Ho sentito la tua gelida falce
E il vento del tuo passo vicino.
Hai colpito la mia bella,
Il suo azzurro volto in biancastro sudore,
il suo capo pupazzo disarticolato,
La sua turgida bocca in antro nero
Di sbriciolati frammenti d’anima espulsi,
Il mio grido del nome amato,
Eco nel vuoto aere.
Beffarda te ne sei poi andata
Lasciando il nostro viso sfatto
Che si mirava l’un l’altro.
Quanto a te siam vicini, ma non compagni!
Perché è nostro degli occhi il riso
E della bocca lo squillante verbo.
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