Dal Grote Markt a جامع الفنا
Nuvole basse nel cielo incombente
la pioggia là abituale e molesta
quaggiù la troppo attesa è una festa:
è il futuro che vince sul presente.
Vuoto il baratto di esatto ritorno
e di quei tristi conti della serva,
tuoi di finanza, miei di economia,
la sera noi, quando trascorre il giorno,
voglio levarti il fiato che t’innerva,
quel fiato che mi manca e corre via,
farti pulsare più forte le tempie
e rivoltarci gli occhi mentre li empie
per una volta tutto il mondo fuori,
e non più loro, lenti incrinate
dagli specchi che le hanno generate,
già quelli rotti o troppo abbacinanti
per rimandare un’immagine intera.
Smarrita dentro al sogno questa sera
la ragione e tutti i suoi furori,
tu sognerai fino a essere stanca
fino a sognare noi senza capire
in una storia che sa di finire
ma che semplicemente non ci riesce
e che per questo e tuttavia cresce.
Saranno piene di verde le vallate,
il colore degli occhi e del vedere.
Sono esaudite le nostre preghiere:
sarà umida e verde questa estate.
QuinMag24
(Così mentre capivo/scoprivo, io stupido e lento o entrambi,
che con “Verde che te quiero verde” Federico giocava anche con
“quanto voglio vederti”)
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