annodate le dita
del nostro resistere appesi a parole
grafemi e fonemi sdruciti
e ammainate le vele:
il buio quando si piega ha un attrito
viscoso, di nuche sui cuscini,
e c’è un accento di sonno
smosso nel nero,
l’enclitica impacciata dei tuoi passi
sono parole che risuonano sdrucciole
in un posto grande e vuoto
e noi siamo rimasti come esiliati
dal verbo e dalla sillaba,
nel dubbio
che precede ogni gesto,
nel barlume interrotto di pensiero
in cui l’elisione si compie inevitata -
e forse saremo soltanto
un modo di starcene schiusi alla notte
come lucciole
minuti e accolti nel suo palmo,
finalmente pronunciati
in un gerundio triste e infinito -
le nuvole di domani ci voltano le spalle,
il mondo è accaduto
a un passo da noi
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