Sospesa su salsi trampoli
La barca attonita in impudica altezza,
Mostrando le sue turgide curve,
Dell’Olimpo non più dea.
L’occhio perso del navigator
Fuggevol sguardo su di lei pose;
Mosse i terreni passi avanti e retro,
Incerto se salir su perigliosa scala
Per toccar ancor con callosa mano
La dormiente raccolta vela,
O il sodale timon
Che or nell’aere inane sta.
Corrode il rimembrar,
Nel vinoso mar d’Omero,
Il rapido scalar del magistro palo
Per dispiegar le gravide vele
Al soffiante Eolo padre.
Un passo e poi un altro
E uscir dal doloroso loco,
Ma il capo volse alla creatura sua
E la man or leggera
Sembrò, al tiepido sol calante,
Un picciol cenno di saluto dare.
Verrà l’inverno e Posidon furioso
L’onda sbatterà,
Ma il navigator nella sua ferma casa
Sogni sognerà.
Verrà poi l’estate
E l’antico fremito al cor apparirà.
Su, amico mio,
Questo palpito del cor
È del nostro passar del tempo
Giovanili ardori, speranze e sogni.
Per poco ancor la barca attonita sarà,
Perché solcherà con altri
L’acqua profonda della nostra vita.
Così riprende della natura il ciclo
E alla notte il giorno
E ai sogni i nostri sogni.
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