Passano i mesi e il ciclo si ripete
mattino giorno sera
i silenzi i voli i venti
i cieli deserti
i cieli gremiti
di passeri di rondini di storni
Ma è settembre, il tempo d’un salto,
un vuoto che si riempie
il debutto di domenica
come a dir che non vale
questo scherzo dei numeri sul muro
questo segmento breve, quasi insipido
d’una retta che sogna l’infinito,
io che già mi figuro lo spettacolo delle foglie
e non è autunno e non piove
e non scricchiola il bosco
mentre le auto sfrecciano
i bambini corrono dietro ad un pallone
le pie donne in chiesa recitano il rosario,
le lingue ad esercitarsi altrove,
su altre cose…
ed io mi stempero tra i colori della sera
e il fumo che presto tornerà
a scarabocchiare l’aria.
Penso al dono dell’ubiquità. L’avessi!
Potrei essere da te
mentre sonnecchi tra un caffè e la cena
Anche a settembre, come un dono inaspettato,
la stranezza d’un verso che si ribella al suono
mentre il gregge fa razzia di verde
Oggi è il primo, puntualmente giunge
e mi sorride ignaro
delle mie innumerevoli primavere.
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