E’ come essere risucchiati dalla terra
un ponte che cede e s’accascia su se stesso
una scalinata che si riavvolge
e si cumula in un mucchio
Pietre e sabbia,
fibre ed ossa che si sfaldano
ed ogni centimetro s’assottiglia
d’un epitelio raggrinzito
Il corpo non è nulla
non più il santuario benedetto
dalle mani in un susseguirsi di carezze
lo splendore sinuoso che ammutolisce gli specchi
È un sentiero che si perde tra gli sterpi
un tenue filo d’acqua che scompare
e non v’è luce in uno spiraglio
oltre quell’abisso che ora implori
devastato dal dolore.
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