Pubblicato il 13/09/2024 11:15:22
LETTERA INVIATA NEL 1854 DA CAPRIOLO ZOPPO, CAPO INDIANO SEALTH DELLA TRIBÙ DUWANISH, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI FRANKLIN PIERSE "Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo quest'offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma non potete comprare o vendere il cielo, né il calore della terra. Quest'idea è strana per noi. Noi non siamo i proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio delle acque: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare fra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo, e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò, quando il grande capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Noi quindi, considereremo la vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra. L'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli e anche vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che usereste con un fratello. L'uomo rosso si è ritirato davanti all'avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e cosi queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata per noi. Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l'ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra; e suo fratello il cielo; come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. Non so, i nostri pensieri sono diversi dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l'uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Non c'è alcun posto quieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera, o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o i discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l'odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino. L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro. L'uomo bianco sembra non accorgersi dell'aria che respira è come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra, voi dovete ricordare che l'aria è preziosa per noi e che l'aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai nostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla come sacra, come un posto dove anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati. Perciò noi consideriamo l'offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla io porrò una condizione. L'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall'uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Che cosa è l'uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capita agli animali, presto capita all'uomo. Tutte le cose sono collegate. Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su sé stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a sé stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilito per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa poco dove spenderemo il resto dei nostri giorni. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell'ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il nostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico ad amico, non può sfuggire al destino comune. Può darsi che siamo fratelli; dopo tutto. Vedremo. Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell'uomo e la sua compassione è uguale per l'uomo rosso come per l'uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti. Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e che per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra e sull'uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non sappiamo perché i bisonti saranno tutti massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell'odore di molti uomini, la vista delle colline rovinata dai fili del telegrafo. Dov'è la boscaglia? Sparita. Dov'è l'aquila? Sparita. E che cos'è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l'inizio della sopravvivenza. Noi potremmo capire se conoscessimo cos'è che l'uomo bianco sogna, quali speranze egli descrive ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell'uomo bianco ci sono nascosti, noi seguiremo i nostri pensieri. Perciò noi consideriamo l'offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Là forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l'ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra e il suo ricordo sarà l'ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo. Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre, così, se noi vi venderemo la terra, amatela come l'abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra come essa era quando l'avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli e amatela come dio ci ama tutti. Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per lui. Anche l'uomo bianco non sfuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo. APRILE 1854
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 3 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Vincenzo Corsaro, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|