Suoni che sovrastano il silenzio delle voci
l’insieme delle cose in un ordine inconsueto
Che nome dare allo spazio che ci circonda
che nome ad un cielo che giunge di nebbia e nero?
Contiamo le pause entriamo nel diaframma
sussulto d’onde dune mosse
sentinelle di un tempo in divenire
Le mani tremano distanti ignorano abbracci
preghiere carezze pensate in albe sonnolenti.
Nella stanza accanto si decide l’attesa
la distrazione il pianto la caduta improvvisa
si cade nella trappola di un’euforia cieca
ignara del domani e d’ogni digressione.
Si tesse una tela ricamo alle pareti
nessun ragno in agguato
Solo un rintocco che pugnala,
il freddo che giunge come lama.
E in un refolo l’amaro d’un ricordo.
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