Corre voce che l’amore sia retrogrado
e che già umida l’uva si sposi con il vetro.
Il frutto è immancabilmente un bicchiere.
Sulla tavola sparsi grappoli seccati di brutto
e pane trattenuto con durezza in luogo
della fraganza che accompagna mordere
ciò che rimane del desiderio. Ho fame,
ma non è vera. Ho sete, ma non è sola.
La bocca sa di uva nera che secca
pensarla fuori stagione; e il cuore, il cuore
è claudicante o ribatte con incertezza
se stesso per forza maggiore.
Eppure l’uva più secca più dolce
conquista. Come l’amore
o nel turno di notte la stella golosa.
Ma la pancia ruglia e saliva il palato
allungato all’uva così ristretta al seme.
Niente da fare: l’amore è retrogrado
in chi ti pianta.
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