O tu che il biondo crin,
Picciol colle di retro al capo,
Al sospirar mio mostri,
Son tanti ormai i giorni nostri
Che Amor sorrise lieto
E dagli occhi suoi fuggì il divieto.
Ressurectio oggi la festa chiama,
E dal profondo abisso
Dove l'animo mio era fisso,
Si muove or verso la luce
Che il dolce volto tuo conduce.
Allo squittir della voce tua
Che l'aere riempie di stagional colori,
Fan eco gli augelli con i loro cori.
Ma geloso il sol della tua beltade
In fretta fugge e se ne va,
E il buio scende
E in ogni anfratto si distende:
Invan la mano allungo per l'imago cara,
Ma come fantasma essa sfugge
E allor il il dolor mio rugge.
No,no! Non sparir nel nulla
O balsamo della mia culla.
L'inverno ha la sua neve
Ma io aspetto te che sei primavera lieve.
Volle il fato separar la storia nostra*,
Così che giunti al terminal della dipartita
Meditiam sulla di noi vita.
Come un film vediam negli anni
Scorrer risa, pianti, affanni,
Scherzi e vociar grasso,
E il cuor al rimembrar sempre più un masso.
Scomparve poi il tutto
E soli fummo, compagno il lutto.
Ma per ogni mortal c'è la sua cometa
Che brilla e dà la mèta.
Or percorriam assieme
Senza falsa speme
Gli ampi sentier del Paradiso
Perché dentro c'è il nostro viso.
Immuni siam del declino
Perché l'orgoglio s'è fatto piccolino,
E della vanità del mondo
Lasciam agli altri girar in tondo.
*entrambi i coniugi morti della stessa malattia
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