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Lockdown. Profumi d’autunno, Ladolfi, 2022.

di Menotti Lerro
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Pubblicato il 18/11/2024 03:17:16

L’autunno arrivò con uno spasmo

tra la polvere delle ferite.

 

Controvento lasciai Edimburgo.

Le botteghe di Omignano

avevano spento le insegne.

 

Qualcuno cercava sepoltura.

Dal balcone mesti saluti.

Il prete e l’autista si congedavano

con un cenno del capo,

sventolando un sudario.

 

Inginocchiato sentii

la povertà degli uomini,

ombre senza colpe.

 

Rito breve, taciti fiori.

Neanche la campana risuonò

in quei giorni.

 

Terrore al mattino:

mancavano i nostri nomi

nel tetro bollettino.  

 

Dagli ospedali i corpi

imploravano un grido, una supplica

di sofferenza, di assenza.

 

Non avevamo forza per incidere.

Si può forse comporre nel dolore?

Senza riti consolatori precipitammo,

silenzioso tormento.

 

*

È bastato un soffio.

Cadono alberi e torri nel nostro

piccolo mondo cesellato a colpi

di carta vetrata e rozzi pennelli.

I medici giocano a Blackjack

operando fantocci, bestemmiando

tra gli infermieri complici.

I docenti a scuola leggono

“La Gazzetta dello Sport”

mentre i ragazzi accovacciati

sotto i banchi sguazzano

nelle polveri sottili.

Il virus ci farà Santi?

ripete l’arrotino che resiste

dalle mie parti, mostrando

la luce dei suoi coltelli perfetti.

 

Ogni casa è più sola.

Le ugge tradiscono i lumi

e nessun profeta osserva

la vena della mano.

Strade in rovina, il campetto

dell’infanzia ha una spada

conficcata al centro

e un pallone rubino

avvinghiato come labbra aride

su un filo di spini.

Eleganti gesti riecheggiano

nell’aria paludosa.

Non esistiamo più.

La fede ha gli stessi occhi

di un condannato.

 

Spauracchio

ad ascoltare il tempo.

Sul quadrante le formiche

dei secondi nutrono

i serpenti delle ore.

Vanamente ho aspettato

un bagliore per chiedere perdono.

Poi, genuflesso e vinto,

l’ho stretto, svelandogli

ogni cosa fino a sentirmi pieno

nell’essermi svuotato.

Nel delirio, devo averlo baciato.

 

Quanti ponti possono spezzarsi!

La natura muta senza mutare

lasciando al posto dei corpi

una corona di luce che altri

corpi attraverseranno.

E nessun nome venga sentenziato,

ma onesti acrostici

e languide preghiere.

 

Un giorno anche le stonature

di guerra saranno pace,

come ricordi: putridi sentieri

che indicano la via del non ritorno.

Facile perdersi nel ricercarsi.

 

A volte penso che ricordare

faccia accettare di non sentirsi vivi.

Allora chiudo gli occhi

e rivedo mia madre

con i suoi capelli d’altri tempi

e un coro angelico alle intemperie.

…le mollette rotte e affilate

per farne macchinine da far scivolare

sui muretti e bucare le lenzuola

attraversando lo spazio e il tempo.

Eravamo felici, anche se di notte

gli occhi s’argentavano

pregando San Bartolomeo.

La memoria è un inganno necessario.

 

*

Putin tolse la maschera

per mostrane un’altra.

Nel nome della libertà cosparse

sagome d’incenso afflitte dalla sete.

L’Europa si riscoprì fragile

come la sua moneta,

come l’America che ogni guerra

celebra inneggiando alla pace.

La lira dei cantori non aveva talento

agli occhi dei social network.

 

Poi arrivarono l’inganno

e la vertigine,  

i mali al tramonto

che hanno senso

solo per se stessi.

Le pillole sul comodino

e i versi tarlati come le ossa.

Senti la brezza sibilante

del corridoio raggelarti

la mascella e le orecchie,

ti accorgi che le coperte

non rimediano più come un tempo.

 

Il bambino è invecchiato

nella sua falegnameria.

A volte si agita nel buio

come specchio ai lamenti altrui,

mentre il mondo sprofonda

senza averci stretti

se non per stritolarci.

 

 

*

Ti ricordi Adelfine?

Adelfine che tornava d’estate

e ci svelava i segreti dell’amore?

Non è più venuta sul colle.

In questo borgo che mai ha amato

nonostante le origini.

Una volta disse che il mio verseggiare

si ergeva a speranza per le zolle inaridite.

Sembrò troppo: poca è la speranza

in questa carta!

Lei che sorrideva da lontano.

E da lontano avrei potuto amarla.

Mi sarebbe bastata una ciocca di capelli

o una polaroid da tenere nella tasca

sinistra della camicia.

La memoria in certi casi non basta

se non ha un appoggio ricreativo.

 

 

*

È una promessa mancata il sole.

Misera la festa ai personaggi

bordati d’aria che rivivono

nelle maschere di aurorali attori.

Faust, Donna Giovanna,

Don Raimondo, il Gorilla

spingono per una forma.

Non sanno quanto verdeggiare

cela un’eterea inconsistenza.

 

 [Sezione tratta da: Lockdown. Profumi d'Autunno, Ladolfi 2022]

 


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