Non vorrei venire a te come fan tutti i fiumi
nel loro fluire e non sapere quando sostare
quando ascoltare le fronde gremite d’uccellini
quando riposare i pensieri nello stormire dei pioppi
I cimiteri non sono mai spogli
d’inverno hanno un velo che varia di brina o di neve
e a primavera l’erba assalta le croci se mano d’uomo
non districa le chiome selvagge, spettinate dal vento
Io sono in un aggrovigliarsi della matassa tra le mani
o in un gomitolo che si srotola in discesa perdendo il filo
quando un pugno di chiodi mi scivola tra le dita
e non ricordo il quadro la cornice il colore della parete
né il tempo del sopravvivere alla ruggine del ferro
Non vorrei venire a te con l’onda che sa la brevità
del suo apice e l’amarezza della riva
mentre inghiotte nel cumulo di sabbia
frammenti di conchiglia schegge di vetro o d’osso
Vorrei sospendermi nel vuoto a un’altalena
interrogare il peso delle nuvole
riempire spazi d’aria e poi tornare alla mia terra
dove una crepa accoglie la mia gioia e le mie pene.

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