Ho sillabe serrate tra le labbra
tra pagine di storia primavere
di gelsomini in fiore, poi sfiorite.
Le grate arrugginite d’un cancello
il quotidiano come evaporato
tra i rami spogli d’un giardino
a nord del mio itinerario.
In quest’autunno nuovo che m’è vita
ogni sottile ruga ed ogni nota
tra le pieghe del tempo è scivolata,
la grazia danzante d’una foglia.
Ho ritrovato integra la vigna
acini e filari indenni d’un passato,
spirato, lo screzio d’una sera.
E’ una stanza segreta quell’abbraccio
Che confonde lacrime e risate
in una nenia che è propaggine del vuoto
nella notte fluente, una sottana.
Una stanza anonima lontana
dal vento e dal fragore della folla,
la falce come dentro una cornice,
il tempo una lancetta duplicata
tenuta in curva per un nodo.
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