Vorrei mostrarti la casa com’è ora
l’accozzaglia di colori in armonia
prima o dopo aver rubato agli occhi
un guizzo un timore un disappunto
tra una pausa un richiamo ed un mistero.
Accade senza preavviso
non c’è trucco disegno o finzione.
E’ il ritrovarsi dopo il dì trascorso
col carico taciuto degli affanni,
la leggerezza che affiora come fiore
selvatico nei prati inumiditi.
Non siamo noi la maschera ma il mondo
il tempo è inganno
ma il tempo è breve un filo che s’intrica
poi si spezza e presto ci allontana
dal gomitolo che fugge via per la sua strada.
Non siamo noi la maschera ma quel passo
che si allena alle nostre spalle
a sorprenderci nel colmare il vuoto col sorriso.
Quello sguardo bieco un’allusione
un tentativo d’aprire un varco al centro della fronte
come si potesse oltrepassar la mente
per mezzo d’una porta.
La parola è negli occhi, un indovinello
noi non abbiamo palco in nessun luogo
la scena è di chi è fermo e resta in posa.
Noi siamo giocatori per diletto
d’una partita senza vinti e vincitori
mentre diamo sfogo al sogno
nell’attimo che non tocchiamo terra.
Noi siamo aria e siamo troppo in alto
più dei tetti e delle fronde,
più dello strato delle nubi
che non annulla il cielo.
Noi siamo aria, congiunti in volo
e nel silenzio d’ogni distrazione.
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