Acqua che pria rapida
S'apriva al salso barco,
Dove sicura mano domava
Il vinoso mar egeo,
Or, come tiepido calor termale,
Molle accarezza il dolente braccio,
Che lacerto lavor tendineo
Spezzò nel tempo dolci sogni
Di marino vagabondar.
Sorte maligna volle
Il barco suo in darsena,
Sospeso nell'aere inane,
Mentre l'ossuto duce,
Nella materna acqua immerso,
Assurdi ginnici gesti
A destra e a manca fa,
Non più ad una meta aduso.
Quanto ti son vicino per etade,
Caro amico mio,
Che duro è sollevar con forti braccia
Le pesanti idee di noi mortali,
Sedimento antico di credenze errate.
Anch'io, come te dolente,
Pur non navigator di pelago,
Guidar credea la navicella mia.
Quante volte parole vane
Su grassa voce incise,
Di retro tornaron come eco.
Su, lasciam al giovin Telemaco
Il frizzante solco marino;
All'orizzonte per noi
Il caldo sole della sera,
Che riverbero invia
Freschi anni del passato
E risa aperte
Della vacuità del tempo.
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