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Quando tutto è possibile

di Sabatina Napolitano
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Pubblicato il 22/03/2025 12:43:26

Ho preparato un pane

per tutto il possibile tra me e te. 

Ho preparato un pane per le ossa e per i muscoli.

Domandi agli anni:

un altro modo per guarirmi.

Stesa a letto mentre mi leggi.

Questi occhi che cambiano

al ritmo del tuo sangue

nascosto nei tormenti di uomo.

Tormenti nascosti in quello che bevi.

Nelle ombre che metti nelle ossa.

Non posso che domandarti

la guarigione dentro di me.

Questo guarire per parlarti meglio,

questo guarire per finire nel tuo letto.

Questo guarire che è la strada per intrecciarci.

Non ci sono alternative.

Gli anni passati senza di te,

senza il tuo corpo.

Energia depositata nel mio ginocchio,

preghiere nella lastra di una risonanza.

La storia che mi guarda,

io che guardo la storia

nelle mille voci che si fondono in me

senza che ne abbia la coscienza.

E non ho paura in questo tunnel degli anni.

Vorrei urlare il tuo nome

nei bui che non ho più.

E tutto quello che ho nel ginocchio

chiama la luce del tuo comodino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La storia si muove in me

e guardo il mio corpo

che si risveglia nelle forme tue

addormentate dentro di me.

Il ginocchio che piange i tuoi anni,

io piango i miei anni,

tutto piange e tutto mi sorregge.

Il caos che metti nel ginocchio

per farmi implorare la tua cura.

Se ammetto di essere malata,

se ammetto di esser stata vuota

di non aver messo la tua saliva

nelle mie ossa

prometti di guarirmi dal tormento?

La tua paura di perdermi

si è fermata nel mio ginocchio

insieme alla tua rabbia

ed ora che mi specchio

vedo mia figlia,

la me futura e migliore dentro di lei,

le forme che mi obblighi ad avere

il corpo che vuoi possedere

la forma dei tuoi desideri

che devo avere

dal momento che hai deciso

che devo essere il tuo talismano

e mi hai legata a un sortilegio

senza che me ne sia accorta.

Senza che abbia avuto il tempo

di correre ai ripari, di liberarmi.

Mi hai legata a un sortilegio

mi hai attaccata al tuo letto

in questo schermo sadomaso

dove sei angelico e delicato

nascondendo il tuo tormento.

Ma questo è un veleno d’amore

che ora scorre nelle mie ossa

e mi cambia il sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E devo essere come te

e devo vivere come te,

come hai deciso tu

affusolata nella tua forma

nelle tue gambe

mentre mi penetri ad ogni modo

che vuoi perché ti sei messo

d’accordo con dio,

che non ho altre possibilità 

che essere tua.

Vuoi che sopravviva 

al sapore della tua saliva,

desideri che mi trascini nei giorni

desiderando la tua saliva.

Come se avessimo fatto

veramente l’amore

mentre è un tuo desiderio.

E vuoi che il desiderio

sia così reale 

da attraversarmi le ossa.

Riparare la frattura che mi hai fatto. 

Distinguere ciò che è giusto 

da quello che non lo è.

Ma dal momento che tu sei pervaso

dal desiderio e vivi e sopravvivi

nel desiderio di me

pretendi che ti ricambi:

guarisci la frattura.

Perché mi dici

che la tua memoria 

è la culla dei miei anni.

E ogni volta che hai desiderato

fare l’amore con me

in realtà è un ricordo

già avvenuto nella nostra vita insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi hai attaccata al tuo letto,

e mi hai legata al tuo sangue

e non ho potuto difendermi

dall’incantamento.

Perché il mio ginocchio 

è pieno delle tue lacrime

dei bambini, i carrozzini

o vestitini, l’odore di latte

e le sveglie.

E la mia saliva dappertutto

in questa memoria sporcata

lavata mischiata alle tue lacrime

al mio ginocchio.

Perché mi hai attaccato a questo sortilegio?

Che coinvolge abiti, palazzi,

ricordi, sangue e ossa?

Perché mi desideri così tanto?

Nel mio ginocchio

c’è tutta la forza del tuo desiderio.

E allora liberati dentro di me

se mi vuoi così tanto, prendimi.

Sei convinto di essere così potente

da dovermi accompagnare da Dio

insieme? E allora prendimi. 

Guariscimi. Guarisciti dentro di me.

Il piacere nel dolore.

Le tue mani che attraverso di me

mi saggiano il ginocchio,

una sorta di punto G

dettato da un potere dei terremoti.

Chi gioca a dama con Dio?

Se il mio sangue è scritto nelle poesie.

Resteranno anche queste

nelle tue lenzuola. 

Anni di parole e lettere

ora tutte sporche di sesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché come è la vita

se non il dolore terribile

e continuo della tua assenza?

La faglia che si muove sotto di noi.

La terra dentro di me

che soffre insieme a me,

le tue dita dentro di me

che toccano il mantello di una santa.

La testa del mio femore

che grida il perdono di peccati

che non ho mai compiuto.

Un grosso peccato, una grossa colpa:

vivere senza di te. 

La testa di una santa

che veglia sulla mia terra,

il suo mantello steso

sulle mie parole.

E tutta la forza del solenne

nei tuoi capelli mossi,

che tocco a due mani

stesse mani che ho chiesto di benedire

stesse dita che ho chiesto di parlare

a due mani, con due ginocchia

imploro il sollievo nel dolore.

 

 


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