O tu che solchi le perigliose acque
Con legno di Cibele,
E timor non hai di tracia terra,
Narra a me,
Stantio sognator di veneto suolo,
Le inquiete onde di oscuro mar
Che i precursori tuoi,
Di omaggio degni,
Domaron con ardita guida.
E dimmi della dea tua
Che accanto sta all'Odisseo suo,
E ogni dì solerte opra
Per sedar lo scabroso barco
E l'austero duce.
Ma al tramonto, quando il sol
Lo stanco giorno sciogliendo va,
Taciti miran lo splendor del cielo,
Respiro con respiro nell'ombra che avanza,
E nel tremolio degli astri
Che timidi spuntan nel brivido della sera,
Ricordi affioran
Di amorosi sensi e giovanili ardori.
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