Pubblicato il 15/02/2011 21:17:32
Guidavo un carrello pieno di flute lungo un tracciato completamente disconnesso. La bambina era seduta a una panchina. Mi guardava. Sorrideva. Anche sua madre sorrideva mentre mi scioglievo nel sole di giugno dentro una giacca nera e una camicia a maniche lunghe. Sembrava divertente, in Italia, vedere ancora qualcuno che lavorava. Molti ammiravano incuriositi. Le belle tradizioni di una volta. Alla radio dicevano che un italiano aveva violentato una studentessa americana nel palazzo in cui era portiere. Un'extracomunitaria, in pratica. Alle volte accadeva. Un secondo italiano era stato arrestato per abuso su minori. Su una ragazza di tredici anni che lavorava nella sua bottega come apprendista. Lo dicevo io che in Italia lavorare non conveniva più. La nazionale era ai mondiali. Nella prima uscita aveva rischiato di perdere contro il Paraguay. Il portiere italiano (non quello penetrante) non era riuscito a parare tutti i guai. Uno era entrato. Ma ne incombevano diversi. La radio diceva ancora – Il cielo sopra l'Italia... La spensi. Erano ventotto anni che ero stanco delle false previsioni.
16 giugno 2010. Non si sa.
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