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Ballata Degli Ebrei Di Calabria

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 08/08/2024 18:49:15

 

 

Calabria terra antica e casta , un mesto canto 

s’apre meravigliosamente nella mia  mente ,

m’ apre balli e canti nuovi nel vento,  volto , verso nuove avventure.   

Lungo il  mio viaggio ho visto i  resti 

di vari  ghetti , comunità di cui  la storia avvolge,  

tra vicoli stretti e mura di pietra lavica.

Luoghi in cui la natura ha tessuto un fitta rete 

di erbe selvagge, tacite pietre  e tra quei ruderi 

s’odono ancora leco di  voci , giungere al  cuore .

 

Dai tempi  andati , emergono una moltitudine di popoli 

gente comune  , giunte   qui, su queste terre amene   

ebrei giunti da   terre lontane,  

Scacciati da varie nazioni e da grandi signori 

con la fede, salda e il cuore  legato 

alla sorte del propio nome.  

Cercarono   essi un sicuro rifugio in queste piane.

 

Sotto il sole caldo e ardente,  

tra ulivi e vigne, lavoravano indefessi   

Artigiani e sognatori , alcuni s’incontravano 

in segrete  sinagoghe, e tra  preghiere ardente,

Rammendavano il loro  triste esilio   

uniti contro un  disperato destino 

 

Ogni sera il cielo si faceva rosso,  

sul mare azzurro salzava  un  dolce canto,  

di un popolo antico e oppresso

senza  dimenticare  il loro  incanto.

Le  catene dell’inganno e del patto con il Dio vivente. 

La mitica terra promessa 

La sacra sposa  la ricerca  di libertà ed amore. 

 

Racconti di rabbini e di sagge,  

storie di coraggio e di sofferenza,  

Venivano trasmesse  ai più giovani nelle notti in riva al mare 

sulle bianche  spiagge,  sotto milioni di  stelle ,

in molti ritrovavano  la  loro speranza.

dimenticando l’odio razziale.

 

I bimbi giocavano tra i vicoli stretti,  

mentre i vecchi narravano leggende,  

di un passato  lontano e non perfetto,  

ma sempre con l’animo rivolto  al domani.

 

Oggi cammino  tra quelle  vecchie strade,  

Sento ancora leco dei tempi,  passati 

di un popolo  mai si arrese al suo destino ,  

Vivo nell’animo e nei campi fertili del pensiero umano.

 

 

 

Cosi quando raminga  lombra dellesilio,  

appare sotto il peso delle leggi e del timore,  

Al timpone  si lasciarono case e templi 

di antichi profeti per arrivare dove il canto diventa 

un racconto,  dove la morte si bea in seno alla vita 

Ove mai persero il loro ardore.

 

Ripartirono essi ,  sempre, verso terre straniere,  

portando con sé  la loro antica storia,  

con preghiere, libri e visioni vere,  

in cerca di un futuro meno crudele.

 

Lungo il cammino soffrirono pene,  

ma mai persero la loro fede,  

uniti  in antiche catene,  

nella diaspora trovarono a volte la  loro sede.

 

Ma nel cuore,  la Calabria restò .

In se con la sua lingua e le sue tradizioni ,  

come un faro nelloscurità,  

ogni notte  ognuno  sognava,  

di tornare alla sua libertà.

 

Anni passano, generazioni cambiano,  

ma lanima mai si piegò  

 infine le strade si rivelò,  

verso la terra , il cuore invoca

 

Ritornare  per alcuni fu dolce e pieno di lacrime,  

tra le rovine ritrovarono le radici delle loro famiglie,  

nel ricordo e nelle nuove  generazioni. 

Calabria fu sempre  una gabbia dove restare nascosti.

 

Le sinagoghe rinacquero dal racconto,  

Nei vicoli stretti risuonavano canti,  

tra ulivi e vigne il loro amore,  

Si ritrovarono in giorni sacri al santo benedetto.

 

 

Tra i monti e le coste calabre,  

visse un  esule popolo tenace,  

 nonostante le tempeste avverse,  

continuò a fiorire con coraggio e pace.

In ogni luogo di questa terra.

 

Nelle notti fredde, sotto cieli stellati,  

gli ebrei calabresi continuano a cantare 

un domani luminoso e chiaro,  

dove bibbia  e pace , realizzano un sogno di libertà.

 

Le donne  continuarono a preparare  pane e vino,  

mentre gli uomini studiavano  la legge, dei padri  

nel cerchio della vita, come un libro in cui sono scritte 

generazione in generazione il viaggio verso 

l’aldilà.

 

Le feste e le  segrete celebrazioni  le calde,  

luci  delle estati ,  antiche tradizioni,  

tra balli e canti, sotto stelle alate  

si narra di  storie, si  materializzano  visioni.

 

La  storia dei ghetti ebraici, calabresi

Continua a vivere nei cuori e nei canti,  

di chi visse questo esilio , veste di

un popolo che  conobbe  vari martiri,  

ma che mai si arrese ai pianti.

 

E queste ballate restino eterne,  

a ricordar la forza e la fede,  

di un popolo  si piegato dalla differenza 

e dall’indifferenza ma che  mai  

si piegò al male del suo tempo. 


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