Io sono la prima luce del giorno,
la nuvola bianca che arriva da est
il maestrale che rotola giù dal monte sulle ginestre spoglie d'autunno.
Io sono la coda di volpe al collo della vecchia signora,
l'inginocchiatoio donato dal conte Di Miglio che dorme da cent'anni nel bosco.
Sono il mostro della storia peggiore,
il fumo che sale dall'orto al mattino di un inverno avanzato.
Io sono il dolcetto ammuffito, la fragola ancora non nata,
il nocciolo sputato lontano.
Sono la prima pietra del nuraghe che domina il colle
e l'ultima, quella che è rotolata lontano.
Sono una roccia,
un covo di spie, un rovo con le spine d'acciaio,
un chiodo piantato nel muro della tua sfacciata arroganza.
E sono la nebbia,
un raggio del cerchio infinito di questo strano universo che rotola su se stesso,
trascinandomi inesorabile,
verso mete che non sono ancora alla portata
della mia immaginazione.
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