Vorrei essere su un’isola
ritrovarmi lì come per incanto
assaporare nell’erba l’acqua i sentieri il cielo
il pungente profumo delle selve
e bearmi della mia solitudine.
Qui nessuno siede con me alla mensa
ed in assenza di nuove, va tutto bene
il mio solo sopravvivermi è notizia.
Ma lì, con le note di verdoni e cinciarelle
una brezza leggera darà il fiato
alla melodia della tua voce allegra.
Incontrerò il librar delle tue mani
ali spiegate a disegnare l’aria
sentirò del mare l’eco il picco oscuro
il suo mistero che affascina e spaura.
Giungerà l’oblio a sera, a passi silenziosi
su vita e amore e forse darà tregua
ad una luce spietata sul cammino
d’un viandante solitario
sul naufrago in mare e sulla schiena
piagata troppe volte dalla croce.
Sarò dell’isola ogni granulo di terra
e di verde di vento e d’azzurro
l’apice d’onda prima di ruzzolare
come fa a riva l’acqua quando avanza
più audace più torbida e ribelle.
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