecondo
dalle funebri insidie.
Ira cauta, astuta,
nell'ora instabile a memoria
alzò torri illusorie
su queste e altre cose
scrisse a chiare lettere oscure
come una morta ebbrezza
fermò corse di vento,
verità, da non contemplare,
un oro vegetale,
una sfinge di stracci,
furono sempre errore, cenere,
la pelle d'un poema
arenata, che veste
indifferenti beatitudini,
serpi dimenticate,
corrosa dal segreto,
i quattro spazi e i tre tempi
non questa volta, almeno,
per la vaga promessa
attraversammo verdi d'erbe
a logori stendardi
d'altre spente stagioni
perpetue come il presente.
Odo quei battiti nell'ombra,
biancore alla deriva
e simile al divino
il cielo sale alle tue labbra,
palpebra degli amanti,
raccoglimento, notte,
nigredo, animale brillante,
matrice su misura
tu mi circonderai
a rabbrividire nel buio.
L'amore non è più il suo tema.
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