Bornon 110395
Quando si affacciò l’ipotesi che saresti venuto,
la notte dei pesci non era ancora a pelo d’acqua,
in realtà caddi dalle nuvole senza volerlo
affondando in grembo, dove tu mettevi
radici per un fatto d’amore che mi ha fatto
rinascere…
Oh-o, storia vecchia, la rinascita!
Non so se crederci in buona fede o se
per un corso di riparazione vengono
le parole a gocciolare in bocca contro
la siccità del pensiero.
Di tutta la comunicazione che avrei voluto,
queste portalettere mi parvero corrispondenti
a mattoni, come dico tuttora, per cantierare
un sogno.
Poi: ‒ È nato, è nato! ‒ Annunciava tua nonna
in quel nido di vispi, e tutta la sanità del caso
era presente.
Tua madre aperta alle stelle dei pesci
e tu entravi nel locale ‒ e per locale intendo
l’universo in atto.
Prendesti ad abitarmi da fuori perché
nel tuo immenso tremavo a mente
del rischio nascente.
Nascosto ma fluente nei vasi ti parlo
come permesso a dimora.
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