Sia lode alle campanule tanto timorate
da nascondere nelle rogge lo scarabocchio
in fuga. Diventano ombre a frotte
di cinquanta al dì, qui (nel confine sotto
stimato) e più di mille al dì, là (ovunque
perduto). Sono minori che sfuggono
al sacco della malavita. Una quantità
inusitata - già se fosse uno soltanto -
calpestata da mostri che pesano
la primavera in carne ed ossa.
Alcuni raccolti in un bouquet da salotto
altri semplicemente spazzati da un’onta
e soggiogati a piacere - molte parti
in patchwork orrendi portati all’inutile
eterno. E taccio di quelli dilaniati o ridotti
in terra dai guerrafondai, come sacchi
in trincea.
Solo credere all’inesistente permette
di sopportare la scomparsa in un’altra
presenza. Fiore piegato dai colpi
d’aria viziata: un respiro che secca.
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