Ma tu che a me in quei giorni di settembre,
quando m’inginocchiai ai tuoi piedi,
più alta gioia dicendo sì mi desti,
tu che a mostrarmi amor
con più letizia il mio cuore cantò gli dei
e com’essi il tuo amore il mondo illuminò.
Vedi? Piangere ho dovuto e soffrire
ricordando quel tempo di luce
e l’anima si straziò
della tua assenza e del tuo silenzio.
Poiché da tanto, da tanto
nel ramingare sugli aridi sentieri della vita
ti ho attesa invano,
sentendo la solitudine
senza più la tua anima parlare alla mia.
Verrai a trovarmi nei sogni,
parlerai con me come allora
di noi e degli dei?
Vanamente gli anni fluirono
da quando felici vedemmo
la bellezza splenderci intorno.
Vissuto allora ho una gioia,
ma guarito adesso è il bruciore nefasto
e il fulgore della luce
non incenerisce più i germogli.
È sereno, ora, il mio cuore
e curato è il verziere,
l'anima rincorata da gocce di rugiada,
bruisce come una fulgente valle.
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