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Fuori di casa, 1

di Alberto Rizzi
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Pubblicato il 26/03/2025 17:32:41

V'è un confine sacro

tra ciò ch'è mio

e ciò che è del Tutto

 

un muro di pietre ammorsate a calce

ed è da questo lato

ch'io inizio il mio lavoro

inutile ed infinito

 

                   (infinito perché inutile)

 

che però io

                  nei giorni dal sole deputati

pongo come pietra d'inciampo

                     senso all'esistenza

che pur muove a riso certi Dei

 

Ed in quei giorni io m'inginocchio

 

                    (non davanti a loro)

 

nel fiato che si gonfia

e nel sudore

 

cerno quel verde che s'ostina

e che pur io vo' rimosso

                                     con mano assai 'sassina

 

e lo rimovo

                  gli estirpo via la vita

 

Le fesse tra i cementi bigi

di vasche a espurgo destinate

             tra piastre e piastre

che delinean corte

             tra commessure

limiti d'utili caditoie

                               dettan l'azione alle mie mani

 

                   ('sassine)

 

che svellono quel verde dalla vita

 

e quando ch'ei resiste

                                 con atta lama

rompo all'infelice

lo filo de lo stelo

 

Poi

     se questi garbi gesti non s'abbastano

aspro liquame spargo su quei resti

                                  sui germogli

a disseccarne stirpe

con l'aiuto del sol

                           che vita o morte spande

 

m'illudo d'esser 'bbono

in questo fare

                     pur se Natura schernisce ogni mio gesto

 

Di quel che vedo

                          ciò che mi piace

l'aiuto ad avere loco et foco

con ogni cura che posso immaginare

 

e quando dal prato decimo li fiori

                                                    fingo che sia 'nu fatto naturale

e che l'artata bellezza

che nelle stanze porto

                                  sia meno pesa del danno che 'l brucare

di qualsivoglia bestia

al prato gli farebbe

 

 

-----

 

 

S'alza l'uomo ch'è in me

                                     la cui anima non sa

ben che pensare agli atti suoi

 

quieto il respiro

                        mal'incrostata ciascheduna mano

vanno gli occhi per li metri pochi

che 'l mio orgoglio

       la convinzion di mente

chiamano a torto "miei"

                                     sforzandone misura

 

è tempo di rientrare

                               è tempo d'altre azioni

 

 

(Tratta dalla raccolta inedita

"De rerum domesticarum")


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