(dopo aver appeso un lenzuolo alla soffitta del mio garage per riparare l'auto dalla caduta di scaglie)
O amici miei,
Dolce imago degli anni andati,
Dono a me portaste
Un lungo lenzuol bianco
Per coprir la vanità mia
Da cadenti scaglie di vetusto tetto.
In questo dì la rugosa Vecchia
Su ruvida scopa
Sogghigna pacchi agli illusi infanti,
Ed io stesso, scalfito da tiranno Tempo,
Che simili fa i solchi miei alla matrigna arcigna,
Godo di questa soffusa luce
Che sul bianco mantel si pone.
E l'antro tetro,
Dove la vanità mia riposa,
Di tenua luce s'accende.
E mobil ombre appaion,
E il fanciullin che dentro te s'annida,
Contrastato Amor reclama,
E sogni e speme vuole.
O amati amici
Cullar lasciatemi in questa reggia,
Che il buio presto verrà
A spegner la fugace mia fiamma.
Di cotal gioia son debitore vostro,
E a voi questa non bucata calza porgo,
Così che scintilla d'amor rimaner possa,
Quando sull'alata scopa assiso sarò
Con la grinzosa strega
Verso l'infinito oscuro.
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